Soccorsi “privati” in mare per i migranti. Moas: "In un mese raccolti 35 mila euro"
MOAS/Darrin Zammit Lupi
Foto: MOAS/Darrin Zammit Lupi |
ROMA – Circa 35 mila euro raccolti in un solo mese da centinaia di donatori per sostenere il primo programma di soccorso “privato” per migranti in difficoltà in mare. È quanto annunciano i responsabili del Moas (Migrant offshore aid station), un progetto nato dall’idea di una famiglia italoamericana residente a Malta che nei mesi scorsi ha salvato circa 3 mila persone in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. “La risposta finora è stata fantastica – racconta Martin Xuereb, direttore del Moas -. È bello vedere così tante persone di tutto il mondo disposti a condividere le loro risorse per aiutare i più vulnerabili. Siamo grati per ogni donazione”.
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La raccolta fondi è stata lanciata sin dall’inizio delle operazioni, a fine agosto, portate avanti per circa due mesi, fino ad esaurimento degli stanziamenti iniziali. Un totale di 60 giorni di pattugliamento in mare a bordo della Phoenix I, una nave di 40 metri dotata di due droni e due gommoni, oltre che di un team di volontari, esperti e personale medico che per poter operare richiede una somma pari a circa 400 mila euro per ogni mese di attività. Una iniziativa finora finanziata soltanto con le risorse private di Christopher e Regina Catrambone che rilanciano un appello affinché si possano trovare nuove risorse per permettere alla Phoenix di riprendere il largo e far diventare il Moas “il primo servizio di ricerca e salvataggio di vite umane in mare finanziato a livello mondiale attraverso il crowdfunding e in cooperazione con le autorità nazionali e locali”.
Ad oggi, spiegano i responsabili del progetto, la maggior parte delle donazioni sono arrivate dalla Germania, ma anche da Italia, Spagna, Francia, Paesi Bassi e perfino dalla Cina. “Negli ultimi due decenni il Mediterraneo ha assistito all'annegamento di più di 20 mila migranti – spiegano i responsabili del Moas -, molti dei quali partiti dalla Libia in imbarcazioni sovraffollate e insicure messe in acqua dai trafficanti. Proprio lo scorso fine settimana, la Marina italiana ha riferito che altri 17 migranti sono morti per ipotermia e disidratazione durante il tentativo di attraversare il Mediterraneo a bordo di un gommone. E per i migranti spesso si tratta dell'ultima parte di un lungo e insidioso viaggio per scappare dai conflitti in Siria, Gaza, Eritrea, Somalia e in altre zone dell’Africa e del Medio Oriente”. (ga)