Terremoto: casette, eventi e aiuto al commercio con i ragazzi de "La Via del Sale"
CITTAREALE – 270 mila euro di donazioni raccolte, ad oggi. 21 casette semimobili consegnate ad altrettanti nuclei familiari. Una “vera” casa in costruzione per la famiglia di una bambina disabile. Un bando lanciato in queste ore con 10 mila euro destinati a sostenere la ripresa di una attività commerciale Un fitto programma di eventi estivi per contribuire a rilanciare il territorio e, nel futuro, progetti a sostegno delle comunità colpite dal sisma. Sono partiti con molto entusiasmo e poche speranze e hanno raccolto risultati insperati, bruciando sul tempo tutte le promesse disattese dall’annunciata ricostruzione. “La Via del Sale Onlus” non è un’associazione di adulti -con anni di esperienza alle spalle, ma una realtà che si è creata nelle ore successive alla scossa del 24 agosto 2016. Composta da un gruppo di ragazzi, originari e residenti tra Cittareale e Leonessa, in provincia di Rieti, che hanno superato la paura e la disperazione dei primi momenti e unito volontà ed energia per aiutare il proprio territorio a rimettersi in piedi.
Nel nucleo originario dell’associazione, una trentina di giovani e giovanissimi: il più piccolo ha 8 anni, il più “vecchio” 40, il presidente 18. “Un gruppo di ragazzi – spiegano in un video - che si trovavano insieme soprattutto in estate e che si sono trovati sul territorio il giorno del terremoto. Tra noi c’è sempre stato un forte senso di comunità e nelle comunità ci si aiuta”.
Elisa Aloisi, 18 anni, vive a Cittareale, frequenta il liceo scientifico ed è presidente della Onlus. Valerio Capraro, professore associato alla facoltà di economia all’università del Middlesex è il suo vice. Luca Francucci, studente di Scienze economiche, è il tesoriere, Claudia Cannaviccio, dipendente pubblica e mamma di un bambino di 7 anni è la responsabile delle attività, Marco Margarita, laureato in giurisprudenza, è il responsabile Eventi mentre Roberto Viola si occupa del web. Ad Eleonora Rossetti, studentessa di scienze della Comunicazione, che gestisce il ristorante di famiglia (mamma romana e papà leonessano) il ruolo di responsabile della comunicazione.
“Proprio in questi giorni – racconta Eleonora – abbiamo consegnato la ventunesima casetta. Con le donazioni siamo riusciti finora a raccogliere 270 mila euro. Un risultato inimmaginabile. Quando siamo partiti col progetto nessuno di noi sperava tanto”. La voce al telefono è quella di una ragazzina, ma il tono e la sicurezza raccontano tutto il vissuto di questi mesi. La sua vita da universitaria è stata interrotta violentemente 9 mesi fa e da allora, come molti suoi compagni del gruppo, agli esami e alle lezioni alterna le riunioni dell’associazione. Sul suo tavolo, accanto ai libri, ci sono le pratiche per i permessi, le fatture degli acquisti, i contatti forniti dalle decine di telefonate che ogni giorno la onlus riceve da chi ha bisogno di aiuto.
“Avremmo potuto portare molte più casette – spiega - ma tanti cittadini, con i ritardi che si sono accumulati, hanno iniziato a provvedere da soli e le scorte dei fornitori sono terminate in più di un’azienda. L’associazione continua a ricevere richieste, solo ieri ne sono arrivate 6. E dietro ogni richiesta non c’è una persona ma un’intera famiglia. Avevamo programmato di gestire il progetto ‘Una casetta per Amatrice’ fino alla primavera perché questa era la data fissata per la consegna delle strutture provvisorie. Poi avremmo smontato i moduli che sarebbero stati rivenduti per investire il ricavato in altri progetti. Ma le cose sono andate diversamente e dobbiamo andare avanti”.
Il progetto era nato con l’obiettivo “di fornire un alloggio decoroso a tutti quei nuclei famigliari che, in attesa delle strutture abitative di emergenza del governo (scadenza fissata a marzo 2017), rischiavano di trascorrere l’inverno in locali senza riscaldamento, se non addirittura in tenda. Per far fronte a questa emergenza, abbiamo cercato di raccogliere donazioni a blocchi di 10 mila euro per poter comprare moduli abitativi semi-mobili usati di circa 40mq (due camere, due bagni, cucina abitabile, riscaldamento), nei quali sistemare le famiglie che ne avevano bisogno”.
I post e i video sul sito dell’associazione viaggiano al ritmo di 6 mila visualizzazioni e, visto l’altissimo numero di donazioni, evidentemente sono riusciti a fare centro. “Ci siamo trovati a intervenire nella periferia del terremoto – spiegano i ragazzi -, dove, purtroppo, le istituzioni sono arrivate un po’ meno e con un bel po’ di ritardo. Noi siamo più giovani, siamo arrivati prima!”.
Il rapporto con le istituzioni? “E’ iniziato in modo caotico – racconta Eleonora -, Ricordate la prima casetta che volevano far demolire per abuso edilizio? Per fortuna, anche con l’aiuto dei media, da quel caso in poi nessuno ha più bloccato il progetto. In questo periodo stiamo studiando con le altre associazioni i piani di emergenza, per capire cosa non ha funzionato nell’immediato e cosa si può migliorare”. “Facciamo tutto con piacere perché c’è il piacere di tornare nei nostri paesi, di vedere che le persone che conosciamo hanno un tetto, seppur provvisorio, sulla testa. Ma all’inizio è stato diverso: c’era l’emergenza, c’era la frenesia. Poi, con i mesi che passavano, il pensiero è stato: io mi sto sacrificando, sto sacrificando il mio studio, il mio lavoro e la mia vita al di là di questa situazione, perché qualcuno non sta facendo il proprio lavoro. Qualcuno che è responsabile, che è retribuito e ha sicuramente più competenze di noi. In un primo momento si viveva con più spensieratezza, adesso siamo arrabbiati. Veramente tanto arrabbiati”. (Teresa Valiani)