Suicidio nel Cpr di Torino, il caso arriva in Parlamento. Palazzotto: “Lamorgese chiarisca”
ROMA - Il caso del suicidio di Musa Balde nel Centro per il rimpatrio (Cpr) di Torino arriva in Parlamento. Il deputato di Leu, Erasmo Palazzotto, ha depositato un’interrogazione a risposta scritta alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese “per sapere quali iniziative intenda assumere affinché si faccia chiarezza su quanto di gravissimo è accaduto”. Il ragazzo, 23 anni, originario della Guinea, era stato trasferito nel Cpr nelle delicate ore successive alle sue dimissioni dall’ospedale dopo un pestaggio in strada a Ventimiglia. Per questo Palazzotto chiede se risulti alla ministra “che lo stesso giovane abbia ricevuto adeguata assistenza dal punto di vista medico-psicologico e legale attraverso chiare informazioni sull’esercizio dei propri diritti in materia di protezione internazionale, anche in quanto vittima di violenza”.
Musa Balde si è suicidato con un lenzuolo nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino, dove da giorni era rinchiuso in isolamento sanitario sabato scorso. Il giovane qualche settimana prima era stato vittima di un violento pestaggio, testimoniato anche da un video, da parte di 3 italiani armati di spranghe e bastoni per le vie di Ventimiglia, per un presunto tentativo di furto di un cellulare. Dopo l’aggressione il ragazzo era stato trasportato in ospedale e poi, appurato che era sprovvisto della documentazione necessaria a giustificare la sua presenza sul territorio italiano, era stato trasferito presso il Cpr di Torino. “Il Garante per le persone private della libertà Mauro Palma, così come riporta il sito online Redattore Sociale, ha ribadito anche in questa circostanza l'inadeguatezza dei Cpr e in particolare la struttura di Torino ad accogliere persone fragili e vittime di violenza - si legge nell’interrogazione -. il suicidio di Musa Balde pone diversi interrogativi sia rispetto all’idoneità del centro ad accogliere un ragazzo che si stava riprendendo da un’aggressione sia se lo stesso sia stato preso in carico come persona fragile e quindi quale tipo di assistenza abbia realmente ricevuto”. Palazzotto ricorda che, come riportato da Redattore sociale per i casi di ‘isolamento sanitario’ nel Cpr di Torino viene utilizzato il cosiddetto ‘Ospedaletto’, costituito da un unico corpo di fabbrica suddiviso in 12 locali di pernottamento con una capienza pari a 24 posti. “La Prefettura competente avrebbe assicurato che questi ambienti vengono riservati esclusivamente alle persone trattenute che presentano particolari esigenze, che la collocazione avviene sotto continua sorveglianza medica e che gli unici casi di persone trattenute collocate in tali ambienti per ragioni ‘non sanitarie’ sono ascrivibili a soggetti che ne fanno espressa richiesta e comunque sempre per motivi legati alla tutela della loro incolumità fisica - aggiunge il deputato di Leu -. Il Garante per le persone private della libertà ha sollevato molteplici criticità sulla struttura chiamata “Ospedaletto” e ha mosso diversi rilievi dai quali emergono le numerose difficoltà a garantire un’effettiva sorveglianza sanitaria da parte del personale preposto e una condizione detentiva considerata “inaccettabile” che si sviluppa in un contesto “disumanizzante”, dove l’accesso ai diritti di cui le persone trattenute sono titolari passa attraverso la demarcazione fisica della relazione di potere tra il personale e lo straniero ristretto che versa in una situazione di inferiorità. A questo si aggiunge la prassi di utilizzare gli ambienti dell’isolamento sanitario anche per altri scopi riconducibili a ragioni di sicurezza e mantenimento dell’ordine per cui il ricorso all’isolamento per ragioni sostanzialmente disciplinari senza una specifica disciplina giuridica che definisca la procedura con le dovute garanzie di contraddittorio, i tempi di durata della misura e la possibilità di ricorso è molto critica e presenta profili di inaccettabilità”.
Secondo Palazzotto “Musa Balde, da vittima, nonché testimone di violenza subita e potenziale richiedente asilo, tenuto anche conto del Paese di provenienza è stato trattato come straniero da espellere senza nemmeno considerare i rischi ai quali veniva esposto con il rimpatrio in Guinea ed è stato trattenuto in un Cpr inadatto a prendere in carico situazioni del genere”.