Stretta sui migranti irregolari, "tentativo goffo del Governo per recuperare consenso"
MILANO - Più controlli sugli immigrati irregolari e più espulsioni. È quanto dispone l'ultima circolare dell'anno firmata del capo della Polizia Gabrielli e ampiamente annunciata dal nuovo ministero degli Interni Marco Minniti. "Non è altro che un tentativo goffo e frettoloso del governo Gentiloni di recuperare il consenso perduto con il referendum costituzionale", commenta Maurizio Ambrosini, docente di sociologia dell'immigrazione all'Università statale di Milano. "Questa circolare è una sorta di invito al rastrellamento e alla deportazione – aggiunge -. È solo un'azione dimostrativa. Prenderanno qualche disgraziato per far vedere che espellono gli irregolari, ma gli immigrati che delinquono o sono veramente pericolosi rimangono". Non è dunque tenero il docente della Statale con le prime mosse del ministro Minniti sul fronte dell'immigrazione. "Il problema è che ora il ministro, che ha annunciato un giro in alcuni Paesi africani, dovrà convincere governi dittatoriali assai riluttanti a riprendersi i loro connazionali espulsi", aggiunge. Già perché le espulsioni sono possibili se i Paesi d'origine accettano.
Oltre che poco applicabile, la circolare del capo della Polizia è anche molto costosa. "Per far funzionare i Cie (dove vengono rinchiusi gli irregolari in attesa dell'espulsione, ndr) occorrono ingenti fondi - sottolinea Ambrosini - e anche aprendone uno per regione i posti non saranno sufficienti". C'è poi un problema di fondo. "Espellerli tutti non si riuscirà, costerà troppo e vanificherà gli investimenti nell’integrazione. Anche in questo caso, il mero annuncio di un impossibile cattivismo li spingerà verso la clandestinità e i circuiti dell’illegalità. Come ha proposto il prefetto Morcone (capo del dipartimento libertà civili del Ministero dell'Interno, ndr), sarebbe meglio pensare a un permesso umanitario almeno per coloro che hanno dato prova d’impegno nell’inserimento, imparando l’italiano, partecipando ad attività socialmente utili, frequentando corsi di formazione, cercando e trovando lavoro. Le espulsioni vanno mirate ai casi in cui servono effettivamente, non brandite al vento come una clava rivolta a un’improbabile ricerca del consenso perduto". (dp)