13 febbraio 2023 ore: 13:56
Società

Siria, Baumann (Mezzaluna rossa curda): il governo blocca gli aiuti ai terremotati

La denuncia: "Ci hanno fermati a un check-point a 50 chilometri da Aleppo chiedendoci di consegnare tutto il nostro carico"

ROMA - "Funzionari del governo della Siria ci hanno bloccato a un check-point a 50 chilometri di Aleppo chiedendoci di consegnare tutto il nostro carico di aiuti alla Mezzaluna rossa araba siriana. Per noi questo è inacettabile, anche perché riteniamo molto probabile che questa organizzazione non consegnerà il materiale alle aree a maggioranza curda". La denuncia arriva all'agenzia Dire da Fee Bauman, coordinatrice dei programmi della Mezzaluna rossa curda, a una settimana dal terremoto che ha devastato intere aree della Siria settentrionale e della Turchia meridionale, provocando a oggi oltre 33mila vittime.

La dirigente parla da un posto di blocco situato fra Manbij e Aleppo, seconda città della Siria e capoluogo dell'omonimo governatorato nel nord del Paese. Il check-point segna il confine fra un'area sotto il controllo dell'Amministrazione autonoma della Siria del Nord e del Nord-est (Aanes), una coalizione di vari gruppi e minoranze, fra i quali i curdi, e una gestita dal governo del presidente Bashar Al-Assad. Il territorio della Siria è diviso in diverse aree di influenza che sono espressione delle varie fazioni che stanno animando un conflitto civile scoppiato nel 2011.

Stando alla ricostruzione di Bauman, uomini fedeli all'esecutivo di Damasco hanno fermato il convoglio di aiuti, diretto anche alle popolazioni curde e alle decine di migliaia di persone sfollate che risiedono nella zona di Shabha, pure provenienti in maggior parte dalla città a maggioranza curda di Afrin.

"Siamo bloccati qui da almeno tre giorni. Il convoglio è formato da due grandi camion e uno più piccolo; con noi abbiamo tende, coperte, materassi, cibo per bambini oltre che due ambulanze e strumentazione medica", spiega la coordinatrice. "All'inizio gli uomini del governo ci avevano chiesto di consegnare metà del carico ma oggi hanno cambiato idea, invitandoci a dare il nostro materiale alla Mezzaluna rossa araba siriana. Siamo abituati a pressioni del governo quando si tratta di andare in aree a maggioranza curda, come Afrin e anche come Sheikh Maqsood, sobborgo curdo di Aleppo. Stavolta però- evidenzia la responsabile- quello che ci chiedono è veramente troppo: per noi è inaccettabile, anche perché non ci fidiamo di questa organizzazione e non crediamo che porterà gli aiuti alle persone che ne hanno bisogno con estrema urgenza. Già in passato abbiamo avuto modo di documentare comportamenti del genere".

Baumann aggiunge che "media locali rilanciano la notizia secondo cui la Turchia, che di fatto controlla le aree vicino Afrin, sta facendo pressioni su Damasco affinché questa non permetta agli aiuti di arrivare ad alcune popolazioni, oltre a bloccare lei stessa gli aiuti nelle zone poste sotto il suo controllo".

La coordinatrice chiarisce di "non poter confermare queste voci", ma poi evidenzia quello che a suo dire è "il punto della questione: il terremoto della scorsa settimana ha ucciso e lasciato in grande difficoltà decine e decine di migliaia di persone, eppure ogni fazione lo sta strumentalizzando a livello politico". Una manipolazione politica della crisi che è anche "degenerata in attacchi espliciti, come il raid con drone delle forze turche che ieri avrebbe fatto una vittima vicino Kobane", nei territori dell'Aanes.

Da qui, l'appello dell'esponente della Mezzaluna rossa curda: "La priorità assoluta è far arrivare gli aiuti, basta con queste divisioni politiche che lasciano la gente in balia della sofferenza". Al messaggio dell'organizzazione curda fa eco la ong italiana Un ponte per, che con la Mezzaluna collabora da anni e con cui è in contatto costante: "Chiediamo un immediato intervento delle autorità diplomatiche italiane ed europee con il governo di Damasco per consentire al convoglio di accedere ad Aleppo ed evitare che casi analoghi si ripetano in questi giorni con altre ong", si legge in una nota pubblicata su Facebook.

Il mancato arrivo degli aiuti nei territori abitati da curdi e da persone sfollate nel governatorato di Aleppo viene confermato alla Dire anche da Jan Hasan, giornalista e attivista residente a Shabha.

"Un convoglio di aiuti e ambulanze aspetta fermo da giorni nei pressi di Manbij, da quello che sappiamo agli operatori è stato anche chiesto di consegnare una delle due ambulanze che portano con loro", afferma Hasan. "Abbiamo ricevuto voci anche di arresti di personale medico che stava cercando di raggiungere Shabha". Il terremoto ha reso ancora più complessa una situazione molto dura. "Circa 5mila famiglie hanno lasciato Aleppo per venire nei campi per sfollati dove già vivevano migliaia di persone perché hanno paura di vivere in case già danneggiate e indebolite da anni di guerra", scandisce alla Dire Hasan. (DIRE)

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