Terremoto: basta attese, nelle Marche la prima stalla “fai da te”
- OFFIDA (AP) - “Ero stanco di aspettare una consegna che non arrivava mai, allora la stalla me la sono costruita da solo, con l’aiuto dell’equipe di Coldiretti. All’inizio non ci volevo credere, mi pareva impossibile che si riuscisse a tirare su tutto in 20 giorni. Invece ce l’abbiamo fatta e adesso i miei animali sono al sicuro. E’ stato un bellissimo lavoro di squadra, ho visto una collaborazione eccezionale”.
La prima stalla “fai da te” del dopo terremoto arriva dalle Marche, Offida (Ascoli Piceno), uno dei comuni del cratere, e segna il punto di non ritorno in una ricostruzione che azzera le attese e si affida alla solidarietà e alla competenza delle associazioni di categoria. Perché almeno un allevatore su 3, rivela un’indagine di Coldiretti, sta seguendo lo stesso percorso “per salvare mucche e pecore lasciate all’aperto a causa degli inaccettabili ritardi nell’arrivo delle strutture provvisorie annunciate”.
La storia apripista è quella di Vincenzo Massi e delle sue mucche “da sfilata”: 14 capi di razza bovina marchigiana certificata da riproduzione che nel corso degli anni hanno vinto numerosi premi, grazie ad esemplari da concorso richiesti dalle stalle di tutta Italia. Un’azienda, la sua, che ha puntato tutto sulla qualità: uno dei tori allevati è tuttora al primo posto della speciale top ten nazionale per la qualità della razza marchigiana.
Ma nella vita dell’allevatore il terremoto è entrato pesantemente: la casa lesionata, la stalla inagibile, un fienile crollato, le riserve di fieno inutilizzabili, gli animali messi a rischio e sopravvissuti “solo grazie alla campagna di solidarietà ‘Dona un ballone’ promossa dalla Coldiretti e che ha visto arrivare centinaia di quintali di fieno necessari a non far morire di fame le mucche”. E poi la paura di nuovi crolli e la neve di gennaio a rendere impossibile anche la quotidianità ristretta nella roulotte, divisa con la mamma di 77 anni.
“Viviamo in roulotte dal 24 agosto - racconta Vincenzo - e con la neve è stato terribile. Gelo, giorno e notte, abbiamo passato giorni con la febbre a 39, senza corrente, il terremoto che non dava tregua, fuori le mucche che rischiavano di morire”. E poi le promesse delle nuove stalle che non arrivavano mai, che non sono mai arrivate. Fino alla decisione di costruirsene una da solo. “Davanti ai ritardi nell’arrivo delle stalle provvisorie promesse dalla Regione Marche - spiega la Coldiretti -, e visto il pessimo stato di quelle poche arrivate, tra teloni strappati e allagamenti, l’allevatore non ci ha pensato due volte e ha deciso di ricorrere all’ordinanza ‘azzera burocrazia’ (la numero 5), che consente agli agricoltori di costruirsi da soli le strutture. Grazie al pressing di Coldiretti per rendere fruibile la possibilità, nel giro di 20 giorni è stata realizzata la stalla provvisoria che consente di tenere gli animali al riparo, con il sostegno di professionisti messi a disposizione dalla Coldiretti Ascoli Fermo. Una svolta che apre la strada ai tanti altri allevatori che vogliono utilizzare questa opportunità provvedendo in proprio alla costruzione delle stalle”.
“Nell’area del cratere, l’inverno climatologico - ricorda la Coldiretti - è finito con solo 33 stalle in grado di ospitare gli animali sulle 1400 necessarie e si è dovuto cercare una strada alternativa per salvare gli allevamenti dopo una strage di 10 mila animali. La costruzione in proprio delle stalle da parte degli allevatori è una possibilità prevista dall’ordinanza 5 del decreto terremoto che sino ad oggi è rimasta sostanzialmente inapplicata a causa dei troppi vincoli a partire da quello che impone strutture similari a quelle dei bandi, mentre basterebbe dare un tetto massimo di spesa e permettere agli allevatori di costruirsi la stalla provvisoria più adatta alle loro esigenze. E lo stesso dovrebbe valere per i moduli abitativi per gli agricoltori. Una necessità, perché ad oggi per colpa della burocrazia quasi 9 animali ‘sfollati’ su 10 (l’85%) non possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse”.
Nel futuro degli allevatori, il rispetto dei tempi e una maggiore attenzione alle esigenze del settore. “Per dare risposte concrete occorre anche – sottolinea Coldiretti – accelerare nella realizzazione delle stalle provvisorie previste con i nuovi bandi regionali, in parallelo alle stalle ‘fai da te’. Nel lungo periodo, bisogna poi intervenire sulle Ordinanze 8 e 13 che prevedono il rafforzamento, la riparazione e ricostruzione degli immobili, estendendone l’arco temporale di intervento agli eventi sia sismici che calamitosi di gennaio 2017. Ma sono urgenti anche il ripristino delle reti viarie e misure concrete di sostegno alle imprese terremotate. Dal pagamento degli aiuti comunitari relativi al piano di sviluppo rurale dell’Unione Europea fino a quelli previsti dalle misure straordinarie per il mancato reddito degli allevamenti, per garantire liquidità e far fronte dai danni subiti.
Per il rilancio delle aree colpite sono inoltre – aggiunge la Coldiretti – necessarie massicce misure di sostegno con sgravi fiscali per famiglie, imprese e per chi investe nelle aree terremotate, oltre a incentivi per accelerare la ripresa e i flussi turistici, con la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche e un sostegno ai consumi dei prodotti delle aree colpite. Intanto è positiva la decisione di riconoscere il danno indiretto per tutti gli agriturismi nelle province colpite dal sisma”.
“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”. (Teresa Valiani)