15 aprile 2016 ore: 17:46
Economia

Stop Ttip, un rapporto per capire gli effetti del trattato transatlantico

Elaborato dall’Osservatorio italiano su clima e commercio Fairwatch per la Campagna Stop Ttip Italia. La ricerca mostra in cinque punti l’impatto che il trattato avrebbe sul settore agroalimentare italiano

Roma – Il Ttip offrirà maggiori scelta ai consumatori? Le piccole e medie imprese italiane avranno dei benefici da questi accordi? Sono solo alcune delle domande contenute nel rapporto sui Ttip, il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, elaborato dall’Osservatorio italiano su clima e commercio Fairwatch per la Campagna Stop Ttip Italia. Una ricerca che risponde, attraverso i dati, alle cinque domande più diffuse sul trattato tra Usa e Europa che ridefinisce le regole del commercio mondiale.

Le esportazioni agroalimentari bastano ad assicurare la tenuta dell’agricoltura italiana? La risposta, secondo il rapporto, è negativa. Importiamo sempre più materie prime: la nostra dipendenza dall’estero per produrre carne, salumi, formaggi made in italy è vicina al 40 per cento. Abbiamo un deficit commerciale agroalimentare di -7.580 milioni di euro, che pesa sui guadagni delle aziende e sui salari dei lavoratori. Con il Ttip, gran parte delle tariffe di importazione che fanno sì che i prodotti Usa siano più cari di quelli europee si azzererebbero. Gli animali, la verdura, la frutta prodotta negli Stati Uniti entrerebbero nel nostro mercato a zero tasse.

Gli Usa sono il partner più interessante per l’agrifood italiano? La Sace, la società di Cassa Depositi e Prestit che assicura le esportazioni private afferma che non sono gli Stati Uniti il partner ideale. La maggior parte dei cittadini Usa non possono permettersi un prodotto italiano. Inoltre, l’export americano avrebbe l’effetto di ridurre i flussi di scambi tra i Paesi Ue fino al 70 per cento. L’Italia ridurrebbe le proprie esportazioni verso la Germania, principale mercato di sbocco.

La liberalizzazione offre maggiori opportunità di scelta ai consumatori? Secondo il rapporto la risposta è no. Quello che più limita il commercio agroalimentare tra Usa e Ue sono le regole sulla sicurezza alimentare. Norme che ad esempio vietano gli ormoni della crescita negli allevamenti, il lavaggio delle carcasse con gli acidi, l’utilizzo degli ogm. Con il Ttip queste regole cadrebbero. Gli Usa chiedono di mettere in piedi organismi transatlantici dove discutere e emanare nuove regole che avrebbero la stessa forza legale delle direttive europee. A questi organismi parteciperebbero solo la Commissione Ue, il mistero del commercio Usa e vari tecnici. Nessun eletto potrebbe controllare il funzionamento.

Il Ttip ci aiuterà a proteggere meglio i prodotti di qualità? La risposta è negativa. Con il Ttip solo 41 prodotti italiani su 269 attualmente protetti potranno essere riconosciuti come prodotti di qualità da Usa e Ue. Tutti gli altri potranno essere copiati.

Il Ttip è una occasione per le piccole e medie imprese del settore? No perché solo lo 0,7 per cento delle pmi europee esporta verso gli Usa e il valore dei beni e servizi esportati è inferiore al 2 per cento del valore aggiunto prodotto dalle pmi europee nel loro complesso. Le imprese alimentari italiane che esportano sono meno del 12 per cento, con un fatturato medio verso l’estero pari a circa un settimo delle loro vendite. Il resto viene venduto in Italia. Di fronte ad una concorrenza americana farebbero fatica a sopravvivere. Il 7 maggio movimenti, associazioni, sindacati e comitati, aderenti alla Campagna Stop Ttip, hanno organizzato a Roma una manifestazione per dire no al Ttip.   

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