Suicidio, in Italia meno casi degli altri paesi europei. Più a rischio gli over 65
ROMA - Meno suicidi in Italia che in Europa, ma tra i giovani causano un decesso su 8. Su scala globale, l'Oms stima che quasi 800 mila persone muoiono per suicidio ogni anno e nei giovani tra i 15 e i 29 anni il suicidio rappresenta la seconda causa di morte. Questi i dati contenuti nel rapporto Istat "La salute mentale nelle varie età della vita".
In Italia, nel 2015, si sono verificati 3.988 decessi per suicidio con un tasso pari a 6 per 100 mila abitani. Questo valore risulta tra i più bassi in Europa dove il tasso medio è di 11 decessi per 100 mila. Con valori di poco inferiori a quelli di Regno Unito e Spagna, il nostro Paese si posiziona al terzultimo posto prima di Cipro e Grecia, e mantiene tale posizione per entrambi i generi. Tuttavia tra la popolazione anziana (65 e più) il rischio di suicidio aumenta anche in termini relativi, con livelli superiori a quelli di Irlanda, Grecia, Regno Unito, Cipro e Malta. Il suicidio resta comunque nel nostro Paese un'importante causa di mortalità tra i più giovani. Con un tasso di 4,3 decessi per 100 mila residenti, i suicidi rappresentano quasi il 12% dei decessi tra i 20 e i 34 anni (oltre 450 decessi). Inoltre, per le età intermedie (35-64 anni), si è registrata una sensibile crescita del rischio di mortalità per suicidio dal 2008 che ha visto il suo picco nel 2012, con un tasso di 8,5 decessi per 100 mila (e una successiva diminuzione fino a 7,6 nel 2015). Ma l’età più a rischio di suicidio resta sempre quella degli ultrasessantacinquenni, con un tasso pari a 10,5 per 100 mila persone e marcate differenze di genere (19,0 per gli uomini e 4,0 per le donne). A tutte le età esistono importanti differenze di genere a svantaggio degli uomini (10 per 100 mila) rispetto alle donne (3 per 100 mila). Per quanto riguarda le differenze territoriali, la ripartizione con i tassi più elevati di mortalità nel 2015 è il Nord-est con 7,6 decessi per 100 mila abitanti, quella con i tassi più bassi (4,7) è il Sud (valori confermati anche utilizzando il tasso standardizzato di mortalità che elimina l’effetto delle differenze di età nella popolazione).
Nella mortalità per suicidio si osservano importanti differenze socioeconomiche: il rischio di suicidio è 1,4 volte superiore nelle persone con al massimo la licenza media inferiore rispetto ai laureati (rapporto tra tassi standardizzati), di poco superiore al differenziale stimato per la mortalità per tutte le cause (1,3). Tali differenze hanno la stessa entità in tutte le ripartizioni geografiche ad eccezione del Sud (dove il rapporto tra tassi è pari a 1,3) e sono molto più elevate per il genere maschile (1,6). Circa 1 caso su 5 (3.981 decessi) di tutti i decessi per suicidio registrati nel periodo 2011-2015 presenta una morbosità associata rilevante, che si osserva soprattutto al crescere dell’età e nelle donne: la proporzione di suicidi con morbosità associata è del 26% nelle donne e del 17% negli uomini. In 1.243 casi di suicidio è presente una malattia fisica e in 2.738 casi si segnala la presenza di malattie mentali (principalmente depressione e ansia). Nelle donne è maggiore la proporzione dei suicidi con menzione di malattie mentali, specialmente nelle classe di età 35-64 anni (22% rispetto a 12% degli uomini) e in quella 65 e oltre (20% contro 10%). Minori differenze di genere si osservano nel caso delle malattie fisiche, che si presentano in proporzione simile tra maschi e femmine.