Social housing, welfare comunity, cittadinanza attiva: la coesione sociale nel mondo
REGGIO EMILIA - “Rafforzare la coesione sociale nei Paesi in via di sviluppo a crescita rapida in un contesto globale in costante aumento”: secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), è questa la vera sfida dei nostri anni. Le giornate della Coesione sociale in corso a Reggio Emilia vogliono affermare, su questa linea, il ruolo dell’Europa come punto di riferimento per tutti quegli Stati in rapida ascesa, alle prese con emergenti tensioni sociali e in cerca di modelli possibili di sviluppo inclusivo e sostenibile. Venerdì 5 giugno, dalle 17.30 alle 19.30, il Centro internazione Loris Malaguzzi ospiterà ‘Luci e speranze di coesione sociale’, un evento promosso da Fondazione Easy Care e Comune.
“A Johannesburg abbiamo creato il progetto ‘Corridors of freedom’, e stiamo lavorando in tre direzioni, a partire da un presupposto – spiega Thanduxolo Mendrew, Ceo della Development Agency della Municipalità di Johannesburg –: l’apartheid ha diviso la città tra bianchi e neri, e di conseguenza tra ricchi e poveri: i ricchi che abitano in centro, i poveri in periferia. Noi vogliamo sanare questa frattura”. Come? In primis, portando avanti progetti di social housing: “Diamo case ai più poveri, ma gliele diamo nel centro città. Basta con le periferie malsane che raccolgono gli strati più deboli della società: dobbiamo colmare questo gap”. In secondo luogo, la capitale sudafricana è al lavoro per un sistema di trasporto pubblico agevolato, che goda di un importante sussidio statale: “I poveri che riescono a lavorare, magari in maniera illegale, lavorano in centro, e spendono il 70 per cento del loro reddito in biglietti d’autobus. Stiamo costruendo un servizio diverso”. Infine, Johannesburg sta puntando molto sulla cittadinanza attiva: “Cerchiamo di coinvolgere i cittadini in tante attività, perché si sentano parte della città”.
Welfare community e municipalità partecipata è invece la strada intrapresa dal Mozambico: “Il sindaco sta facendo una cosa rivoluzionaria per il nostro Stato – annuncia John Armando, consigliere del sindaco della municipalità di Pemba, capitale della provincia di Cabo Delgado, che costituisce l’estremità settentrionale del Paese, al confine con la Tanzania –: va a visitare le zone più degradate della città, i sobborghi. Parla con le persone, chiede loro input su cui lavorare. Nessuno lo aveva mai fatto prima: anche i più poveri ora hanno voce”.
“Sono tre gli obiettivi che ci siamo prefissati. In prima battuta, portare attori da tutte le parti del mondo che, attivamente, abbiamo implementato programmi di coesione sociale – spiega Serida Lucrezia Catalano di Easy Care –. Dar loro la possibilità di condividere best practice e confrontarsi sulle barriere che si frappongono per la loro realizzazione, siano esse economiche, sociali o culturali”. Perché, spiega Catalano, la coesione sociale si fa sul territorio. All’incontro di parlerà di integrazione di gruppi vulnerabili della popolazione, sviluppo della condizione femminile, innalzamento della qualità dell’istruzione e di accesso al mercato del lavoro soprattutto con riferimento al settore dei servizi sociali, socio sanitari ed educativi.
“Nell’ultimo decennio la richiesta di maggiore democrazia in regioni del mondo, come Asia e Medio Oriente, ha dimostrato che la coesione sociale, oltre che un moltiplicatore dello sviluppo, costituisce un valore a se stante – spiegano gli organizzatori –, e che i governi che ignorano troppo a lungo la questione rischiano di dover affrontare gravi instabilità sociali”. Questo perché la distribuzione fortemente disuguale del reddito e della ricchezza tra classi sociali, generi, generazioni e gruppi etnici minaccia la crescita economica, la coesione sociale e la stabilità politica dei Paesi in cui si verifica.
Partecipano al dibattito rappresentanti di Mozambico, Cile, Sudafrica, Argentina, Vietnam e Brasile. Modera Serena Foracchia, assessore alla Città internazionale del Comune di Reggio Emilia. (Ambra Notari)