Siriani ospiti nei centri islamici di Milano
MILANO – Alle 20.50 in Stazione centrale arriva un autobus Atm per un trasporto speciale. Carica 80 donne e bambini siriani per portarli alla moschea di Cascina Gobba, dove trascorreranno la notte. È stato il Caim, il coordinamento delle associazioni islamiche milanesi, a trovare questa soluzione. Un'altra cinquantina di donne e bambini dorme nel centro islamico di viale Jenner. Gli uomini rimangono in stazione, con i senza dimora milanesi. "Nonostante le numerose sollecitazioni, Grandi stazioni (la società di Ferrovie dello Stato che gestisce le stazioni italiane, ndr) non ha dato nessuno spazio", fa notare il portavoce del Caim, Davide Piccardo. Il Caim aveva chiesto, ad esempio, la disponibilità di uno spazio chiuso in via Ferante Aporti. Ma non c'è stato nulla da fare. I centri islamici invece hanno aperto le porte. "È un gesto di ospitalità che apprezziamo molto quello della comunità musulmana. Siamo insieme per dare ai siriani un primo aiuto non appena arrivano a Milano", aggiunge Stafano Pasta della Comunità di Sant'Egidio.
L'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, in un tavolo con le associazioni che si stanno occupando di una prima accoglienza ai siriani (tra cui ci sono, oltre il Caim, la Comunità di Sant'Egidio, Fondazione Arca, gli Amici del Parco Trotter e anche un gruppo di studenti della Bocconi), annuncia da oggi l'apertura di centro d'accoglienza temporanea in via Aldini e in via Novara. I centri costano 30 euro per ogni ospite, pagati dal Ministero dell'Interno.
Seifuddin Abouabid ha poco più di vent'anni. Fa parte dei Giovani musulmani d'Italia. Dieci giorni fa stava prendendo un treno per tornarsene a Modena, quando ha visto una famiglia di siriani aggirarsi sperduta in stazione. "Gli ho chiesto se avevano bisogno di qualcosa e mi hanno risposto che stavano solo cercando il modo di ripartire verso il Nord Europa". Francia, Austria, Germania, Svizzera poco importa. L'importante è bruciare anche la frontiera italiana e continuare a sognare la Svezia, la salvezza nell'immaginario dei migranti. Molti di loro, però, non sono riusciti ad evitare di lasciare le impronte digitali ai Centri di prima accoglienza dove sono stati raccolti. E questo significa che per la Convenzione di Dublino dovranno essere rispediti in Italia, il primo Paese di accoglienza. "È la forza della disperazione che li fa andare via comunque. È chiaro che adesso ci sono anche dei passeur che li portano oltre le frontiere", racconta. Seifuddin. Ora dà informazioni ai siriani in fila di fronte ai volontari del progetto Arca che distribuiscono loro un piatto di riso e della frutta per la cena. Alcune famiglie lo salutano di corsa: "Stanno partendo. Prego Allah di non vederli più. Significherebbe che ce l'hanno fatta". Invece i respingimenti dalle frontiere dei Paesi confinanti stanno diventando sempre più frequenti: se nella prima settimana quasi tutti sono riusciti a passare, è da tre giorni che in stazione centrale si vedono sempre le stesse facce, dicono i volontari del Caim. (Lorenzo Bagnoli)