24 giugno 2016 ore: 14:39
Economia

Spesa gratis per i poveri nei 20 empori solidali dell'Emilia Romagna

Dodici i market attivi, 5 in fase d’avvio e 3 in progettazione: impiegano 458 addetti, di cui 16 dipendenti e 422 volontari. Il 58% degli accessi riguarda famiglie straniere. I dati presentati in regione durante il convegno: “Azzerare gli sprechi: povertà alimentare e nuove risorse”
Emporio solidale e volontari silver age

BOLOGNA – Dal 2008 sono stati aperti circa 60 empori in 16 regioni. In Emilia-Romagna sono attualmente 20: 12 risultano già attivi, 5 sono in fase d’avvio e 3 in fase di -progettazione. Gli empori solidali – punti di distribuzione al dettaglio completamente gratuiti realizzati per sostenere le persone in difficoltà tramite l’aiuto alimentare e l’accompagnamento relazionale – insieme con le mense, le borse della spesa e la consegna a domicilio, rappresentano una delle iniziative volte al recupero di beni alimentari di prima necessità e alla loro distribuzione a fini di solidarietà sociale. Iniziative che si sono potenziate in seguito alla legge 155/2003, detta del “buon samaritano”, ancora in vigore in attesa dell’approvazione al Senato della nuova proposta.

Ogni anno nel mondo vengono sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a un terzo di ciò che viene prodotto; in Italia finiscono nella pattumiera di casa 8,1 miliardi di euro sotto forma di sprechi domestici. Nel contempo, al fenomeno della grave povertà e deprivazione si è aggiunto, sulla spinta di anni di crisi economica, quello dell'impoverimento di singoli e famiglie e con esso della difficoltà, temporanea o persistente, di mantenere un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente corretta. “Povertà e sprechi alimentari vanno ancora, purtroppo, di pari passo – commenta Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al welfare dell’Emilia-Romagna –. Un paradosso quasi intollerabile, una rotta da invertire. La Regione ha già messo in campo numerose iniziative: tra queste gli Empori solidali, una risorsa importante. E abbiamo idee e proposte significative per il futuro”. 

Come anticipato, sono 20 le strutture in regione. Dei 12 market solidali già attivi 3 sono in provincia di Parma (l’emporio Valtaro a Borgo Val Taro; Dire, fare, creare a Parma; Val Parma a Lesignano); 3 in provincia di Modena (Il pane e le rose a Soliera, Portobello a Modena, Il Melograno a Sassuolo); 3 in provincia di Bologna (Case Zanardi in via Capo di Lucca e in via Abba a Bologna, No sprechi a Imola); 2 in provincia di Forlì-Cesena (gli Empori della solidarietà a Forlì e Cervia) e uno a Rimini, #emporiorimini. I 5 in fase d’avvio sono a Guastalla (Reggio Emilia), Reggio Emilia, Ferrare e altri 2 a Bologna. I 3 in fase di progettazione nasceranno a Piacenza, Vignola (Modena) e Ravenna.

Il personale impiegato nelle 12 strutture attive in regione è di 458 addetti di cui 16 risultano dipendenti e 422 volontari (dati Caritas Emilia-Romagna 2016). I volontari svolgono diverse funzioni: dagli allestimenti allo stare al punto vendita o alla cassa o semplicemente ad accogliere le persone. Le funzioni più delicate, di solito, sono ricoperte dai dipendenti, come il reperimento delle merci, talvolta in grosse quantità, che vanno trasportate, stoccate, conservate correttamente e distribuite.

All’interno degli empori si trovano sia generi alimentari sia abiti, prodotti per l’infanzia, igiene personale, libri e giocattoli. Ad accedere sono persone disagiate, nuovi poveri e persone in difficoltà economica e relazionale. Possono accedervi solo i residenti nel comune in cui ha sede l’emporio che dichiarano in Isee compreso tra i 3 mila e i 10 mila euro, oppure chi è senza lavoro, chi è iscritto a un centro per l’impiego, chi ha figli minori. Nel 58 per cento dei casi si tratta di famiglie straniere, ma il numero delle famiglie italiane è in aumento.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento, non c’è una formula unica per tutti gli empori: alcuni si basano soprattutto sugli aiuti del Fead (fondo di aiuti europei agli indigenti), altri sugli acquisti diretti, altri ancora sul recupero delle eccedenze e/o sulle donazioni della grande distribuzione e delle grandi aziende. La prima fonte di approvvigionamento dell’Emilia-Romagna è il Banco Alimentare, ed è la realtà principale con cui sono chiamati a relazionarsi gli empori.

I dati sono stati presentati questa mattina nel corso del convegno “Azzerare gli sprechi: povertà alimentare e nuove risorse”. Tra i relatori, Mons. Matteo Maria Zuppi; Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al welfare dell’Emilia-Romagna; Andrea Segrè del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari all’Università degli Studi di Bologna; Chiara Lodi Rizzini, ricercatrice per Percorsi di secondo welfare e la deputata Maria Chiara Gadda, relatrice della proposta di legge “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”. (Ambra Notari) 

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