Statistiche di genere: un disegno di legge per avere più dati sulle donne
boxROMA - Rendere obbligatorio, per gli enti che producono statistiche, specificare (in gergo tecnico “disaggregare”) quali dati si riferiscano agli uomini e quali alle donne. Questo, in estrema sintesi, il disegno di legge del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) illustrato ieri alla presenza delle vicepresidenti del Senato Valeria Fedeli e della Camera Marina Sereni. Dietro quello che sembra un tecnicismo per addetti ai lavori si cela in realtà una potenziale rivoluzione nel modo in cui i decisori politici elaborano le loro scelte: poter valutare il loro diverso impatto su donne e uomini metterebbe in luce le molte disparità ancora esistenti, costringendo i governanti a tenerne conto.
Questa linea di pensiero si rifà al concetto di ‘gender mainstreming’ elaborato dall'Onu a partire dal 1985, vale a dire il processo di valutazione delle implicazioni per donne e uomini di ogni azione pianificata, in tutti i settori e a tutti i livelli. E' una strategia per fare in modo che entrambi i sessi possano beneficiare allo stesso modo dell'uguaglianza, con l'obiettivo finale di raggiungere la parità tra i sessi.
Antonio Marzano, presidene del Cnel, ha illustrato i contenuti di questa proposta: “Innanzitutto, il nostro disegno di legge prevede l'obbligo, per gli enti che partecipano alle statistiche nazionali, di rilevare, elaborare e diffondere dati relativi alle persone disaggregando uomini e donne. Il secondo punto rilevante – ha proseguito - è la realizzazione di indagini annuali, oltre a quelle obbligatorie, da svolgersi secondo un approccio di genere su una serie di macro aree tematiche quali la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, le violenze, la partecipazione sociale e politica, etc. Il terzo e ultimo punto - ha affermato - è l'istituzione di un comitato consultivo per le statistiche e le politiche di genere presso la presidenza del consiglio dei ministri, che dovrebbe svolgere un ruolo tecnico-operativo soprattutto per quanto riguarda la traduzione delle statistiche in norme. Ciò avviene già in altri Pesi europei, siamo in ritardo, su questa come su altre cose. L'obiettivo è fare in modo che tutti i soggetti che detengono responsabilità nei processi di decisione politica abbiano in mano questi elementi conoscitivi, con una valutazione sia prima che dopo il varo di una certa norma. Questo – ha concluso – è un possibile punto di svolta nella politica economica e sociale del nostro Paese”.
La vice presidente del Senato Valeria Fedeli ha ricordato come “questo disegno di legge coincide nella sostanza con quello che abbiamo presentato a luglio a firma di tutte le forze politiche presenti al senato, ma la cosa importante è che ci sia una convergenza nel merito. Spesso siamo di fronte ad analisi che mostrano come la disuguaglianza di genere sia, in tutti i campi, un freno alla crescita, anche economica, della società. Nelle decisioni pubbliche – ha continuato - bisogna interrompere le politiche neutre rispetto al genere: non si tratta solo di linguaggio, ci sono diseguaglianze reali, ad esempio all'interno della disoccupazione giovanile, che non restano ferme, ma tendono ad aumentare. Questa proposta cambia un Paese, non è solo per le donne”.
Marina Sereni, vice presidente della Camera, ha dichiarato che si impegnerà a fondo “perché questa proposta venga esaminata e approvata anche alla Camera”, e ha rinforzato il concetto espresso dalla vice presidente Fedeli, affermando che “avrà un grande impatto sulle politiche pubbliche, perché non riguarda solo le politiche di genere, ma tutto quello che dobbiamo andare a fare”.
La direttrice del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell'Istat, Linda Laura Sabbadini, ha sottolineato che “c'è una lunga storia di riflessione sulla questione delle statistiche di genere. Dobbiamo osservare che se passa questa legge esisterà una pari dignità delle statistiche di genere con quelle economiche. Questo è un punto di passaggio fondamentale: definiamo per legge non solo questa pari dignità, ma che la ricerca degli indicatori sensibili al genere è un aspetto fondamentale della ricerca statistica. Comunque –ha aggiunto - l'uso delle statistiche per valutare l'impatto delle leggi che potrebbero essere adottate è una rivoluzione, ma non è una cosa a costo zero, questo ve lo devo proprio dire. Spero che si faccia una riflessione seria dal punto di vista del finanziamento della legge stessa”. Secondo la senatrice Pd Rita Ghedini, seconda firmataria della proposta di legge presentata l'estate scorsa, per poter trovare il denaro con cui coprire i costi delle attività previste dal disegno di legge: “bisogna che nell'ambito della revisione della spesa pubblica si trovi il modo di spostare alcune risorse. Dubito che possano essere reperite risorse fresche da dedicare specificamente a queste attività, ma credo che possano essere mosse risorse di personale e di competenze che in questo momento sono destinate ad attività meno prioritarie. D'altronde, la revisione della spesa è anche oientare in modo più efficiente le risorse di cui la pubblica amministrazione già dispone”. Sulle tempistiche, la senatrice Ghedini ha affermato: “Lavoreremo per ottenere, entro i primi giorni del 2014, l'incardinamento congiunto (una sorta di fusione, ndr) del nostro disegno di legge con quello del Cnel, e la discussione in commissione -è assegnato alla prima Commissione del Senato- in tempi rapidi”. (Elisa Manici)