Stranieri, i “manovali” della criminalità: reati di droga e contro il patrimonio
ROMA - Commettono principalmente reati contro il patrimonio o legati allo spaccio di droga, ma in generale gli stranieri occupano, anche nella criminalità, posizioni di prevalente manovalanza commettendo crimini meno remunerativi, ma più visibili, o comunque diretti a procurare un vantaggio economico immediato. Una devianza, quella straniera, che va collegata alla precarietà delle condizioni di vita e patrimoniali e che si sviluppa soprattutto in strada o nei luoghi pubblici. Lo dice il XXIII rapporto Immigrazione della Caritas presentato oggi a Roma. Lo studio evidenzia che i dati sulle denunce, le detenzioni, distinte per tipologie di reati e nazionalità al primo gennaio 2013, non fanno registrare dei cambiamenti rispetto agli anni precedenti, se non una tendenza all’incremento tutto sommato contenuto che si è registrato sia fra le denunce ascritte agli stranieri (276.640 nel 2011) che al numero dei detenuti (23 mila) soprattutto se paragonati all’incremento della popolazione residente.
Stranieri e carcere. Quanto ai reati, se fra la popolazione carceraria complessiva prevale la commissione di reati contro il patrimonio (24,8 per cento), seguiti dagli illeciti in materia di droga (18,3 per cento), dai reati contro la persona e dalle violazioni della legge sulle armi; fra gli stranieri i reati sulla droga (26,6 per cento) prevalgono leggermente su quelli contro il patrimonio (25,1 per cento); seguono poi i reati contro la persona e quelli contro la pubblica amministrazione. La popolazione carceraria straniera è maggiormente concentrata in Lombardia, Lazio, Piemonte e Toscana (in cui vi è, invece, la maggior presenza di stranieri detenuti in regime di semi-libertà). Le nazionalità più rappresentate sono la marocchina (18,9 per cento), la romena (16 per cento), l’albanese (12,4 per cento) e la tunisina (12,2 per cento). Per le donne, la romena prevale anche fra le detenute, seguita dalla nigeriana.
Straniere vittime di tratta. Il rapporto mette anche in luce un fenomeno di cui gli stranieri, soprattutto donne, sono invece vittime: la tratta, che negli ultimi anni ha subito profondi cambiamenti. “Pur rimanendo la prostituzione forzata in strada la tipologia di tratta più visibile e conosciuta, nel corso dell’ultimo decennio, è progressivamente aumentato il numero di casi identificati di persone trafficate e sfruttate in altri ambiti, tra cui quelli economico-produttivi e, in particolare, in agricoltura, pastorizia, edilizia, manifatture, lavoro di cura – si legge nel rapporto - Nel corso degli ultimi anni, sono state registrate non solo nuove forme di tratta finalizzate all’accattonaggio forzato e ad attività illegali coercitive, ma anche casi di vittime soggette a sfruttamento multiplo”.
Ricordando una recente indagine condotta da Caritas Italiana e Cnca, lo studio ricorda che a essere coinvolte sono persone giovani, tra i 18 e i 25 anni mentre le minori sono circa il 4,5 per cento. I paesi di origine principali sono la Nigeria e la Romania, in costante crescita invece il Brasile, il Marocco, la Cina. Si registra, infine, il ritorno dell’Albania. Anche i luoghi di sfruttamento si sono moltiplicati in maniera esponenziale nell’ultimo decennio. Chi è costretto a prostituirsi ora si trova non solo sulla strada e nei classici luoghi al chiuso (appartamenti, hotel, night club), ma anche in aree di grande scorrimento e flusso (stazioni ferroviarie e della metro, bus terminal, centri commerciali, piazzole in prossimità degli ospedali o dei luoghi di reclutamento giornaliero di manodopera. (ec)