Su Mondo e Missione faccia a faccia tra Tonio Dell'Olio (Pax Christi) e Giorgio Vittadini (CdO)
Il presidente della CdO ritiene, invece, che “rifugiarsi in un generico terzomondismo vuol dire abbracciare un manicheismo buonista che vede nell’altro l’origine del male, identificando nell’altro questo male. È una lettura vecchia della realtà che cancella quarant’anni di magistero della Chiesa, attento a cogliere le sfumature evitando di identificarsi in schieramenti confusi e generici”. “Dove sono finiti i pacifisti impegnati per il bene del mondo? Dove sono finite le bandiere arcobaleno della pace, che hanno rappresentato anche un buon affare? – si chiede Vittadini -. Sono finiti insieme ai teorizzatori dell’esportazione della libertà a colpi di cannone”. La situazione attuale – analizza – “è peggio di 3 mesi fa. Tutta l’area mediorientale sembra sconvolta. Ha rialzato la testa il fondamentalismo islamico, anche a colpi di nuovi tragici attentati; l’Iraq sta diventando sciita mentre prima ci convivevano altre religioni. Nel mondo ci sono oltre 50 guerre in corso, e in molte zone del pianeta, da tempo, i cristiani sono perseguitati (Libano, Sudan) senza che il movimento pacifista se ne sia mai accorto”. Ad avviso di Vittadini “c’è una maggiore fonte di preoccupazione: tutti quei Paesi musulmani moderati, che erano tradizionalmente alleati dell’Occidente, oggi sono a rischio e in difficoltà, appaiono come i più esposti agli attentati del terrorismo. Non si è mai guardato invece all’insegnamento del Magistero della Chiesa, alla politica ispirata di quarant’anni che è stata l’unica a riuscire a far convivere diverse religioni e a far valere le ragioni della diplomazia. Un insegnamento che hanno seguito, nel passato, molti statisti europei e italiani in particolare, con una accorta cooperazione internazionale in tutto il Medio Oriente. Perché non si ritorna a questa politica? La superficialità e la rozzezza con cui si è mossa l’Amministrazione americana – rileva - si sta rivelando un boomerang per l’America e per tutto l’Occidente”.
Come valorizzare la carica di idealità emersa, specie da parte dei giovani che spesso appaiono molto distanti dalla politica? “Meglio che nel passato dobbiamo imporre alle istituzioni politiche un’agenda delle priorità che ha nome di popoli come Sudan, Congo, Sierra Leone, Colombia, Venezuela, Pakistan, Afghanistan… e si può leggere sotto la lente del debito estero, delle istituzioni economiche internazionali, della riforma democratica delle Nazioni Unite, del disarmo, del commercio delle armi - osserva Dell’Olio -. In secondo luogo il popolo della pace deve imparare a ottimizzare il proprio peso specifico e fare del lavoro in rete una ricchezza. Per ultimo direi che la gente che frequenta le chiese brill