Sostegno ai disabili assente, in classe va la mamma al posto dell’insegnante
boxROMA – La scuola è iniziata ormai in tutta Italia, ma non tutti i bambini sono entrati in classe. E neanche tutti gli insegnanti. Il grande assente, in questo avvio di anno scolastico, come spesso in quelli passati, si chiama “sostegno”. Pochi ne parlano, pochi ne scrivono, ma in rete basta affacciarsi nei numerosi gruppi di “famiglie con disabilità” per rendersi conto che è questo il tema più dibattuto, il problema più sentito, l'argomento più condiviso: tanti sono i genitori, soprattutto le mamme, che parlano di ore che non bastano, insegnanti che non ci sono, o che non si conoscono, assistenti educativi che ancora non arrivano. E figli che, al suono della prima campanella, non sono stati accolti come avrebbero dovuto: con attenzione, competenza, professionalità. La maggior parte delle famiglie si è trovata, come ogni anno, un insegnante di sostegno nuovo al fianco del proprio figlio. Tanti però non sanno ancora chi sarà a prendersi cura di lui, perché il docente non è stato assegnato. Altri, ancora, quell'insegnante non lo vedranno mai, perché non ci sarà: in alcune province, a quanto pare, sono “finiti”gli insegnanti di sostegno, quindi alcuni studenti con disabilità, anche gravi, saranno affidati a insegnanti “normali”, che poco o nulla sanno di disabilità. A tratteggiare le varie sfumature di questo grigio quadro, abbiamo interpellato alcune mamme, che stanno vivendo in questi giorni il disagio del “sostegno che non c'è”.
“Gli insegnanti di sostegno sono finiti”. Patrizia vive a Bergamo ed è la mamma di Matteo, 12 anni, disturbo dello spettro autistico associato a psicosi. “Una bambino difficile – spiega – che ha bisogno di una persona non solo sensibile e competente, ma specializzata”. Quest'anno, per di più, ha iniziato la prima media: “compagni nuovi, scuola nuova, insegnanti nuovi. Un cambiamento difficile per tutti, figuriamoci per lui”, racconta. In virtù della sua condizione di gravità (tecnicamente, articolo 3 comma 3 della legge 104), Matteo avrebbe diritto a una copertura totale delle ore scolastiche, con un rapporto di uno a uno con l'insegnante di sostegno. “Ho chiamato il preside una settimana prima dell'inizio della scuola, per accertarmi che fosse tutto a posto e sapere quale insegnante avrebbe seguito mio figlio, così da poterla incontrare prima e spiegarle almeno le cose fondamentali. Mi è stato detto che Matteo avrebbe avuto 6 ore di sostegno e 8 di assistenza, a fronte delle 20 ore totali che aveva lo scorso anno”. Del tutto insoddisfatta, Patrizia ha minacciato di telefonare al provveditorato. “A quel punto, le ore di sostegno sono diventate 8, come fossimo al mercato. Ma io ho replicato che di ore me ne servono 18. Di lì a poco, il preside mi ha richiamato, dicendo di essere arrivato a 10 ore di assistenza e quindi a 18 complessive”. Tutto risolto, ma solo in teoria: “Il giorno prima dell'inizio della scuola, il preside mi chiama nuovamente, per comunicarmi che Matteo non avrebbe avuto, l'indomani, né l'insegnante di sostegno né l'assistente. E che, in verità, l'insegnante di sostegno non l'avrebbe avuto mai, perché erano finiti”.
A volte è meglio l'insegnante ordinario. Incredula, Patrizia ha chiamato il provveditorato, che ha confermato la notizia: gli alunni disabili erano più degli insegnanti di sostegno, così a Matteo e ad altri come lui sarebbe stata assegnata un'insegnante normale. “Mi hanno anche rassicurato dicendo che magari sarei stata fortunata, perché a volte le insegnanti normali sono più brave di quelle specializzate... Insomma, mi invitavano ad affidarmi alla sorte!”. A quel punto, Patrizia richiama il preside per accordarsi sulle modalità di accoglienza del giorno successivo. “La mia proposta disperata– dice – è di restare in classe con Matteo, perché certo non posso lasciarlo solo. Il preside acconsente, addirittura mi dice che ci aveva pensato anche lui, come se tutto ciò fosse normale”. E così accade: il primo giorno di scuola, Matteo resta nella sua nuova classe per due ore, accanto alla mamma, con “compagni che non conosce e insegnanti che di lui non sanno nulla - riferisce la mamma – Quella di musica continuava a chiedergli di guardarla negli occhi!”. La stessa situazione si ripete sabato. “Domenica mi chiama l'assistente, che per fortuna è la stessa dello scorso anno: mi dice che dal preside non ha saputo nulla, non è riuscita neanche a contattarlo. Così ci accordiamo tra noi: lei sarà a scuola con Matteo dalle 11 alle 13, per tutta la settimana. Poi vedremo cosa succederà...”
Quelle ore che non bastano. Se da Bergamo iniziamo a scendere verso Sud, la situazione che troveremo a scuola non sarà molto diversa. Lorenzo è un ragazzo con sindrome d Down, che frequenterà quast'anno la prima classe della Scuola secondaria di primo grado "Faà di Bruno" di Marotta di Mondolfo (PU). I suoi genitori sono molto preoccupati e insoddisfatti.“Da giorni leggiamo su Internet e giornali della riforma della scuola italiana, dell'ulteriore e decisivo passo in avanti della proposta di legge sull’inclusione scolastica delle persone con disabilità, delle numerose assunzioni di docenti di sostegno che Renzi e la Giannini tanto proclamano”. La situazione che si trovano davanti agli occhi è però molto diversa. “A Lorenzo sono state assegnate solo 9 ore di sostegno, contro le 13 dello scorso anno, a fronte di un aumento del tempo scuola e di un passaggio di ordine di scuola da affrontare – raccontano - Così come è stato ridotto al lumicino il monte ore di altri due nuovi alunni disabili che frequenteranno il primo anno, come nostro figlio”. Come se non bastasse, “queste briciole sono state sottratte ai suoi compagni disabili che già frequentano la scuola secondaria e che vedono così ridotto il proprio monte ore”. Un problema noto, quello delle insufficienti ore di sostegno, al quale però si aggiunge il disagio organizzativo dei primi giorni: “la scuola ha avuto in organico cinque posti di sostegno, peraltro assolutamente insufficienti – riferiscono i genitori di Lorenzo - e attualmente solo 1 posto e mezzo è coperto da titolari. Di fronte ad una richiesta di chiarimenti e di deroga da parte del dirigente e di noi genitori all'Ufficio preposto, abbiamo ricevuto solo una telefonata del funzionario addetto all'organico del sostegno, che ci ha chiesto di essere pazienti, senza però darci nessuna garanzia sulla concessione di ulteriori ore. Abbiamo appena inviato diffida e siamo decisi a fare tutto il necessario perché nostro figlio venga tutelato. Ma la domanda è: con quale spirito possiamo mandare a scuola il nostro ragazzo?”. (cl)