Strutture per anziani, il difficile rapporto con i familiari
ROMA – C'è una carenza di relazione, tra strutture per anziani e familiari: un rapporto che va implementato, ottimizzato e reso sistematico. E' quanto emerso dalla tavola rotonda che si è svolta oggi, nella seconda parte del Convegno “mySOLI: tecnologie di contrasto alla solitudine. Pratiche e riflessioni sugli anziani in case di riposo e Rsa”, presso il Centro Frentani di Roma. In particolare, Sebastiano Capurso, presidente di Anaste Lazio, ha evidenziato il problema delle competenze istituzionali: “Da un lato le strutture sanitarie, che fanno capo al sistema sanitario regionale e sono destinate agli anziani non autosufficienti – ha detto – Dall'altro le case di riposo per anziani autosufficienti, che hanno carattere sociale e sono di competenza dei comuni”. Altro problema è quello della mappatura di questi servizi: “Per quanto riguarda le strutture non sanitarie, gran parte di queste sono abusive – ha riferito ancora Capurso – e quindi sfuggono a qualsiasi tipo di mappatura”. Riguardo invece le strutture sanitarie, “dati e mappature esistono, ma non sono pubbliche e le regioni le tengono per sé. Di fatto – ha osservato Capurso, riferendosi al progetto 'mySOLI', a cui Anaste partecipa – ci stiamo attivando per raccogliere dati che esistono, ma sono tenuti nascosti”.
Capurso ha poi evidenziato i possibili benefici che possono derivare dall'adozione di questo sistema di comunicazione digitale all'interno delle strutture: “Particolarmente importante è la sua capacità di portare nella vita degli anziani in struttura momenti di vita esterni alla struttura stessa, con un flusso di informazioni dall'esterno all'interno che può avere un grande valore: penso alla condivisione di momenti familiari o che fanno parte della tradizione e della memoria dell'anziano, come la raccolta delle olive o i compleanni”. Un altro effetto non trascurabile è “la possibilità che questo sistema offre ai familiari di mantenere contatti con la comunità della struttura anche dopo il decesso del proprio caro: pensiamo ai compagni di stanza o ad altri ospiti dell'istituto con cui, negli anni, spesso di crea un legame anche forte, che è sempre difficile però mantenere”:
Sulla difficoltà che i familiari hanno di entrare in relazione con la struttura e con ciò che accade al suo interno si è soffermata Paola Ramoni, presidente del Comitato di partecipazione Cgil, Cisl e Uil della Rsa Villa Tuscolana. “Questo è un periodo molto brutto – ha raccontato – perché con l'affidamento della struttura a una grande cooperativa, si è perso il rapporto che prima avevamo con i gestori, fatto di incontri, di scambi, di condivisione. Ed è un problema grande, perché per i familiari è molto importante stare vicini ai propri cari, sapere come stanno, cosa mangiano ecc., ma oggi si vedono esclusi, per esempio, dall'accesso alla mensa”. Un problema condiviso e segnalato infine anche da Capurso, questo della “concentrazione delle Rsa nelle amni di quattro o cinque brandi gruppi nazionali”.
Il convegno si è chiuso con l'intervento di Giovanni Leonardi, direttore generale della ricerca e dell'innovazione in sanità del' ministero della Salute, che ha proposto una panoramica della situazione attuale delle strutture e dei servizi rivolti alla popolazione anziana in Italia oggi.