2 febbraio 2017 ore: 14:57
Immigrazione

Stop alle mutilazioni genitali femminili, mobilitazione sui social network

Il 6 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro questa pratica diffusa in numerosi Paesi del mondo. Le nazionalità in cui si riscontrano più casi di donne che da bambine hanno subito mutilazioni sono quella somala, nigeriana e burkinabé. ActionAid ha lanciato il progetto After, per sensibilizzare donne e comunità migranti
Foto Simona Ghizzoni/Zona Uncut 1

Etiopia. Foto Simona Ghizzoni/Zona

Etiopia. Foto di Simona Ghizzoni/Zona
Uncut 1

MILANO - Il 6 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Un fenomeno che riguarda anche l'Italia. Secondo uno studio condotto - dall'Università Bicocca di Milano, si stima che siano tra le 46 mila e le 57 mila le donne immigrate che hanno subito mutilazioni nel loro paese d'origine. Oltre il 60% proviene da Nigeria ed Egitto.

A queste si aggiungono le neocittadine italiane maggiorenni originarie di paesi dove la pratica esiste (quantificate tra le 11 mila e le 14 mila unità) e le richiedenti asilo. Le nazionalità in cui si riscontrano più casi di donne che da bambine hanno subito mutilazioni sono quella somala (83,5% delle donne intervistate appartenenti a quella comunità), nigeriana (79,4%), burkinabé (71,6%), egiziana (60,6%), eritrea (52,1%), senegalese (31%) e ivoriana (11%). L'indagine è stata condotta nell’ambito del progetto Daphne Mgf-Prev coordinato in Italia dall’Università degli Studi di Milano – Bicocca finalizzato alla stima della reale dimensione di questa pratica tra le comunità residenti nel nostro Paese. 

Somaliland. Foto di Simona Ghizzoni/Zona
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I risultati preliminari della ricerca sono stati presentati oggi in occasione dell’incontro organizzato a Milano da ActionAid in collaborazione con l’Associazione Culturale Zona e il Comune di Milano in vista della Giornata Mondiale contro le Mutilazione Genitali Femminili. Per l'occasione ActionAid promuove la mobilitazione online (hasthtag #endFGM). Testimonial, attivisti e influencer pubblicheranno sui loro profili social una foto con indosso il simbolo della campagna: un soffione viola "simbolo di libertà ed espressione del desiderio di lasciar andare il passato, permettere al presente di trasformarsi in un futuro libero da vincoli fisici ed emotivi", spiegano gli organizzatori. Aderiscono alla campagna di sensibilizzazione, tra gli altri, la Federazione Italiana Rugby. 

Kenya. Foto di Simona Ghizzoni/Zona
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Il rischio in Italia è che le famiglie immigrate portino le figlie bambine nel Paese d'origine per sottoporle alla pratica delle mutilazioni genitali. Per combattere questa forma di violenza, ActionAid ha lanciato il progetto "After" che prevede percorsi di empowerment per le donne e attività di informazione ed educazione per le loro comunità affinché rifiutino questa pratica: “Con questo progetto intendiamo sensibilizzare un più ampio pubblico in Europa sull’esistenza di un problema che spesso è percepito come lontano - spiega Beatrice Costa, responsabile programmi di ActionAid Italia-. Le parole chiave per contrastarlo sono servizi, informazione e prevenzione. Oltre al lavoro a diretto contatto con le comunità, insieme con i nostri partner svolgeremo attività di campagna rivolte alle istituzioni, con raccomandazioni per migliorare gli interventi di contrasto al fenomeno”. 

Kenya. Foto di Simona Ghizzoni/Zona
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È stato anche prodotto un cortometraggio "Uncut. La lotta delle donne contro le mutilazioni genitali femminili", realizzato dalla giornalista Emanuela Zuccalà e dalla fotoreporter Simona Ghizzoni con il supporto di ActionAid e grazie al contributo dello European Journalism Centre e della Bill & Melinda Gates Foundation. Il cortometraggio è parte di un progetto giornalistico multimediale sulle mutilazioni genitali femminili realizzato in collaborazione con Zona e ActionAid e premiato con numerosi riconoscimenti. (dp)

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