26 aprile 2017 ore: 13:02
Giustizia

Suicidi in carcere, ecco le Linee guida della Sicilia per la prevenzione

Dall’accoglienza alla gestione del disagio, fino al monitoraggio e alla valutazione degli interventi: sono le nuove linee guida del programma operativo di prevenzione del rischio autolesivo e di suicidio nelle carceri contenute nel decreto firmato dall’assessore alla Salute Gucciardi
Suicidi in carcere. Ragazzo appoggiato al muro

PALERMO - Dall’accoglienza alla gestione del disagio, fino al monitoraggio e alla valutazione degli interventi. Sono le nuove linee guida del programma operativo di prevenzione del rischio auto-lesivo e di suicidio nelle carceri presente nel decreto firmato dall’assessore alla salute della Regione Siciliana Baldo Gucciardi.

“Il decreto nasce dall’esigenza di fronteggiare un fenomeno che presenta numeri preoccupanti negli ultimi anni. Basti pensare – sottolinea l’assessore Gucciardi – che nel 2016 si sono registrati in tutto tre suicidi all’interno delle carceri siciliane e nei primi tre mesi del 2017 sono già stati due. Inoltre, in questi primi tre mesi del 2017 sono venti i tentativi di suicidio e circa duecento i casi di autolesionismo".

Le linee guida, dunque, recepiscono le indicazioni del legislatore degli ultimi anni e la Sicilia è tra le prime Regioni d’Italia ad avere firmato il decreto col quale si presenterà al tavolo del Consiglio dei ministri della prossima settimana – spiega l’assessore Gucciardi –. Si tratta di un provvedimento doveroso. Il carcere rappresenta un momento doloroso, nel quale la dimensione umana può non trovare un’adeguata risonanza in un contesto per sua natura omologante. Alle eventuali forme di patologia pregresse del soggetto, infatti, spesso si aggiungono altre forme di disagio determinate dalla condizione di vita imposta dalla privazione della libertà. Considerata, dunque, la significatività della percentuale di persone detenute portatrici di disagio psichico, corre l’obbligo di una pronta presa in carico al fine di fronteggiare adeguatamente i rischi di auto-lesione e di suicidio”. 

Dopo la firma del decreto, le aziende sanitarie, in collaborazione con tutti gli operatori penitenziari che a diverso titolo interagiscono con il detenuto, dovranno approntare percorsi di prevenzione e diagnostico-terapeutici da avviare già nella fase di ingresso nell’istituto penitenziario della persona reclusa.

Ecco nello specifico le linee strategiche stilate nel provvedimento. Accoglienza, prevenzione e prima gestione del detenuto con disagio psichico a rischio suicidio. In questa fase è fondamentale provvedere con immediatezza all’acquisizione di notizie sul soggetto anche attraverso il contatto diretto con la famiglia e distinguere i vari profili con cui il disagio mentale può manifestarsi al primo ingresso (dai soggetti con evidenti disturbi psichici a coloro che comunicano l’intenzione di suicidio al momento dell’ingresso nell’istituto). Coordinamento efficace ed efficiente dello staff multidisciplinare e degli operatori coinvolti nell’accoglienza e nella gestione dell’eventuale disagio psichico con rischio di suicidio. Lo staff multi-professionale impegnato nella gestione del detenuto è composto da personale di polizia penitenziaria, medico, infermiere, psichiatra e psicologo. In questa fase è decisivo il percorso di formazione. Il personale, infatti, deve essere adeguatamente motivato e formato e scelto secondo criteri di idoneità; gestione operativa del disagio psichico e del detenuto. In questa fase la presa in carico del soggetto presuppone una valida interazione tra gli operatori sanitari e gli operatori penitenziari. Un’interazione tesa a individuare aspetti caratteriali connotati da fragilità cronica e insorgenza di criticità in ordine psicologico. Tutto questo al fine di rimuoverne, nei limiti del possibile, le cause e predisporre gli interventi più idonei dal punto di vista sanitario, farmacologico, trattamentale e di custodia. Interventi urgenti in caso di episodio auto-lesionistico, tentativo di suicidio e suicidio. Nei casi di autolesionismo, bisogna procedere subito all’attività di pronto soccorso, alla quale deve seguire un’immediata valutazione psicologica. Nei casi di suicidio, invece, bisogna attivare le procedure specifiche volte a ricostruire e documentare l’evento e identificare i fattori che hanno portato al suicidio. Fondamentale anche preoccuparsi di un’eventuale ricaduta che il suicidio può avere sugli altri detenuti soprattutto nelle quattro settimane successive all’episodio. Monitoraggio e valutazione dei risultati ed eventuale rimodulazione critica delle azioni intraprese. (set)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news