Terremoto, 600 mila litri di gasolio donati agli agricoltori. Sfollato 1 animale su 2
SAN SEVERINO MARCHE (MC) - Seicento mila litri di gasolio donati agli agricoltori per consentire a 800 aziende agricole gravemente danneggiate dal terremoto di svolgere i lavori estivi nei campi in quella che è definita “una situazione drammatica che però non ha scoraggiato gli operatori”. L’iniziativa arriva da Coldiretti, Consorzi Agrari d’Italia, Eurocap Petroli e Consorzio Cooperativo Finanziario per lo Sviluppo mentre nelle aree colpite dal terremoto è crollato del 15 per cento il raccolto di grano “per effetto congiunto del maltempo e della riduzione dei terreni seminati dopo le scosse” e la produzione di latte è calata del 20 per cento anche per stress, decessi e chiusura delle stalle.
La stima è contenuta in un report di Coldiretti che oggi ha chiamato a raccolta a San Severino Marche oltre 100 agricoltori arrivati da Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. L’evento è stato organizzato alla Fattoria Fucili per festeggiate la prima volta delle mietitrebbie sui campi del dopo terremoto in quella che sarà ricordata come la prima raccolta delle “spighe della rinascita”: del grano e dell’orzo seminati dopo le scosse che hanno devastato un territorio a forte vocazione agricola. L’occasione anche per fare un bilancio sulla situazione nelle campagne a 10 mesi dalle prime scosse che hanno distrutto case rurali, stalle, fienili, magazzini, laboratori di trasformazioni e strade rurali ma anche svuotato interi paesi facendo crollare le vendite agroalimentari.
Sfollato un animale su 2. “A quasi 10 mesi dalla prima scossa – si legge nel report di Coldiretti - sono ancora sfollati quasi la metà degli animali sopravvissuti che non possono essere ospitati nelle stalle provvisorie realizzate e rese operative al 55 per cento del fabbisogno”. Anche per i fienili provvisori la percentuale si ferma al 53 per cento di quelli necessari nelle campagne “dove durante l’inverno si è verificata una strage di oltre 10 mila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto delle scosse e del maltempo. Ora negli allevamenti bisogna fare i conti con il caldo che aumenta lo stress a cui sono sottoposti da mesi gli animali all’aperto o sotto tendoni privi di sistemi di refrigerazione e con difficoltà anche per garantire la disponibilità di acqua dove ancora non sono stati completati gli allacci. Il risultato è un crollo nella produzione di latte, ma a soffrire sono anche le pecore e i maiali e il pollame con un calo nella deposizione delle uova”.
La situazione. Sono 292 mila ettari i terreni agricoli coltivati nei 131 comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5 per cento). “Quasi la metà del terreno agricolo per un totale di circa 140 mila ettari è coltivato a seminativi - precisa la Coldiretti -, dal grano duro per la pasta all’orzo per la birra artigianale, dal farro all’avena, dai girasoli alle lenticchie e agli altri legumi. Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65 mila bovini, 40 mila pecore e oltre 11mila maiali dai quali scaturisce anche un fiorente indotto agroindustriale. Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne, ma a pesare sono anche gli andamenti sfavorevoli di mercato.
Una situazione che non ha scoraggiato agricoltori e allevatori che tra mille difficoltà sono riusciti a garantire la produzione della maggior parte delle tipicità delle zone terremotate: dalla pregiata lenticchia di Castelluccio con la nuova produzione presto in arrivo, al ciauscolo, il caratteristico salame spalmabile marchigiano, seppur con un calo di produzione stimato nel 15 per cento, a causa del crollo dei laboratori di trasformazione. Lo stesso discorso vale per il pecorino dei Sibillini, per il quale le quantità sono calate del 10-15 per cento. Ma non mancano all’appello neppure altre specialità, come la patata rossa di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo, il prosciutto di Norcia Igp e la cicerchia”.
I danni. “Nelle aree rurali terremotate – si legge nel report - si contano danni diretti e indiretti per 2,3 miliardi tra strade e infrastrutture, case rurali, stalle, fienili, magazzini, ma anche stabilimenti di trasformazione, rivendite, macchine agricole, macchinari di lavorazione e animali morti e feriti ai quali vanno aggiunte le perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio per la fuga dei turisti e dei residenti. In difficoltà anche le piccole strutture di trasformazione artigianali, dal latte alla carne fino alle conserve, che non hanno voluto delocalizzare sulla costa, ma che lottano per garantire la continuità nella produzione”.
A questo si aggiunge l’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, “e la fuga dei turisti che ha messo in grave difficoltà le aziende agricole. Solo il 57 per cento degli agriturismi danneggiati dal sisma ha ripreso l’attività, anche se la maggioranza si sta attrezzando per la stagione estiva. Un ostacolo è rappresentato dal mancato ripristino di alcune reti viarie, come la strada che collega Norcia a Castelluccio, frequentatissima nel periodo della fioritura”.
“Occorre accelerare nel completamento delle strutture provvisorie necessarie alla sopravvivenza delle aziende e alla ripresa del lavoro e dell’economia del territorio” ha ribadito il presidente Roberto Moncalvo sottolineando che “nell’immediato occorre un impegno a livello di promozione per riportare i turisti italiani e stranieri in queste aree”.
La testimonianza. Francesco Fucili, dell’omonima fattoria che ha ospitato l’evento: “Quella di oggi è stata una iniziativa che ci ha colpito profondamente. E’ stato molto emozionante poter raccogliere il frutto del lavoro messo a dimora mentre la terra continuava a tremare, perché le semine di questo grano e di questo orzo sono state fatte tra la fine di ottobre e i primi di novembre, dopo le scosse che ci hanno cambiato la vita. Siamo riusciti ad andare avanti grazie alla solidarietà, arrivando oggi a iniziare la trebbiatura con un orzo che sta producendo parecchio e un grano duro che si prospetta di ottima qualità. Nei prossimi 15 giorni si ultimeranno le trebbiature poi inizieremo la lavorazione dei terreni per rimettere a dimora foraggi e cereali, senza ulteriori costi anche grazie al gasolio che ci è stato donato: un’iniziativa che nelle nostre campagne non si era mai vista. Non ci siamo demoralizzati con le scosse, non lo faremo adesso. Anzi, ci siamo rimboccati le maniche e con le raccolte di questi giorni siamo ancora più ottimisti per il futuro”. (Teresa Valiani)