5 novembre 2020 ore: 11:12
Giustizia

Teatro e carcere, a Zishan Ugurlu il Premio Gramsci 2020

di Teresa Valiani
Boom di presenze online da Italia, Spagna, Portogallo, Stati Uniti e Brasile per il XXI Convegno su I Teatri delle Diversità. Minoia: “E’ stata una vera e propria azione di resilienza”
Zishan Ugurlu

URBANIA (PU) - “Il Convegno ‘a distanza’ si è manifestato come una vera e propria azione di resilienza: in pochi giorni dal momento in cui abbiamo annunciato la diretta internet abbiamo ricevuto oltre cento iscrizioni arrivate da Italia, Spagna, Portogallo, Stati Uniti e Brasile”. Vito Minoia, presidente del Coordinamento nazionale Teatro in Carcere, racconta così la cerimonia per la quinta edizione del Premio internazionale Gramsci che si è tenuta nell’ambito del XXI Convegno su ‘I teatri delle diversità’, quest’anno dedicato al tema ‘Dialoghi tra pedagogia, teatro e carcere’.

L’evento, promosso in rete con un vero e proprio studio di regia allestito a Pesaro, ha visto il riconoscimento assegnato a  Zishan Ugurlu che dal 1995 lavora come artista teatrale a New York (Stati Uniti) e in ambito internazionale. Attrice e regista del La MaMa Theatre e membro della Great Jones Repertory Company, Zishan Ugurlu si è esibita con il suo gruppo in numerose produzioni teatrali internazionali, ha partecipato a diversi film, tra i quali The Letter, presentato al Festival di Cannes, e al cortometraggio Dog Race presentato agli International Film Festival.

Coinvolgendo ripetutamente i propri studenti, dal 2008 ha sviluppato diverse sperimentazioni di formazione teatrale negli istituti penitenziari statunitensi - si legge in una nota del Premio -, vivendo un’esperienza ravvicinata e intima con il fenomeno dell’incarcerazione di massa in America. Dall’Arthur Kill Correctional Facility di Staten Island, al carcere di massima sicurezza di Sing Sing ad Ossing (New York), inaugurando attività laboratoriali anche al Metropolitan Correctional Center di Manhattan. Si è specializzata in programmi di ricerca con sperimentazioni inedite di insegnamento di regia, dando l’opportunità a diverse persone di raccontare le loro storie in un ambiente intimo attraverso l’accettazione della vulnerabilità, con analisi dettagliate del comportamento umano e della natura del processo di scelta”.

Raggiunta a Instanbul, da dove collegata in remoto con New York insegna ai propri studenti e dirige teatralmente il proprio gruppo,  Zishan Ugurlu, ha dichiarato: “Questo riconoscimento rappresenta per me un grande privilegio. Fin dal principio, le mie convinzioni sulla giustizia sono state parte integrante del mio lavoro; il solo fatto di essere stata scelta in virtù di ciò rappresenta un opportuno richiamo alla nostra comune passione e all’urgenza con cui dobbiamo portarla avanti. Il pubblico ministero durante il processo a Gramsci disse ‘per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare’. La forza di questa citazione sta nella rivelazione della profonda paura che è propria di coloro che vorrebbero estirpare i germogli del progresso umano. È un tema ricorrente nella storia; in quanto artisti esistiamo e il nostro lavoro creativo nasce in un contesto di speranza affinché si realizzi la nostra visione di un presente e di un futuro migliori. Per questo motivo, credo nell'intersezione tra teatro, pedagogia e carcere. Essendo una delle istituzioni più corrotte, obsolete e opprimenti del mondo moderno, non c'è simbolo migliore del carcere per rappresentare la paura della liberazione delle persone”.

Il Premio Internazionale Gramsci per il teatro in carcere è stato istituito nel 2016 dalla Rivista europea “Catarsi, Teatri delle diversità”, fondata all’Università di Urbino nel 1996 da Vito Minoia ed Emilio Pozzi. Mentre la giuria è stata composta da Giulio Baffi (presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), Alejandro Finzi (drammaturgo, Università Nazionale del Comahue/Argentina), Valeria Ottolenghi (critico teatrale, membro del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere) e Mariano Dolci (burattinaio, già docente di Teatro di animazione all’Università di Urbino).

Valeria Ottolenghi ha ricordato quanto siano importanti ogni anno il dialogo e la cooperazione internazionale che il convegno riesce a esprimere. Mentre Minoia, direttore anche dalla Rivista Europea Catarsi-Teatri delle diversità all’Università di Urbino, ha sottolineato quanto “la forte partecipazione a questa edizione a distanza ci incoraggi ad andare avanti con i nostri propositi nel tentativo di coniugare prospettive etiche ed estetiche con un rinnovato impegno morale e civile. Una altissima qualità è stata espressa in tutti gli interventi programmati in questa XXI edizione dell’evento che ha dato i natali a gennaio 2011 al Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere e nel 2019 all’International Network Theatre in Prison. A dicembre avremo l’onore di illustrare il lavoro avviato in ambito internazionale, a partire dal Premio Gramsci, nell’edizione speciale dell’Assemblea Generale ITI-Unesco programmata tramite Web dall’organizzazione mondiale delle Performing Arts”.

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