Tanti sindaci a Milano per promuovere la raccolta firme contro la Bossi-Fini
MILANO - Sono 107 i sindaci che finora hanno aderito alla campagna "Ero straniero. L'umanità che fa bene", nata per chiedere una nuova legislazione sull'immigrazione. Oggi si sono dati appuntamento a Milano, nella sede della Città metropolitana, per promuovere la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare che porti al superamento della Bossi - Fini. "La situazione che si è venuta a creare non è più accettabile -ha detto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori-. Abbiamo leggi e un sistema di accoglienza che crea irregolari. Queste persone arrivano nel nostro Paese rischiando la vita e possono solo presentare una richiesta d'asilo che, nella stragrande maggioranza dei casi, viene respinta". La proposta di legge (promossa, oltre che dai sindaci, da decine di sigle del terzo settore, del volontariato e della società civile) mira a creare nuovi canali di ingresso regolari, in particolare prevede l'istituzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro. "È una proposta che valorizza la laboriosità - ha aggiunto il sindaco di Bergamo -, perché permette a chi vuole venire in Italia per lavorare, di entrare regolarmente, cercare un impiego e, se non lo trova, di tornare nel proprio Paese".
Molti dei sindaci che hanno aderito alla campagna parteciperanno anche alla marcia del 20 maggio "Insieme senza muri", che si terrà a Milano promossa dal Comune. Sono previste oltre 10 mila persone e i sindaci verranno con i gonfaloni. La Lombardia è una delle Regioni che finora ha accolto più profughi. Il governatore Roberto Maroni ha più volte minacciato di tagliare i fondi ai comuni che accolgono profughi. Ma su una parte dei sindaci queste minacce e pressioni non hanno avuto successo. "Dobbiamo riformare completamente il sistema d'accoglienza perché è basato sull'emergenza - ha aggiunto Arianna Censi, vice sindaco della Città metropolitana di Milano -. E la gestione in emergenza è costosa e dispendiosa, con il rischio di non risolvere i problemi". "Non è buonismo il nostro - ha sottolineato Angela Fioroni, segretaria di Legautonomie -. Abbiamo bisogno di migliorare la vita delle persone dei nostri territori così come quella dei migranti che arrivano. Chi ha la responsabilità di governare a livello locale sa che i problemi vanno affrontati e risolti. Non servono le polemiche né alimentare le paure delle persone".
E non mancano, in Lombardia, esperienze di comuni che si sono uniti per meglio gestire l'accoglienza dei migranti. In provincia di Varese, 30 sindaci hanno dato vita alla "Rete civica dell'accoglienza". "Il nostro scopo è scambiarci informazioni, condividere buone prassi -spiega Silvio Aimetti, sindaco di Comerio-. E facciamo fronte nei confronti della Prefettura. Perché noi siamo disponibili ad accogliere, ma si può farlo se si lavora con le associazioni del territorio, se si spiega ai cittadini che cosa accadrà. Dobbiamo evitare che il Prefetto sia costretto, per motivi d'urgenza, ad imporre l'accoglienza in un Comune. Per questo bisogna lavorare insieme e creare una cultura dell'accoglienza". A Legnano, dal 2014, 11 comuni collaborano per l'accoglienza dei profughi, gestendo insieme corsi di italiano, formazione professionale, progetti di avvio al lavoro e coinvolgendo il volontariato locale. (dp)