28 aprile 2015 ore: 13:53
Disabilità

Storie di disabilità e lavoro: "Piazza Grande" in strada il primo maggio

Stefania è disabile e lavora al Centro documentazione handicap di Bologna come formatrice in un progetto di comunicazione della disabilità. È suo il volto sulla copertina del numero di maggio del giornale dei senza dimora
Piazza Grande BO maggio 2015 cover
Piazza Grande BO maggio 2015 cover

BOLOGNA – Stefania è diasbile e lavora come formatrice in un progetto di comunicazione della disabilità del Centro documentazione handicap di Bologna. La sua esperienza e quella dei suoi colleghi sono raccontate all’interno del giornale dei senza dimora Piazza Grande in un numero dedicato a lavoro e disabilità che sarà simbolicamente in strada il primo maggio. Titti, Mario, Mattias e Stefania conducono laboratori nelle scuole, alle elementari smontano fiabe e le rimontano con finali diversi, alle superiori smontano le aspettative mentre alle materne smontano e rismontano le carrozzine. Quello che sicuramente fanno in tutte le scuole è smontare stereotipi. “Facciamo alcuni incontri preliminari con gli insegnanti e decidiamo di non dire nulla alla classe – dice Mario – Per noi la prima reazione è importante perché cerchiamo di spezzare quelle forme di imbarazzo che spesso si creano. Giochiamo sui luoghi comuni legati alla sfortuna, ma togliendoci la maschera buonista”. 

La redazione di Piazza Grande è uscita anche fuori dal Centro documentazione handicap a cercare storie di disabili che sono riusciti a trovare il loro percorso lavorativo, più o meno accidentato. Tra loro c’è Fabrizio Marzetti, disabile che lavora per UniCredit. “Nel mondo del lavoro ho sempre ricevuto, sia da colleghi, sia dai direttori, attenzioni positive, anche se trovare lavoro non è stato assolutamente facile, sia per la mia disabilità sia per il luogo di collocazione”. 

Una voce critica sulla legge che regola l’inserimento lavorativo dei disabili è quella di Carlo Venturelli, disabile lavoratore del web a animatore dei social network. “Lo strumento della chiamata nominale privilegia chi ha una disabilità lieve, a discapito di chi ha problemi motori o relazionali gravi – dice – Il disabile quando trova un’occupazione è quasi costretto a tenersela, perché ha molte meno possibilità di trovarne un’altra. Bisogna scontrarsi con i pregiudizi e con una legislazione che forse non è adeguata. Si pensi che a tutt’oggi molte aziende preferiscono pagare multe anziché assumere un disabile”. 

Enrica Lenzi, storica presidente dell’Aias, approfondisce la denuncia delle condizioni attuali. “Ricordo benissimo le prime battaglie per l’inserimento lavorativo fatte qui, dagli anni Sessanta fino ai Novanta, e di tutte le risorse messe in campo: soldi, esperienza, formazione, tecnologica – dice – Oggi non è più così, mancano risorse e formazione specifica, gli enti locali non investono più, e poi sono le stesse famiglie ad aver perso la voglia di lottare”. (lp)

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