Telelavoro per disabili e caregiver: lettera a Virginia Raggi
- ROMA – 89 progetti di telelavoro per un totale di circa 400 dipendenti capitolini: è quanto prevede il Piano per l'utilizzo del telelavoro di Roma Capitale, redatto già diversi mesi fa ma ancora tutto da realizzare. I progetti sono infatti in corso valutazione. Ed è a quei progetti che guarda con interesse Rosa Mauro, disabile e caregiver per suo figlio autistico, che proprio in questi giorni ha scritto alla sindaca Virginia Raggi, per sollecitare l'approvazione e la realizzazione di questo piano.
“Le confesso che era proprio a questi progetti che aspiravo, quando il 26 ottobre scorso ho firmato per il mio contratto, essendo risultata idonea a un concorso pubblico svolto quattro anni fa. In quel momento ho subito chiarito – sia alle risorse umane, sia poi al mio municipio – che volevo avvalermi della possibilità del telelavoro, per una serie di motivi personali e familiari”: oltre ad avere una disabilità visiva e motoria, “che non mi permette l'autonomia negli spostamenti”, Rosa è mamma di Giovanni, “un ragazzo con autismo che ha bisogno che stia a casa il pomeriggio. Ma gli orari di lavoro terminano più tardi di quando lui torna”.
Rosa, laureata in lettere, è risultata idonea al concorso per istruttori Urp e redattori di pagine web, destinato alle categorie protette: “ mi sembra davvero assurdo che non sia stato previsto, per i vincitori con disabilità, un telelavoro che tenesse conto delle particolari condizioni individuali. Confesso che mi sentivo quasi certa di avere i requisiti per chiedere il telelavoro. Mi ha quindi molto sorpreso sapere che attualmente il telelavoro è iniziato solo per due dipendenti e che addirittura, allo stato attuale, è sospeso”.
Il telelavoro, insomma, a Roma non decolla: eppure, potrebbe essere una preziosa risorsa per l'inclusione lavorativa, facilitata peraltro dalle nuove tecnologie. “Io stessa ho presentato al mio Municipio un programma in cinque punti di telelavoro, a partire da uno sportello telematico dedicato alle persone con disabilità come me e alle loro famiglie”. Ma molte sono le mansioni che Rosa Mauro e tanti come lei potrebbero svolgere facilmente a distanza, tanto che “il mio municipio si è dichiarato disposto e anzi felice di poter usare le mie competenze in modalità di telelavoro. Mi chiedo quindi chi stia tenendo ferma questa importante alternativa lavorativa”.
Un'occasione persa, insomma, dal momento che “molte persone, me compresa, stanno aspettando di rendersi utili alla comunità, con le loro competenze, lavorando adeguatamente con il telelavoro. Io, per esempio, anche in questo momento sto telelavorando: sto per completare questo testo, poi lo invierò via mail a diversi indirizzi: e questo sarà possibile farlo anche se io sono qui e il destinatario in un’altra città. Da tempo, inoltre, telelavoro gratuitamente per due onlus – occupandomi principalmente di web e social, con i miei dispositivi”.
In questo momento Rosa non sta lavorando: “Sono in malattia, perché è inverno e non riesco a stare sei ore in ufficio, ho chiesto il part time e il telelavoro. Oltre al problema delle mie patologie, c'è il fatto che non posso recarmi autonomamente in ufficio, quindi dovrei pagare qualcuno che mi accompagni tutti i giorni. E poi devo tener conto delle esigenze di Giovanni, che quando torna a casa da scuola deve trovarmi”. Ecco quindi l'appello accorato alla sindaca Raggi: “ attuare quei progetti, permettere a me e ad altre 399 persone di cominciare a telelavorare, sarebbe sicuramente un cambiamento auspicabile anche in tempi brevi. Mi è stato detto che ci vorranno almeno nove mesi: Ma nove mesi ci vogliono per un bambino! Un progetto di telelavoro ci deve mettere molto meno! Mi permetta quindi di dimostrarle il mio vero valore e quello dei miei colleghi, che attendono l’entrata di Roma nel mondo lavorativo del futuro”. (cl)