Straniero oltre il 10% degli occupati. Pesa la crisi: più permessi non rinnovati
ROMA - Hanno sofferto la crisi, sono maggiormente esposti a contratti brevi e a periodi di non lavoro o di lavoro irregolare e sono più presenti nei settori meno qualificati del mercato, dove le condizioni sono spesso peggiori di quelle dei lavoratori italiani. Tuttavia il Dossier immigrazione 2015 di Idos e Unar, presentato oggi a Roma, registra segnali di ripresa anche per gli stranieri.
Secondo l’Istat gli occupati stranieri nel 2014 sono 2.294.000 (1.238.000 uomini e 1.056.000 donne), più di un decimo degli occupati complessivi (10,3%), con un tasso di occupazione in leggero aumento (+0,2% in un anno). Tuttavia in 6 anni, a partire dal 2008, i lavoratori stranieri sono stati quelli che hanno subito maggiormente la crisi e il loro tasso di occupazione ha perso nel complesso 8,5 punti percentuali, a fronte di un calo, tra gli italiani, di 2,7 punti percentuali. Inoltre, nel primo trimestre 2015, l’occupazione torna a scendere (-0,4%) rispetto a un anno prima, a fronte di una crescita seppur lieve per gli italiani.
Sono 466 mila gli stranieri disoccupati, il tasso di occupazione è del 58,5% (55,4% tra gli italiani) e il tasso di disoccupazione del 16,9% (12,2% tra gli italiani). Da segnalare che i migranti senza lavoro calano nel Nord e nel Mezzogiorno mentre crescono nelle regioni del Centro. E, se negli anni passati l’aumento della disoccupazione straniera ha riguardato soprattutto ex-occupati, nel 2014 il lieve incremento è dovuto esclusivamente a chi è alla ricerca di prima occupazione (+18mila unità), soprattutto giovani. Aumentano anche gli stranieri che cercano lavoro da un anno e più (dal 49,7% del 2013 al 56,3%), .
La crisi non tocca tutti nello stesso modo. Situazione migliore per le comunità moldava, filippina e peruviana, a prevalenza femminile, mentre polacchi, romeni e indiani stentano a uscire dalla crisi. Albanesi e marocchini sono quelli più colpiti, ma vedono arrestare la caduta del tasso di occupazione, che resta comunque molto al di sotto di quello italiano. La ripresa è dovuta soprattutto alle donne: il tasso di occupazione femminile cresce in tutte le principali comunità, fatta eccezione per la Polonia e la Romania, mentre quello di disoccupazione cresce soltanto per albanesi e romene.
Crescono i permessi di soggiorno non rinnovati. Crisi e disoccupazione sono la causa dei 154.686 permessi di soggiorno, in prevalenza per motivi di lavoro e di famiglia, che, giunti a scadenza, non sono stati rinnovati: sono il 6,2% in più rispetto al 2013.
La qualità del lavoro. Continua a crescere la quota di stranieri occupati nei servizi. Più di un terzo svolge professioni non qualificate e quasi altrettanto quelle operaie, mentre solo 7 immigrati su 10 esercitano una professione qualificata: la situazione non cambia con gli anni di permanenza in Italia e anzianità lavorativa. Nel 2014 sono 940mila gli stranieri sovraistruiti, il cui livello d’istruzione è cioè più elevato di quanto richiesto dal lavoro svolto: sono il 41% del totale dell’occupazione straniera. “I lavoratori immigrati, più che una minaccia per l’occupazione degli italiani, sono un ammortizzatore sociale a loro beneficio: - si legge nel rapporto - accettano anche lavori non qualificati, sono più disponibili a spostarsi territorialmente, perdono più facilmente il posto di lavoro”.
In agricoltura, uno dei settori maggiormente esposti a sfruttamento, nel 2014 i lavoratori nati all’estero (tra cui è incluso un certo numero di italiani di ritorno) sono stati 327.495.
Crescono gli iscritti al sindacato. Nel 2014 sono poco più di un milione gli immigrati iscritti al sindacato, 50 mila in più rispetto all’anno precedente: rappresentano il 7,7% del totale e il 12,9% se si considerano solo i lavoratori attivi. L’organizzazione con il maggior numero di iscritti è la Cgil (408.344 tesserati), ma l’aumento registrato tra il 2013 e il 2014 sul totale degli iscritti alle quattro organizzazioni (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) è imputabile quasi esclusivamente alla Cisl. Più tesserati nell’area settentrionale, che raccoglie oltre la metà degli stranieri iscritti al sindacato; continua ad essere la Lombardia la regione con più iscritti, seguita dall’Emilia Romagna e Veneto.
I patronati. Svolgono un ruolo sempre più rilevante nell’intercettare i bisogni dei lavoratori stranieri e delle loro famiglie e nel supportarli, sottolineano gli osservatori e non stupisce se si pensa che più della metà delle pratiche relative a cittadini immigrati che vengono indirizzate ogni anno alle Questure e alle Prefetture è svolta dai patronati. Dal 2006, inizio della collaborazione con il ministero dell’Interno per la semplificazione dei procedimenti amministrativi, il Raggruppamento CePa (Centro Patronati) ha inoltrato circa 2,8 milioni di rinnovi e rilasci di titoli di soggiorno su un totale di poco più di 3,5 milioni di pratiche.