Social Card. A Napoli presentate 3.500 domande, mille resteranno fuori
NAPOLI – A Napoli su 3.500 richieste di Social Card, ne verranno evase solo 2.500. È quanto fa sapere il comune partenopeo che fissa tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre la data per la vera e propria attuazione della misura di sostegno alle famiglie in difficoltà erogata dal governo attraverso Inps e Poste italiane. “Ci sono dei tempi tecnici da rispettare – spiega Giulietta Chieffo, direttore centrale Politiche sociali ed educative del comune di Napoli - Scaduto il termine, l’Inps deve svolgere tutte le verifiche del caso. Dopodichè si passerà alla vera e propria erogazione”. Le risorse affidate al comune di Napoli ammontano a 8.959.603 euro. Requisiti per ottenerla ed entità dell’importo assegnato verranno valutati attraverso una serie di criteri come la numerosità del nucleo familiare convivente, la residenza nel comune di Napoli da almeno un anno con una componente sotto i 18 anni, senza un lavoro per i membri in età attiva e un reddito Isee pari o inferiore a 3.000 euro; infine possono richiederla le famiglie in cui vi sia un membro che abbia perso il lavoro o cessato un’attività entro gli ultimi 36 mesi. Entro il 15 settembre sul sito istituzionale del comune verrà pubblicata la graduatoria.
Ma le associazioni napoletane da sempre vicine alle famiglie e ai cittadini già promettono battaglia, giudicando la misura inadeguata. “La social card così come è impostata oggi rappresenta una truffa – tuona il presidente di Federconsumatori Campania, Rosario Stornaiuolo - Un altro enorme inganno del governo ai danni della povera gente, che col miraggio di potersi pagare alimenti e medicinali cerca invano di ottenere uno strumento quasi inesistente o comunque accessibile a pochi”. “I requisiti scelti dal ministero del Lavoro – spiega - non permettono ai comuni di togliere o aggiungervene altri e questo è un enorme problema: infatti, ogni territorio italiano presenta un costo della vita diverso e diversa è l’entità di ogni famiglia a seconda della regione considerata. Andrebbe lasciato ai comuni un margine di libertà tale da permettere di considerare le differenze economiche e sociali delle famiglie presenti sul proprio territorio”.
Anche la quantità dei requisiti rappresenta un limite per l’associazione che difende i diritti dei consumatori, perché riduce di molto il numero di richiedenti trasformando “quello che dovrebbe essere uno strumento per combattere la povertà in uno strumento di èlite”. “Lo stesso criterio di applicare sia l’Isee che il reddito individuale è discutibile, in quanto il secondo è già incluso nel primo, che di fatto è un parametro familiare. Insomma si tiene conto delle risorse ma non del carico”, spiegano da Federconsumatori. La social card non viene in alcun modo incontro al mondo dei giovani ed è quasi impossibile farne richiesta, vista l’assenza di moduli o delle card stesse. “La social card – dice Stornaiuolo – esisterà soltanto su carta e poco nel reale, come spesso accade in questi casi”. Infine un appello al governo: “Chiediamo che l’attuale ministro del Lavoro dia al più presto una spiegazione e convochi le parti sociali per rilanciare una social card reale che possa servire a tamponare la povertà e a reinserire nel mondo lavorativo i cittadini”. (Maria Nocerino)