Sperimentazione Sia. A Catania è stato un "percorso educativo delle famiglie"
CATANIA - I beneficiari della Sia (Sostegno inclusione attiva) nella città etnea sono stati 600. Le famiglie ammesse nella graduatoria sono state scelte su un monte di oltre 5 mila richiedenti. Di queste, 3 mila erano dichiarazioni non conformi. Oltre mille erano, invece idonee e sono state inserite in graduatoria ma i finanziamenti previsti per Catania hanno coperto soltanto 600 nuclei. La cifra caricata nella card variava da un minimo di 180 euro ad un massimo di circa 400 a secondo del numero dei componenti della famiglia. "Il bilancio come sempre, essendo una sperimentazione - precisa Carmela Campione, funzionario responsabile inclusione sociale - è sempre qualcosa che dobbiamo prendere con le pinze. Molta gente, per esempio, si aspettava una misura diversa cioè un'erogazione in denaro ma si è dovuta attenere alla carta vincolata alle spese alimentari e al pagamento di alcune bollette. Da questo punto di vista si può dire che è iniziato una sorta di percorso educativo delle famiglie". "Sicuramente il progetto - dice - può considerarsi soddisfacente come misura nel senso che ha fatto prendere coscienza alla gente di quello che è il limite della legalità. E questa è la base da cui si deve partire per avere un approccio sereno con i servizi nell'ottica della reciproca collaborazione. Stare dentro le regole è stato già per alcuni una grande conquista poi come tutte le sperimentazioni c'è chi è rimasto contento e chi no".
Questa misura ha camminato a fianco di altre misure a sostegno che a Catania si stanno sviluppando. Sta per partire il progetto finanziato dal ministero che prevede l'apertura di uno sportello finalizzato ad individuare proprio quei percorsi di fuoriuscita dal disagio integrativi e di inserimento nel mondo del lavoro. "Il progetto ha avuto il primo incontro nei giorni scorsi - spiega Campione - con gli enti (Sol.co e Università) che si sono aggiudicati la gestione del servizio. Bisognerà adesso capire, analizzando i singoli casi, quanti realmente riusciremo ad inserire in questi percorsi di fuoriuscita nella seconda fase sperimentale del progetto". I percorsi riguarderanno principalmente l'inserimento del mondo del lavoro, spiega Campione, “con la possibile attivazione di tirocini formativi e quant'altro possa essere utile all'inserimento sociale". Giorno 11 novembre i comuni, l'Anci e le regioni verranno convocati dal ministero per capire sulla base di quali regole si dovrà operare nella seconda fase della sperimentazione.
Un po’ “discutibili” i requisiti previsti per l'accesso, sottolinea ancora Campione. “La fascia di accesso prevista era troppo bassa – aggiunge -. Tante famiglie, in condizione di noto disagio, sono rimaste fuori. Questo sicuramente già al primo incontro avvenuto con il Ministero era stato sollevato da tutti i comuni. Occorrerebbe, poi, rivedere anche gli aspetti che riguardano la perdita del lavoro solo negli ultimi 36 mesi. Questo perché, inevitabilmente, ci siamo posti il problema di quelle famiglie in povertà ma con una disoccupazione di lungo corso". Preoccupa anche l’intenzione di non procedere per bando, ma raccogliendo le domande agli sportelli comunali. “Vuol dire che, durante l'anno la famiglia può presentare l'istanza ma significa anche che, finite le risorse economiche a disposizione non si potrà rispondere in maniera concreta. Questo sarà sicuramente è uno dei temi su cui ci si confronterà con il ministero il prossimo 11 novembre. Certamente per i comuni del sud che vivono forti criticità dovute alla presenza di sacche notevoli di povertà la situazione andrebbe seguita in maniera differente. È comunque ancora tutto da vedere anche in base alle risorse che sono state previste all'interno della legge di stabilità - conclude il funzionario Campione -. E poi bisogna capire in quale misura contribuiranno anche le regioni nell'ambito dei fondi del Pon inclusione sociale". (set)