5 luglio 2016 ore: 10:52
Giustizia

Siria, Amnesty: gruppi armati liberi di commettere crimini di guerra

L’organizzazione internazionale per i diritti umani denuncia un ingente quantità di rapimenti, torture e uccisioni raccogliendo le testimonianze delle vittime. Il direttore Luther: “La popolazione vive nel terrore di subire rapimenti se esprime critiche verso i gruppi armati”
Siria. Militari per strada. Crimini di guerra

ROMA - Amnesty International denuncia oggi un'agghiacciante ondata di rapimenti, torture e uccisioni sommarie da parte delle forze armate che agiscono nelle province di Aleppo, Idlib e in altre zone del nord della Siria. Alcuni di questi gruppi, nonostante si rendano responsabili di violazioni delle leggi di guerra, sono sostenuti da paesi quali Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti d'America e Turchia. La denuncia di Amnesty International fornisce una fotografia di come si vive nelle zone controllate dai gruppi armati, in cui sono state create istituzioni amministrative e semi-giudiziarie. 

"Buona parte della popolazione vive nel terrore di subire rapimenti se vengono espresse critiche verso i gruppi armati o non ci si conforma alle rigide regole da questi imposte", ha spiegato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "Oggi ad Aleppo e Idlib i gruppi armati sono liberi di commettere crimini di guerra e altre violazioni del diritto internazionale umanitario nella più completa impunità. Gli stati che fanno parte del Gruppo internazionale di supporto alla Siria, tra cui Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti d'America e Turchia, devono sollecitare i gruppi armati a porre fine agli abusi e a rispettare le leggi di guerra",  ha dichiarato ancora Luther. 

Il documento reso pubblico oggi da Amnesty International si concentra sull'operato di cinque gruppi armati che, dal 2012, controllano parti delle province di Aleppo e Idlib: il movimento Nour al-Dine Zinki, il fronte al-Shamia, la Divisione 16, il fronte al-Nusra e il movimento islamico Ahrar al-Sham di Idlib. Questi gruppi, in diversi momenti del 2015, si sono aggregati alla coalizione Conquista di Aleppo (Fatah Halab). Il documento di Amnesty International descrive i casi di 24 persone rapite tra il 2012 e il 2016 nelle zone di Aleppo e Idlib (tra cui attivisti pacifici, esponenti delle minoranze religiose e persino minorenni) e cinque casi di persone torturate dopo il rapimento, tra il 2014 e il 2015, da parte del Fronte al-Nusra e del Movimento Nour al-Dine Zinki. 

Rapimenti e torture "Ibrahim" (i nomi reali sono celati per motivi di scurezza), un attivista politico rapito nell'aprile 2015 ad Aleppo dal fronte al-Nusra, ha raccontato di essere stato torturato per tre giorni di seguito. Ritiene di essere stato preso di mira per aver organizzato manifestazioni pacifiche a sostegno della rivolta del 2011. "Mi hanno portato nella stanza delle torture. Mi hanno appeso al soffitto per le caviglie, a testa in giù, nella posizione dello 'shabeh' (sospensione) e mi hanno picchiato su ogni parte del corpo. Poi sono passati alla tecnica del 'dulab' (pneumatico): hanno stretto il mio corpo fino a farlo entrare all'interno di uno pneumatico e mi hanno colpito con bastoni di legno". L'uomo è stato successivamente rilasciato e abbandonato sul bordo di una strada. 

"Halim", un operatore umanitario, è stato rapito dal movimento Nour al-Dine Zinki nel luglio 2014 mentre stava supervisionando un progetto ospedaliero ad Aleppo. Lo hanno tenuto in completo isolamento per circa due mesi e lo hanno costretto a “confessare” sotto tortura: "Ogni volta che rifiutavo di firmare la guardia ordinava di torturarmi con la tecnica del 'bisat ah-rih' (tappeto volante). Mentre avevo le mani sopra la testa, mi sollevavano le gambe in posizione perpendicolare e poi iniziavano a picchiarmi sulle piante dei piedi. Quando non ce l'ho fatta più, ho deciso di firmare". 

"Issa", un media-attivista di 24 anni, ha cessato di pubblicare post su Facebook dopo aver ricevuto minacce dal fronte al-Nusra. "Loro controllano quello che possiamo e non possiamo dire. O accetti le loro regole sociali o svanisci nel nulla. Negli ultimi due anni, quelli del fronte al-Nusra mi hanno minacciato tre volte dopo che li avevo criticati su Facebook". 

Avvocati, attivisti politici e altre persone sono finite nel mirino del fronte al-Shamia, del fronte al-Nusra e del movimento islamico Ahrar al-Sham a causa delle loro attività, delle opinioni politiche o della fede religiosa. "Bassel", un avvocato di Idlib, è stato rapito nella sua abitazione nel novembre 2015 dopo che aveva criticato il fronte al-Nusra: "Ero felice di essere libero dalle ingiustizie del governo siriano ma ora è peggio. Avevo scritto sul mio profilo Facebook un post critico nei confronti del Fronte al-Nusra. La mattina dopo sono venuti a prendermi". L'avvocato è stato tenuto per 10 giorni in una casa abbandonata ed è stato liberato solo dopo essere stato costretto a lasciare la professione; in caso contrario, non avrebbe più rivisto i suoi familiari. 
 
Amnesty International ha documentato anche i rapimenti di almeno tre minorenni di 14, 15 e 16 anni da parte del Fronte al-Nusra e del Movimento islamico Ahrar al-Sham, tra il 2012 e il 2015. Al 28 giugno 2016, due di loro risultavano ancora scomparsi. Inoltre, Curdi del quartiere aleppino di Sheikh Maqsoud e sacerdoti cristiani sono stati rapiti a causa della loro religione. 

"I leader dei gruppi armati che operano nel nord della Siria hanno il dovere di porre fine alle violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi i crimini di guerra. Devono condannare pubblicamente queste azioni e rendere noto ai loro subordinati che tali crimini non saranno tollerati" - ha proseguito Luther. 

Uccisioni sommarie. Il documento di Amnesty International contiene prove di uccisioni sommarie compiute dal fronte al-Nusra, dal fronte al-Shamia, dai "tribunali" affiliati a questi gruppi o dal Consiglio supremo giudiziario, un organismo che ha sede nella provincia di Aleppo e la cui competenza è riconosciuta da svariati gruppi armati come l'unica autorità giudiziaria locale. 

L'elenco delle persone uccise comprende un ragazzo di 17 anni accusato di essere omosessuale, una donna accusata di adulterio, soldati dell'esercito siriano o membri delle "shabiha" (le milizie filo-governative), combattenti dello Stato islamico e di altre formazioni armate rivali. In alcuni casi, le uccisioni avvengono in pubblico di fronte alla folla. "Saleh", arrestato dal Fronte al-Nusma nel dicembre 2014, ha raccontato di aver incrociato cinque donne accusate di adulterio che, secondo una guardia, sarebbero state "perdonate solo con la morte". In seguito ha visto un video in cui uomini del Fronte al-Nusra mettevano a morte una delle donne in pubblico. 
 
Negli ultimi cinque anni, Amnesty International ha ampiamente documentato i crimini di guerra e contro l'umanità commessi su scala massiccia dalle forze governative siriane così come gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, crimini di guerra inclusi, ad opera dello Stato islamico e di altri gruppi armati. "Sebbene alcune parti della popolazione civile nelle aree finite nelle mani dei gruppi armati di opposizione possa aver inizialmente esultato per la fine del brutale dominio del governo siriano," - ha spiegato Luther - "le speranze che quei gruppi armati avrebbero rispettato i diritti umani sono svanite man mano che assumevano il controllo della situazione." 

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