18 aprile 2017 ore: 14:46
Immigrazione

Studente marocchino a rischio espulsione, sit-in alla prefettura di Palermo

Il giovane, con una patologia psichiatrica, è stato rinchiuso in un Cie in attesa di essere rimpatriato. Ma questa mattina una manifestazione ha chiesto di annullare il provvedimento di espulsione. “Il diritto alla salute è al di sopra di tutto”
Sit in per giovane marocchina in Sicilia

PALERMO - No al rimpatrio del giovane marocchino con disabilità, da 10 anni in città, che ha bisogno di avere garantito il diritto alla salute. Con questo messaggio, si è svolto questa mattina il sit-in davanti alla prefettura cittadina organizzato da HRYO Human Rights Youth Organization. La manifestazione è sostenuta da un'ampia rete di oltre 100 realtà, tra cittadini e associazioni impegnate nel sociale, che chiedono il rilascio del giovane finito nel Cie di Caltanissetta a seguito di alcuni comportamenti legati alla patologia psichiatrica di cui soffre.
"Crediamo che sia ancora possibile impedire questa ingiustizia e speriamo che qualche attore istituzionale, in primo luogo il Ministero di Interno - scrive il comitato organizzatore -, intervenga immediatamente per sospendere e annullare il provvedimento di espulsione evitando così un rimpatrio altamente lesivo dei sui diritti fondamentali. Lo sradicamento dal contesto italiano in cui si era inserito, le evidenti difficoltà di riadattamento a cui andrebbe incontro in Marocco, l'impossibilità di avere un reale accesso ai trattamenti farmacologici nel suo paese e il trauma del rimpatrio forzato, sicuramente avranno un effetto devastante sulla salute psicofisica i cui esiti sono realmente difficili da prevedere".

A spingere il Ministero a firmare il decreto per il rimpatrio è stato un episodio accaduto la scorsa settimana alla mensa universitaria degli studenti, quando il ragazzo, iscritto a Economia e vincitore di borsa di studio adesso sospesa, è salito su un tavolo in evidente stato di agitazione. A seguito della crisi, aveva avuto una denuncia per procurato allarme, imputabile esclusivamente alla sua condizione di soggetto vulnerabile.
"C'è stato il rigetto del primo ricorso - spiega Marco Farina di HRYO Human Rights Youth Organization di Palermo - che ha convalidato il fermo e anche l'espatrio del ragazzo. Ora l'avvocato sta predisponendo un nuovo ricorso in Cassazione per bloccare il decreto per motivi di merito e non più sostanziali. Vuol dire che ci sono errori procedurali di fondo che non hanno tenuto in considerazione altri atti che attestavano la sua condizione di salute. Siamo comunque preoccupati per il giovane, bisognoso di una terapia che, in questo momento, dentro il Cie non riceve. Temiamo che possa avere delle crisi che potrebbero peggiorare il suo stato di salute, considerato che ha anche minacciato il suicidio nel caso di rimpatrio effettivo".

Nel corso della mattinata una delegazione è riuscita ad incontrare i funzionari della Prefettura che stanno provando a riesaminare la fase istruttoria del giovane.
Anche il sindaco di Palermo Orlando, presente questa mattina al porto per lo sbarco di 477 migranti, sostiene la situazione del giovane. "Sono in contatto con l'avvocatessa che segue il ragazzo - afferma il sindaco - che so che si sta spendendo mediante ricorso per garantire il diritto alla sua salute. In queste ore, inoltre, ci si sta muovendo con le prefetture di Palermo e Caltanissetta per capire - nonostante i provvedimenti - come sbloccare la situazione. Prima di agire in altro modo il giovane deve assolutamente riprendere la sua terapia che faceva  in città da 6 anni".
"Questo provvedimento dello Stato essendo altamente discriminatorio - aggiunge Fausto Melluso di Arci Palermo - sta, purtroppo, innescando ulteriori chiusure di certa opinione pubblica che non fanno certo bene al Paese. Non si può confondere la pericolosità sociale e terroristica con una patologia clinica di tipo psichiatrico. Il diritto alla salute è al di sopra di tutto. Uno Stato laico e democratico è quello che si prende cura delle persone italiane e straniere che hanno uno stato di vulnerabilità forte, mettendole in condizioni di dare il proprio contributo alla società".

"Espellere una persona che deve essere curata è un atto inaccettabile - ha aggiunto Daniele La Barbera, psichiatra e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell'Università di Palermo - le cui conseguenze, per altro, possono essere gravissime, proprio perché si tratta di un soggetto psicologicamente fragile. Addolora che un soggetto affetto da un disturbo psichico debba ancora oggi essere considerato socialmente pericoloso piuttosto che bisognevole di cure".
Al fine di sostenere il giovane si è creata spontaneamente una rete di solidarietà formata da associazioni e singole persone, a cui è possibile aderire inviando un messaggio alla pagina di H.R.Y.O. o scrivendo una mail a info@hryo.eu.b . (set)

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