Summit Ue-Africa, Oxfam: "Migrazioni fenomeno da gestire, non calamità"
ROMA – Un’occasione “storica” per affrontare le cause strutturali delle migrazioni verso l’Europa. È questa per Oxfam l’opportunità offerta ai leader europei e africani attesi al summit sulle migrazioni de La Valletta. Un fenomeno, quello migratorio verso l’Europa, che negli ultimi 15 anni ha visto morire oltre 31 mila persone, di cui 24 mila nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e che ha visto l’Unione europea destinare, sempre nello stesso periodo, una cifra pari a 11 miliardi di euro per le espulsioni. Senza contare i circa 16 miliardi spesi dagli stessi rifugiati nel tentativo di raggiungere i confini europei. “Per questo motivo – spiega una nota dell’Oxfam -, l’Ue deve porre al centro della discussione la tutela dei diritti umani, rinunciando a una politica unicamente concentrata su chiusura delle frontiere e sicurezza”.
Tra le iniziative previste dal summit, spiega l’organizzazione, c’è anche il lancio del nuovo Fondo fiduciario per l’Africa dell’Unione europea. “Un piano che Oxfam accoglierebbe con grande soddisfazione se le risorse stanziate fossero davvero destinate ad affrontare e risolvere le questioni della povertà, della disuguaglianza e dei conflitti in Africa – spiega l’organizzazione -. I fondi dovrebbero servire per costruire scuole e ospedali e non per contenere la mobilità delle persone con filo spinato o check-point”. Per Sara Tesorieri, policy advisor di Oxfam per le migrazioni in Europa, “le persone sono più importanti dei confini. Nonostante i dati drammatici sul numero di migranti morti in viaggio verso il nostro continente, ancora decine di migliaia di persone intraprendono rotte mortali in Mediterraneo e nei Balcani, in cerca di un futuro e in fuga da guerre e fame. L’Europa deve capire che la libera circolazione delle persone non contraddice, né mette a repentaglio sviluppo e ricchezza. La Valletta è il luogo dove trovare soluzioni concrete e smettere di parlare”.
Nel dibattito sui costi che comportano i flussi migratori, però, secondo Oxfam si sottovaluta l’impatto positivo degli stessi. “Una ricerca di Oxfam, elaborata con Adeso e con il Global Center on Cooperative Security, mostra come l’immigrazione possa avere un impatto positivo sull’economia – spiega l’organizzazione -, con chiari benefici nei paesi ospitanti in termini di mercato del lavoro, tasse, contributi sociali e crescita economica. Uno studio della Oxford University suggerisce, inoltre, come la crescita dei livelli di sviluppo comporti un maggiore, e non un minore, grado di mobilità”. Per questo, spiega Elisa Bacciotti, direttrice campagne di Oxfam Italia, i leader europei e africani “devono iniziare a guardare alle migrazioni come ad un fenomeno da gestire, non come una calamità o come a un fenomeno da ignorare o da combattere. Occorre analizzare meglio il vasto e variegato insieme delle cause che spingono le persone a lasciare il proprio paese: guerre, regimi repressivi, ma anche gli effetti del cambiamento climatico e la povertà. Chiediamo ai leader europei di ascoltare le voci e le storie delle persone che assistiamo ogni giorno: non sono invasori, sono persone in fuga per la vita”
Per Oxfam, il vertice di Malta è una occasione importante per definire le priorità per il futuro. “Ci aspettiamo che l’Europa, e l’Italia, non sprechino l’occasione data da questo summit in una discussione sul contenimento dei flussi migratori - prosegue Bacciotti -, ma la utilizzino per impegnarsi a risolvere alcuni dei problemi (le siccità e la perdita di terre coltivabili, la mancanza di servizi sanitari e di opportunità di istruzione, i conflitti armati e il commercio incontrollato di armi leggere e pesanti) che riducono le opportunità di vita dignitosa e costringono sempre più persone a scappare dai propri paesi di origine, affrontando viaggi che mettono a rischio la loro vita. La promessa del governo italiano di aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo rivolto all’Africa è un buon inizio, ma chiediamo che a questo impegno venga dato seguito senza condizionalità che obblighino i paesi africani a fare la guardia ai confini dell’Europa”.