8 luglio 2015 ore: 16:56
Economia

StopTtip Italia: “Brutta pagina per le istituzioni europee”

Associazioni e sindacati delusi dal voto dell’Europarlamento di oggi sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti. “Inascoltati quasi due milioni e mezzo di cittadini, né le centinaia di organizzazioni che chiedevano un ripensamento”
Mano con scritto StopTTIP

ROMA – "Una brutta pagina per le nostre istituzioni europee”. È duro il commento di Elena Mazzoni, coordinatrice della Campagna Stop Ttip Italia, sull’approvazione a larga maggioranza della relazione Lange sul TTIP, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, “nella sua versione peggiore” da parte dell’Europarlamento oggi a Strasburgo. Una decisione che lascia insoddisfatte le tante associazioni e sindacati che si erano schierate a sostegno di emendamenti al testo a favore della società civile. Tuttavia, le aspettative sono state deluse col voto di oggi. “Con una forzatura procedurale il presidente dell'Europarlamento, il socialdemocratico Shulz – spiega una nota della Campagna Stop Ttip Italia -, dichiara decaduto l'emendamento 40, l'unico che avrebbe permesso di far esprimere l'aula sull'arbitrato internazionale (Isds), su cui il gruppo socialdemocratico si era spaccato. Con un gioco di cavilli, l'Europarlamento evita lo scontro sull'Isds salvando il testo originale e la tenuta dei socialdemocratici, che si sarebbero spaccati pesantemente su un argomento tanto problematico”.

Per i coordinatori della campagna, “tutti gli emendamenti della società civile vengono sacrificati all'altare del grande compromesso Popolare-Socialdemocratico – aggiunge la nota -, nella peggiore tradizione europea delle Grandi coalizioni, garantendo così una cornice flessibile e assolutamente non problematica né vincolante alla Commissione europea, che potrà continuare esattamente come prima a negoziare con gli Stati Uniti un accordo a favore di pochi”.  Arbitrato, “tanto deprecato dai più” spiega la nota, che è stato “sostituito con una proposta generica su un meccanismo pubblico che risponderà, comunque, all'esigenza di far diventare leggi vincolanti (perché imporranno sanzioni economiche) delle norme di mercato, ritornando alla Lex Mercatoria medioevale”.

Altro emendamento a saltare, quello sulla Human Rights Clause, che avrebbe “anteposto la tutela vincolante dei diritti umani rispetto alle dinamiche di mercato – spiega la nota -. Resta un capitolo sullo sviluppo sostenibile solamente consultivo senza nessuno strumento impositivo. Viene bocciata la lista positiva per i servizi pubblici, che avrebbe permesso di scrivere nero su bianco i servizi che si vogliono mettere sul mercato, salvaguardando quelli non elencati. Viene bocciata la possibilità di inserire il riferimento a settori sensibili da escludere dal negoziato, come dovrebbe avvenire per alcune produzioni agricole, fortemente a rischio di estinzione”.

Per Mazzoni, “la forzatura compiuta dal presidente Schulz e avallata da socialdemocratici e popolari impedisce di trovare alternative a un compromesso al ribasso, insostenibile e assolutamente inaccettabile. Tuttavia i 241 voti contrari dimostrano come buona parte del Parlamento Europeo non abbia voluto rendersi complice di questo colpo di mano”. Nonostante il brutto colpo, però, la Campagna Stop Ttip Italia continuerà a sensibilizzare sul tema e la prossima settimana sarà al meeting di strategia delle reti Stop Ttip europee e statunitensi a Bruxelles, in vista della grande mobilitazione di ottobre contro il negoziato Ttip e alla ratifica del trattato Ceta, recentemente concluso con il Canada. “Continueremo, ora come non mai, a smascherare questo tentativo surrettizio di far passare come politica per il bene comune un trattato che parla ai soliti noti – spiega Mazzoni -. Del resto, il senso della discussione che si è svolta ieri ha dimostrato che le posizioni di Stop Ttip Italia si basano su dati di realtà, e non su miti come ha voluto far credere il viceministro Carlo Calenda e la Commissione europea". Per Monica Di Sisto, portavoce della campagna, "il Parlamento europeo ha perso una grande occasione per far valere le proprie prerogative. Non sono stati presi in considerazione i quasi due milioni e mezzo di cittadini che chiedevano ascolto, né le centinaia di organizzazioni, da Slow Food ai Sindacati europei per arrivare alle Acli che chiedevano un ripensamento”.  

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