Tecnologia nemica, per i ciechi “anche radio e tv diventano off-limits”
ROMA – “Siamo arrivati ad un punto in cui un cieco non riesce più nemmeno ad utilizzare autonomamente la radio o la televisione, apparecchi che spesso rappresentano la vita per un non vedente visto che sono una compagnia fondamentale per alleggerire il peso emotivo della cecità”: ad attaccare la sempre maggiore complessità della tecnologia, con “software per laureati in materia” e “nemmeno l’ombra di una guida vocale” è il neo presidente dell’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti, Mario Barbuto, che spiega come l’avanzare della tecnologia non sempre renda la vita più facile a chi ha problemi di vista. Colpa della scarsa attenzione all’accessibilità, perché – indipendentemente da “software più umani” – la “semplicissima soluzione” della guida vocale basterebbe per superare la gran parte dei problemi. Eppure, dice Barbuto, non si può solo sperare nell’attenzione altrui: “Per prima cosa servirebbe una legge che tuteli in maniera ferrea la condizione dei disabili”, un po’ come negli Usa fa l’“Americans with Disabilities Act”.
boxQualche appunto il presidente dell’Uic lo fa anche sull’utilizzo di alcuni fra gli strumenti più importanti per le persone cieche e ipovedenti: il Braille da un lato e l’audio dall’altro. “L’editoria Braille – dice Barbuto - richiede tanto tempo e tanto denaro”, ed è per questo che sempre più velocemente si sta sviluppando l’editoria audio, ad iniziare dal successo degli audiolibri. “L’idea di sostituire interamente il Braille con l’audio – precisa Barbuto - è però impraticabile: l’audio può essere applicato a letture non scientifiche, ma nel momento in cui ci si trova ad affrontare testi tecnici, o tabelle con dati numerici, il solo audio - a meno di non disporre di una capacità mnemonica eccelsa - risulterebbe poco funzionale”.
Il Braille ha ancora un futuro, dunque, ma non per tutto: “Trovo francamente risibili le pubblicazioni di informazione in Braille”, dice il presidente Uic riferendosi a quotidiani o più in generale pubblicazioni di stretta attualità. “Con i tempi di stampa che richiede il Braille ed i tempi necessari alla distribuzione, le notizie non possono che giungere a destinazione già più che decotte: in questo senso l’unica via percorribile è a mio parere quella del web e dell’audio-web in particolare”. E lo stesso portale Uic, attraverso il servizio “Values” mette a disposizione tutti i giorni per tutti gli iscritti certificati, le versioni audio delle edizioni quotidiane delle maggiori testate. Riguardo al web, “è importante evidenziare – dice Barbuto – che esistono software in grado di supportare contemporaneamente Braille e sintesi vocale, rendendo così possibile sia il mantenimento del Braille sia il risparmio di quelle risorse che un’editoria periodica cartacea richiede”. Quindi il web e certi software “illuminati” rappresentano presente e futuro.
Con un’attenzione specifica per la scuola e l’editoria scolastica: “I tempi sono da rivedere, perché oggi i docenti hanno la possibilità di decidere i libri di testo fino alla fine di maggio, il che significa che gli editori di libri scolatici in Braille hanno a disposizione solo tre mesi, e quelli estivi, per preparare i testi degli studenti non vedenti”. Un tempo che, secondo Barbuto, è “chiaramente insufficiente”.