Svizzera, stretta sui frontalieri: "i lavoratori italiani hanno ruoli importanti"
MILANO - "I frontalieri italiani non solo fanno i lavori che gli svizzeri rifiutano, ma dato che sono bravi ora hanno ruoli importanti anche in settori più appetibili, come il commercio o quello bancario". Luisa Seveso si occupa per le Acli di Como di quei migliaia di lavoratori che ogni giorno, all'alba, attraversano il confine tra Italia e Svizzera (complessivamente sono circa 62 mila). Non nasconde la sua irritazione per l'esito di ieri del referendum "Prima i nostri" in Canton Ticino, che ha visto la vittoria dei Sì (58%). La consultazione è stata promossa dall'Udc, partito della destra nazionalista, e dalla Lega dei ticinesi. Il risultato impegna le autorità elvetiche a istituire per legge una corsia preferenziale nelle assunzioni per i residenti in Svizzera. "Gli attacchi ai frontalieri risalgono alla notte dei tempi -sottolinea Luisa Seveso-. E questi sono i risultati del predominio della Lega in Canton Ticino".
"In passato le leggi svizzere prevedevano che un imprenditore potesse assumere un frontaliere se non c'era disponibilità tra i residenti - ricorda Luisa Seveso -. Queste norme sono decadute dopo che sono stati firmati gli accordi tra Svizzera e Unione europea sulla libera circolazione di uomini e merci. E da allora il numero dei lavoratori stranieri è decisamente aumentato. Ma, attenzione, in Svizzera si può licenziare molto facilmente. Quindi chi ha il posto di lavoro vuol dire che è capace. Altrimenti lo mandano a casa. Ed è per questo che molti italiani riescono a ottenere impieghi di tutto rispetto". I promotori del referendum, però, sostengono che i frontalieri sono disponibili ad accettare salari bassi. "Vero, ma la colpa non è certo loro - sostiene Luisa Seveso -. Nella perfetta Svizzera in realtà ci sono molte cose che non funzionano. E una è sicuramente il sistema dei contratti. Tutto è affidato alla trattativa tra imprenditore e lavoratore. Non ci sono contratti collettivi. Non sono previsti salari minimi. Lo scandalo sta quindi nel fatto che gli imprenditori, non tutti, propongono stipendi troppo bassi per il tenore di vita in Svizzera e non ci sono leggi che mettano dei paletti".
Nell'immediato l'esito del referendum non ha effetti pratici. Anche perché qualsiasi provvedimento legislativo che crei una preferenza sui lavoratori elvetici contrasterebbe con gli accordi Svizzera - Ue. Come ha subito ricordato il ministro degli esteri italiano, Filippo Gentiloni in un tweet: "Se sarà negata la libera circolazione ai lavoratori italiani, diventano a rischio i rapporti tra Svizzera e Ue". "Noi per ora cerchiamo di lavorare quotidianamente per la tutela dei diritti dei frontalieri -aggiunge Luisa Seveso-. Deve poi intervenire la politica, in particolare il nostro Governo. A Roma non conoscono bene i problemi di questi lavoratori. Nei prossimi mesi verrà istituito presso il ministero degli Esteri un gruppo di lavoro e speriamo che possa dare frutti e tutelare i frontalieri". (dp)