Stabilità 2016 e disabilità. "Fondo minimo a 400 milioni, non giocheremo in difesa"
ROMA - Non numeri ma politiche: è questo, in sintesi, ciò che Fish, tramite il suo presidente Vincenzo Falabella, chiede alla legge di stabilità 2016: “gettare le basi per reali politiche di inclusione delle persone con disabilità, un cambio di paradigma basato sulla Convenzione Onu e su quello stesso Programma di azione che il Governo ha approvato nel 2013. Scuola, inclusione, nuove modalità di valutazione della disabilità, vita indipendente, abilitazione, lavoro. Insomma – afferma Falabella - i grandi temi drammaticamente cogenti su cui sono già stati delineate le linee di intervento. Per oggi, non per i prossimi decenni”. E su possibili tagli alla spesa per la disabilità, ribatte secco: “Siamo francamente stanchi di giocare in difesa. È un gioco che si è ripetuto in troppe occasioni: dover impegnare energie e risorse per contrastare tagli più o meno verticali. Non ci chiuderemo nell’angolo del ring a parare colpi, ma saremo protagonisti di proposte sostenibili e ineludibili che presenteremo a Roma nel nostro incontro del 16 settembre prossimo”.
Oltre 3 milioni di invalidi, meno di 2 milioni ricevono indennità. Riferendosi poi al fondo per la non autosufficienza, si domanda: “Cosa significa non autosufficienza? Non esiste nella normativa italiana, pur estesa e ridondante, alcuna definizione giuridicamente univoca: e questo tradisce l’assenza di politiche condivise per l’assistenza di lungo periodo, l’assenza di un piano per affrontare emergenze o naturali andamenti di un invecchiamento generale. Serve quindi una pianificazione, ben prima di ipotizzare cifre o tagli. In caso contrario, anche i trasferimenti più cospicui si potranno disperdere in interventi incongrui o inefficaci. La spesa va qualificata, orientata, monitorata. E incardinata in politiche di inclusione. Secondo dati Istat – ricorda - in Italia vivono nelle cosiddette residenze 2 mila bambini disabili, 50 mila adulti disabili, 200 mila anziani con autonomia più o meno limitata: prima di parlare di euro, dobbiamo insomma parlare di politiche”. In tema di “spesa” o “investimento” per la disabilità, ricorre spesso la questione delle indennità e del loro costo, a cui ha fatto riferimento anche, ultimamente, i commissario alla revisione della spesa Gutgeld: “L’Inps – commenta Falabella - ci dice che la spesa per le indennità di accompagnamento è pari a circa 13 miliardi e mezzo di euro. L’indennità viene corrisposta a poco meno di due milioni di persone, quando, secondo l’Istat, le persone con gravi limitazioni funzionali sono oltre 3 milioni. C’è quindi una differenza di oltre un milione di persone”. Pensare a dei tagli, in questo contesto, è quindi quanto meno azzardato.
Fondo non autosufficienza, non meno di 400 milioni. E vincolati. Sta molto attento alle cifre, invece, il comitato 16 novembre, sempre in prima linea nelle manifestazioni di piazza in difesa dei diritti giuridici ed economici delle persone con Sla e gravi disabilità. E torna a chiedere, tramite la portavoce Mariangela Lamanna, “un fondo per a non autosufficienza che non scenda sotto il minimo di 400 milioni, che sia vincolato nella misura del 40% per i disabili gravissimi e del 60% per i disabili gravi”. Una richiesta che è anche un monito: “Non devono esserci clausole o aggettivi tali da permettere di spostare questi fondi in altre direzioni: devono essere vincolati ad assegno di cura e assistenza indiretta: in altre parole, il disabile deve ricevere un emolumento economico per pagarsi la permanenza in casa propria – precisa Lamanna –. E’ chiaro però che per noi 400 milioni sono non un punto d’arrivo, ma la base da cui partire per gli anni successivi: sappiamo bene che si tratta di un investimento insufficiente”.
Incrementare la dotazione. E c’è un altro punto che Lamanna tiene a sottolineare: “Durante il nostro ultimo incontro il governo, tramite il ministro Delrio e i sottosegretari, si è impegnato non solo a mantenere stabile l'attuale dotazione del fondo, ma anche eventualmente ad incrementarla sulla base del piano nazionale per le non autosufficienze ad attuazione progressiva, da definire proprio in occasione della legge di stabilità. In questo modo – conclude Lamanna - si stabilirebbe a livello nazionale cosa fare, come e con quanti soldi, distribuendo equamente le risorse e destinandole alle finalità. Riteniamo quindi fondamentale che il governo mantenga quest’impegno”. (cl)