Social Card. A Torino 3.300 domande, solo un terzo quelle accolte
TORINO – Anche a Torino è boom di richieste per la social card: sono oltre 3300 i nuclei familiari che si sono presentati nei 19 sportelli distribuiti tra le circoscrizioni cittadine. I termini per la compilazione dei moduli sono scaduti da due settimane: da allora, il 40 per cento delle domande è già stato respinto, perché, come spiegano dall’assessorato alle Politiche sociali, “pur versando in condizioni di disagio, i richiedenti non rientravano nei requisiti d’accesso”. Circa 1300 famiglie, quindi, restano fuori dalla sperimentazione. Stando alle stime del Comune, a queste dovrebbero presto aggiungersene un altro migliaio: i tecnici incaricati sono già al lavoro per verificare l’effettiva idoneità dei rimanenti candidati. “Facendo un calcolo realistico - spiega Elide Tisi, vicesindaco con delega alle Politiche sociali – con le risorse disponibili crediamo di riuscire ad accogliere tra le 900 e le 1.200 domande. I criteri di esclusione, in questo caso, riguardano l’ampiezza del nucleo familiare, il reddito e il tempo di residenza nel Comune di Torino”.
Il punteggio in graduatoria in base al tempo di residenza rientra infatti tra i criteri discrezionali stabiliti dal Comune, ma tra i requisiti di partenza era comunque necessario un periodo minimo di 12 mesi per poter presentare la domanda. “Questo – prosegue il vicesindaco – accade perché tra gli obiettivi della sperimentazione c’è lo sviluppo di politiche di cittadinanza. In concreto, ciò significa che chi accede al servizio sarà accompagnato in un percorso progettuale: per questo abbiamo già coinvolto una rete di soggetti del privato sociale, come le Acli o l’Auser, oltre a quelli pubblici come l’assessorato al Lavoro o i servizi sociali”. L’erogazione del servizio, infatti, è condizionata all’inserimento in progetti “su misura”, che prevedono il contatto con i servizi sociali, la ricerca attiva di un lavoro, la formazione lavorativa o la frequenza scolastica.
L’erogazione, dovrebbe variare dai 231 ai 404 euro per famiglia. Per ottenere la carta è necessaria la presenza di un almeno un minore nel nucleo familiare e un calcolo Isee non superiore ai 3mila euro. I componenti del nucleo in età lavorativa devono trovarsi in stato di disoccupazione e almeno uno di questi deve aver perso il posto di lavoro nei 36 mesi precedenti alla presentazione della domanda (o, nel caso di lavoratori autonomi, deve aver cessato l’attività). Ulteriori specifiche sono previste per quanti fossero occupati con formule contrattuali. Oltre alla povertà estrema, quindi, il servizio cerca di intercettare la cosiddetta povertà emergente, generata dalla crisi economica. Tra le città dell’Italia settentrionale, Torino è quella che presenta la situazione peggiore in questo senso: nell’ultimo anno, si è conquistata il record nazionale per numero di sfratti e disoccupazione giovanile, mentre è prima tra le città del Nord per disoccupazione e cassa integrazione. Secondo un’ indagine di Unioncamere, inoltre, a Torino si sarebbe verificata la più grande flessione a livello nazionale nell’assunzione di lavoratori stranieri (ams)