Siria e rotta balcanica: in mostra le foto dei reporter torinesi
TORINO - I gommoni carichi di afgani che sbarcano sulle spiagge greche di Lesbo. Gli africani in preghiera sulle scogliere di Ventimiglia, dove a centinaia si ammassarono quando il governo francese bloccò i valichi di frontiera con l’Italia. Le centinaia di chilometri percorsi a piedi da siriani e iracheni lungo i sentieri che dalla Macedonia risalgono verso l’Austria attraverso Serbia e Ungheria: una marcia scandita da pause forzate, deviazioni verso campi allestiti in fretta e furia e incontri spesso traumatici con le polizie di frontiera in assetto antisommossa. Il 2015 entrerà probabilmente negli annali di storia come l’anno record delle migrazioni verso l’Europa: lo dicono i crudi numeri, se si considera che gli arrivi superarono complessivamente il milione e 200 mila, contro i 200 mila dell’anno precedente e i 170 mila di quello appena trascorso. Ma lo riaffermano anche le migliaia di immagini scattate dai reporter che da tutto il mondo arrivarono sui luoghi delle migrazioni, per documentare quello che presto si capì essere un evento di dimensioni storiche.
Da lunedì, una quarantina di quegli scatti - insieme a due video reportage realizzati tra Malta, Ventimiglia e la rotta balcanica - sono in mostra a Torino presso lo spazio espositivo della regione Piemonte, nella centralissima piazza Castello. A realizzarli, tra il 2012 e il 2015, sono stati dieci fotografi e due videomaker indipendenti del capoluogo sabaudo, che hanno messo i propri archivi a disposizione dell’associazione “Allievi della Scuola di giornalismo ‘Giorgio Bocca’ di Torino”, promotrice dell’evento in partnership con la Regione: la mostra prende il nome di “Exodos - Rotte migratorie, storie di persone, arrivi e inclusione” e fino al 5 febbraio rimarrà aperta gratuitamente al pubblico. L’idea è ricostruire la genesi e l’evoluzione delle ultime ondate migratorie dirette nel Vecchio continente: ed è per questo che, a livello cronologico, la sequenza d’immagini parte tra le strade bombardate del quartiere aleppino di Tarik al Bab, nell’ottobre del 2012, quando l’assedio di Aleppo era iniziato da una manciata di settimane appena. Autore di quegli scatti è il 54enne Paolo Siccardi, nome noto del fotogiornalismo italiano per via di lavori realizzati in Afghanistan durante l’invasione russa e in Iraq nel corso della prima guerra del Golfo, oltre che Siria, a Gaza e in Sud Sudan. Accanto a lui, colleghi più giovani, ma che negli ultimi anni si sono ritagliati un meritatissimo spazio nel difficile panorama nazionale e internazionale: come i videomaker Cosimo Caridi e Stefano Bertolino, la fotografa d’origine croata Andreja Restek, o Marco Alpozzi e Matteo Montaldo.
“L’idea - spiega Marco Bobbio, presidente dell’associazione “Allievi scuola giornalismo” - venne oltre un anno fa a me e Max Ferrero, tra gli autori delle immagini esposte. Max lavora da anni per la Regione, ma continua a viaggiare e fotografare, spesso per puro spirito documentaristico: lo incontrai che era appena tornato dall’isola greca di Idomeni, e chiacchierando ci rendemmo conto che a Torino c’erano ormai parecchi reporter che negli ultimi anni avevano battuto i percorsi in cui le migrazioni nascono e si sviluppano. Così, decidemmo di provare a dedicar loro un’esposizione”.
Ma la particolarità di questo evento sta nella volontà di guardare al fenomeno migratorio da una prospettiva che travalichi la dimensione puramente artistica o documentale. A partire da stasera, infatti, nell’ambito dell’iniziativa prenderà il via una serie di workshop sul tema che andrà avanti fino al 23 febbraio, e dunque ben oltre la durata dell’esposizione fotografica. “Gli incontri - illustra Bobbio - si svilupperanno su due direttrici: da una parte avremo una serie di incontri con gli autori delle foto, che con il pubblico terranno un approccio a metà strada tra la narrazione e la disamina tecnica. I restanti, organizzati grazie alla partnership con la Regione, verteranno invece sul tema dell’accoglienza, e su come questa si realizzi concretamente sul territorio: a condurli ci saranno professionisti ed esperti del settore, come ricercatori o responsabili delle reti di accoglienza e degli enti che vi partecipano”.
Il primo incontro sulla filiera dell’accoglienza, in programma per stasera alle 18, verterà proprio sulla distribuzione territoriale, i numeri, le modalità di assegnazione dei richiedenti sui territori, oltre a riportare l'esperienza del centro polifunzionale Fenoglio di Settimo Torinese gestito dalla Croce Rossa Italiana. A condurlo saranno il Prefetto di Torino Renato Saccone, l’emergency manager della Croce Rossa italiana Ignazio Schintu, il vicepresidente Anci Piemonte - nonché ex vicesindaco torinese - Elide Tisi, e l’assessore regionale all’Immigrazione Monica Cerutti. Il primo workshop fotografico, al quale partecipano Andreja Restek e Paolo Siccardi, è fissato invece per mercoledì 1 febbraio. “Tra gli incontri - sottolinea Bobbio - credo valga la pena segnalare anche quelli condotti da ospiti internazionali come Luisa Fernanda Guevara e Jacqueline Nieder, vincitrici dell'edizione 2016 del Concorso letterario nazionale Lingua Madre o la ricercatrice inglese Heaven Crawley, che presenterà il suo progetto ‘Between the devil and the deep blue sea’ incentrato su un’analisi delle storie che hanno portato migranti e iracheni a spostarsi verso l’Europa da ìi paesi di prima accoglienza come Turchia o Libano e Giordania”.
Qui è possibile trovare il programma completo dei workshop. La mostra è aperta ogni giorno dalle 10 alle 18: tutte le immagini esposte sono state sviluppate dai detenuti del carcere di Saluzzo nell’ambito del progetto “Stampati in galera”, gestito dalla coop “Sapori reclusi”. (ams)