20 giugno 2013 ore: 12:00
Non profit

Sono 9,4 milioni gli italiani che non fanno la carità per problemi economici

I risultati dello studio di Astra Ricerche per la Casa della Carità: dimezzati i donatori a chi chiede l'elemosina per strada rispetto al 2005 e aumenta il senso di indifferenza. Ultimi tra i meritevoli di carità i rom, primi i bambini
Povertà, elemosina in una stazione
MILANO – Sono 9,4 i milioni di italiani (il 23 per cento della popolazione) che non riescono più ad aiutare gli altri perché sommersi dai propri problemi economici. Lo afferma "Gli italiani e la carità", studio commissionato dalla Casa della Carità a Astra ricerche che ha intervistato on line un campione di 1003 persone, da aprile a maggio 2013. Il 36 per cento ha un'istruzione medio bassa ed appartiene ad un'estrazione sociale medio bassa. Più della metà sono credenti non religiosi o non praticanti (52 per cento, 26 per cento per ciascuna delle due categorie), mentre resistono i praticanti: a rinunciare alla carità è stato solo il 15 per cento. La crisi s'è divorata la solidarietà, per quanto il 53,9 per cento di uomini e donne tra i 15 e i 69 anni degli italiani dia una mano concretamente a chi ha più bisogno. Rispetto al 2005, però, crolla la quota dei donatori "stabili", che passa dal 33 al 20 per cento. La carità in strada si dimezza nel giro di otto anni: si passa dal 41 al 20 per cento. Uno su nove, invece, si occupa di "opere di carità", termine che gli intervistati legano soprattutto all'ambito oratoriale.
 
Una buona notizia, però, c'è: 9,7 milioni di persone continuano a dedicarsi al volontariato, una popolazione inferiore di un solo punto percentuale rispetto al 2005. Non che la carità sia diventata ostile: sono sempre 28 milioni gli italiani "favorevoli" contro i 13 di parere opposto. Il dato negativo, però, è l'aumento dell'indifferenza e del disimpegno. "Tocca alle istituzioni e allo Stato, non al singolo, occuparsi degli emarginati", dicono molti degli intervistati. Il ruolo sociale attribuito alla carità è ancora di primo piano. Per il 64,9 per cento degli intervistati è "un modo per essere davvero umani", mentre solo un'esigua minoranza la considera "un modo per mantenere l'ingiustizia" (2,5 per cento) o "un tradizionalismo conservatore" (2,4 per cento). Cresce però il numero di chi giudica la carità positiva o meno a seconda dei casi: sono in tutto 7,7 milioni, il 18 per cento degli italiani. Nella classifica dei meritevoli di solidarietà, stabilita attraverso la media di un punteggio da 1 a 10, i bambini hanno il primo posto (8,95) mentre ai rom spetta la coda della classifica (4,34). In basso anche le donne, all'undicesimo posto (7,67), appena dopo i senzatetto con il 7,75. In fondo anche rifugiati e perseguitati politici (diciottesimi con il 6,39 ) e immigrati, diciassettesimi, con il 6,66.
 
Aridi, egoisti, mediocri, altruisti, generosi e appassionati. Così Astra ricerche sintetizza l'Italia della carità. Gli aridi sono 7,7 milioni, soprattutto uomini, spesso poco toccati dalla crisi, agnostici o teisti. Gli egoisti sono il 16,6 per cento, pari a 6,9 milioni: distratti ma non ostili. I mediocri sono, di poco, la

maggioranza: 8 milioni, pari al 19 per cento della popolazione. Sono soprattutto uomini di tutte le età, di estrazione sociale media o medio-alta, spesso religiosi non praticanti. I generosi sono il terzo gruppo più numeroso: 7,6 milioni, il 18,2 per cento della popolazione. Favorevoli alla carità e alla giustizia sociale, sono soprattutto donne adulte, in crisi e di media o bassa estrazione sociale. Da ultimo ci sono i 6 milioni di appassionati, maschi adulti o anziani di estrazione media o medio alta e molto colpiti dalla crisi. E che forse per questo hanno riscoperto il valore della carità. (lb)
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