3 ottobre 2015 ore: 12:19
Immigrazione

Sono oltre 22 mila i migranti accolti nelle strutture della Chiesa. Roma mobilitata

Nella capitale sono più di ottanta le parrocchie e gli istituti religiosi che hanno dato la disponibilità per accogliere almeno un rifugiato dopo l’appello di Papa Francesco ad aprire le porte. Mons. Feroci: “Una straordinaria partecipazione e un enorme sforzo dei parroci”
Migranti in fila, si vedono solo i piedi - SITO NUOVO

ROMA – Sono oltre 22 mila i migranti ospitati in circa 1600 strutture di diocesi, parrocchie, comunità religiose e famiglie. Lo rende noto un comunicato del Consiglio permanente della Cei. Sono i risultati  di una prima ricognizione effettuata nelle conferenze episcopali regionali e attestano l’impegno della Chiesa italiana nell’accoglienza dei migranti. I vescovi hanno anche approntato una sorta di vademecum da far girare nelle diocesi con cui vengono indicate forme, luoghi e destinatari, ma anche aspetti amministrativi, fiscali, gestionali e assicurativi dell’accoglienza.

A Roma 81 strutture aprono le porte ai rifugiati. Nello specifico, nella capitale, sono più di ottanta le parrocchie e gli istituti religiosi che hanno dato la disponibilità per accogliere almeno un rifugiato dopo l’appello di Papa Francesco ad aprire le porte. Un numero importante, afferma una nota della Caritas di Roma, a cui si aggiungeranno nei prossimi mesi altre iniziative di solidarietà (gemellaggi tra parrocchie, adozione di famiglie da parte di altre famiglie, iniziative di sostegno economico, locali da utilizzare per la formazione) che coinvolgeranno tutte le comunità della diocesi e che la Caritas diocesana promuoverà a partire dal 2016.

Come detto, comunque, alla prima scadenza del 30 settembre, non definitiva, 62 parrocchie, 13 istituti religiosi, 2 seminari, 2 case famiglia e 2 istituti pontifici hanno aderito alla proposta della Caritas per la “prima accoglienza” - rivolta a richiedenti protezione internazionale ancora non riconosciuti che saranno inviati dalla Prefettura di Roma - o per la “seconda accoglienza”, per rifugiati già riconosciuti e che hanno terminato il periodo di assistenza nel circuito dell’accoglienza dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) cui aderisce la Caritas stessa. Mentre sono in corso i sopralluoghi tecnici, che termineranno a metà ottobre, finora sono 17 le parrocchie risultate idonee ad accogliere subito (12 prima accoglienza, 5 seconda); 8 parrocchie dovranno effettuare importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento e saranno pronte tra due mesi, 14 sono risultate non idonee a ospitare in quanto incompatibili con le normative. A questo numero vanno aggiunte 16 parrocchie che già collaborano stabilmente con la Caritas diocesana nell’accoglienza dei senza dimora e alle quali è stato chiesto di lasciare gli spazi disponibili per il prossimo “Piano Freddo” (novembre 2015-marzo 2016) e che, al termine di questi, potranno dedicarsi a ospitare famiglie. Altre 8 parrocchie, inoltre, mettono a disposizione spazi per promuovere le scuole di italiano e mense diurne.

“Una straordinaria partecipazione delle parrocchie data la novità e l’originalità della richiesta - afferma monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma -. L’appello di Papa Francesco ha aperto il cuore dei romani. Occorre considerare che le nostre comunità sono state chiamate dal Santo Padre a qualcosa che va oltre l’ordinario e la storia pastorale di tutta la Chiesa italiana ed europea. I complessi parrocchiali non sono stati pensati per fare questo tipo di accoglienza. Sono anzitutto luoghi di culto e di insegnamento, così come avviene per i luoghi di tutte le altre religioni. A questo va poi aggiunto che a settembre l’attività pastorale non è ancora ripresa in pieno e oltre quaranta comunità parrocchiali hanno visto avvicendarsi i propri parroci che in questi giorni si stanno insediando. Per questi era impossibile poter aderire in tempi così stretti all’appello. Purtroppo sui media sono state date letture distorte e offensive; addirittura ci risulta che sono stati offerti soldi a dei rifugiati siriani per indossare una telecamera nascosta e andare a chiedere accoglienza fermando i sacerdoti per strada. Vorrei invece che fosse compreso l’enorme sforzo che i parroci stanno facendo insieme alle comunità”. 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news