21 dicembre 2022 ore: 17:31
Immigrazione

Sottosopra, il progetto contro la povertà abitativa

A Catania 9 persone a rischio di esclusione hanno trovato un’occupazione e alloggio, grazie a un progetto sostenuto dalla Fondazione per il Sud
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ROMA – “Avevo già trovato un lavoro da muratore a Catania, mentre la mia famiglia si trovava a Foggia. Ma in 4 mesi di ricerca non ero riuscito a trovare casa. È stata molto dura. Grazie al progetto Sottosopra da 7 mesi vivo in un appartamento che da poco condivido con mia moglie e i miei due figli e posso pensare a trovare una casa tutta per noi”.  Così Ojebor Onyemaechi, arrivato in Italia dodici anni fa dalla Nigeria, racconta le mille difficoltà incontrate negli ultimi anni per trovare un’abitazione per se e la sua famiglia. Oggi Ojebor Onyemaechi è uno dei nove beneficiari del progetto “Sottosopra: Abitare Collaborativo” sostenuto dalla Fondazione Con il Sud. Persone a rischio di marginalità ed esclusione che - grazie al percorso di reinserimento sociale ed economico e orientato all’autonomia abitativa realizzato in questi anni – adesso lavorano con un regolare contratto d’assunzione, ospitati negli appartamenti di Palazzo De Gaetani a Catania. Storica struttura nel cuore del quartiere San Berillo, restaurata nell’ambito dell’intervento realizzato da Oxfam Italia in collaborazione con Trame di Quartiere, Diaconia Valdese, Sunia Catania, Impact Hub e Comune di Catania, grazie al sostegno di IKEA Italia.

Al piano terra dello stesso Palazzo De Gaetani, fanno sapere da Oxfam, è attiva inoltre già da mesi la “caffetteria sociale”, dove lavorano 4 persone. Un luogo che rappresenta un nuovo centro d’incontro dove convergono attività di carattere sociale e culturale, e consumare un caffè significa condividere uno spazio comune, scambiare due chiacchiere ma anche organizzare incontri con e per il quartiere.

E se tutto questo oggi fa parte della quotidianità di San Berillo, lo si deve proprio al progetto che dal 2020 si è posto l’obiettivo di contrastare la povertà abitativa e relazionale. Un’idea che ha funzionato e contribuito a ridare nuova vita allo stesso quartiere catanese che da decenni mostra i segni dell’abbandono degli immobili (circa il 60% del patrimonio immobiliare del quartiere), con la conseguente diffusione dell’abitare informale da parte di fasce di popolazione in grande difficoltà. “L’uscita dalla povertà e da condizioni di marginalità passa dalla possibilità di poter contare su una casa e su un percorso di inclusione che offra l’opportunità di trovare un lavoro. È quanto questo progetto, grazie soprattutto all’enorme lavoro dell’Associazione Trame di Quartiere e dei partner territoriali, è riuscito a realizzare in un contesto difficile. – ha spiegato Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia –. Un risultato di cui siamo molto orgogliosi e che si inserisce nel lavoro che Oxfam realizza ogni giorno in molte “periferie” delle nostre città. Intervenire per ridurre la povertà abitativa è una priorità nel contesto dell’emergenza lavorativa e sociale che, con la pandemia prima e con la crisi e l’inflazione oggi, sta colpendo sempre più famiglie. Per questo un grande ringraziamento va alle istituzioni e a IKEA Italia che hanno creduto in questo progetto, oltre ovviamente a tutta la rete dell’associazionismo locale.  A partire da queste solide basi, il lavoro continuerà per avere nuovi sviluppi”.

“La ristrutturazione dello storico palazzo De Gaetani, che grazie al progetto è tornato al suo antico splendore, e la partecipazione sincera e attiva dei beneficiari al percorso di recupero degli spazi pubblici, sono stati la vera vittoria di questo progetto. – ha aggiunto Luca Lo Re, presidente di Trame di Quartiere gruppo di lavoro interdisciplinare attivo a San Berillo, oggi divenuto cooperativa - Vedere gli ospiti realmente partecipi alla ricostruzione del cortile, alla ristrutturazione di un nuovo appartamento di fronte al Palazzo che funge da alloggio di transizione per coloro, tra i beneficiari, che devono ricongiungersi con le faiglie. Ma anche agli allestimenti curati da IKEA, e a tutti i laboratori di Abitare attivo. Tutto questo è stata la vera conquista figlia di questa esperienza. Non a caso parliamo di abitare collaborativo. Pensiamo davvero che da queste dinamiche possa nascere il vero sviluppo del territorio”.

 

Anche Veronica Massabò, di Diaconia Valdese ha raccontato il contributo degli sportelli territoriali al progetto: “Come Diaconia Valdese, presente a Catania con il Community Center, abbiamo offerto un affiancamento ai beneficiari del progetto, attraverso azioni di orientamento socio lavorativo, nonché l’avvio di percorsi di inclusione lavorativa. I risultati ad oggi ottenuti consentono di porre in rilievo gli aspetti innovativi di cui il progetto Sottosopra è portatore e la necessità di proseguire con la realizzazione di azioni che consentano di connettere le persone e le loro fragilità con il contesto e la comunità di riferimento”.

Giusi Milazzo, segretaria di SUNIA Sicilia, definisce l’esperienza come “emblematica e molto interessante anche per noi. Pensiamo che possa essere utilizzata come modello utile per ulteriori interventi, ovviamente anche con l’input del Comune. Il ruolo del SUNIA si è rivelato importante ai fini dell’esito finale ma è stato anche bello e interessante incontrare i beneficiari che vivono nel co-housing, e poterli informare sulle caratteristiche del mercato immobiliare catanese per illustrare loro le tipologie contrattuali. È stato positivo anche farli incontrare nel corso di uno speciale aperitivo, con gli agenti immobiliari e alcuni proprietari che si sono dichiarati disponibili.  Per i migranti e per molte persone non benestanti residenti a Catania, il mercato degli affitti è davvero complesso. Anche per questo l’esperienza del co-housing ha rappresentato una risposta a una domanda sicuramente debole. Stiamo però creando presupposti per una possibile autonomia abitativa di questi giovani”.   

Per Rosario Sapienza, presidente di Impact Hub Sicilia, “Sottosopra è un progetto di piccola scala ma con un grande modello che si ingaggia in un processo integrato, dove il problema casa è giustamente inserito in un contesto socio-economico. Da un lato ha goduto di un supporto a 360 gradi, dall’altro ha puntato alla responsabilizzazione degli ospiti che diventano, in questo modo, dei cittadini attivi. Il progetto ha inoltre dimostrato di essere una cartina di tornasole della fragilità del nostro sistema, non solo di housing, ma anche di accoglienza nei servizi di bassa soglia, dimostrando come le cose - quando vanno fatte - necessitano di essere inserite in un sistema. Questo progetto, così come tanti altri, non può lavorare in isolamento. Sottosopra è dunque una benevola ‘chiamata alle armi’ affinché il sistema pubblico entri in gioco in collaborazione con altri attori: esiste un potenziale di partenariato tra privati, no profit, associazionismo, proprietari di immobili, associazioni e sindacati”.

 

 

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