23 agosto 2017 ore: 13:46
Società

Terremoto centro Italia, un anno dopo. Gli agricoltori e la solidarietà degli italiani

La Croce Rossa italiana invita a un giorno di pausa sui social con la campagna “Il 24 agosto rimango #insilenzio”, il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha annunciato che non rilascerà permessi stampa per l’ingresso in città dalla serata di oggi a tutto domani. La doppia beffa degli agriturismi
TerremotoCentroItalia. Stalla Arquata (foto2)

- ARQUATA DEL TRONTO - La Croce Rossa italiana invita a un giorno di pausa sui social con la campagna “Il 24 agosto rimango #insilenzio”, il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha annunciato che non rilascerà permessi stampa per l’ingresso in città dalla serata di oggi a tutto domani, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), a un anno dalla sequenza sismica Amatrice-Visso-Norcia domani mattina aprirà le porte al pubblico e ai giornalisti per presentare “i risultati del lavoro svolto durante questi mesi, in cui sono state registrate più di 74 mila terremoti nell’area interessata, monitorando, ogni giorno, la più importante sequenza sismica in Italia dal terremoto del 1980 in Irpinia e Basilicata”. Mentre il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, promuove in quel che resta del borgo l’evento “E guarderemo ancora le stelle brillare, in una Notte di Agosto” che prenderà il via alle 23 di oggi con una fiaccolata verso Pescara del Tronto a cui seguirà la veglia fino alle 3.36: il momento in cui, un anno fa, l’Appennino centrale si è fermato.
A 12 mesi dalla prima, grande scossa i territori martoriati dal sisma presentano ancora ferite profonde, sia in termini di ricostruzione che di rilancio dei borghi. Ma ai ritardi accumulati dalla macchina statale ha fatto eco la risposta energica dei privati e della solidarietà.

A presidiare anche le più piccole frazioni e le zone periferiche dei comuni dei crateri, in questo anno appena trascorso sono rimasti soprattutto gli agricoltori e gli allevatori: persone, in molti casi anziani, che non avrebbero potuto, nemmeno volendo, lasciare le loro terre e i loro animali. Pena: la totale distruzione del lavoro di tutta una vita.
“E il loro sforzo – commenta Francesco Fucili, presidente Coldiretti Marche – è stato premiato perché da una nostra recente indagine è risultato che più di un italiano su 3 (36 per cento), tra quelli che hanno deciso di fare visita alle aree colpite dal terremoto durante l’estate 2017, ha portato sulla propria tavola prodotti ‘terremotati’. Mentre non si è mai fermato il forte flusso di richieste partito già con i cesti natalizi e proseguito con i regali per le altre festività come la Pasqua o il ferragosto”.
Il dato emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa a distanza di un anno dalla prime scosse e che conferma la decisa volontà degli italiani di continuare a sostenere i territori devastati dal sisma. “Portare in tavola i prodotti alimentari salvati dalle macerie – sottolinea Coldiretti Marche - è stata la più partecipata forma di solidarietà espressa nei confronti delle popolazioni terremotate. Un sostegno importante allo sforzo degli agricoltori per non interrompere la produzione nonostante le difficoltà legate al sisma abbiano colpito un po’ tutti i prodotti di quelle zone”.

“La maggior parte dei territori colpiti dal terremoto – spiega Francesco Fucili – è costituita da piccoli comuni, borghi, frazioni, la cui ossatura principale e il relativo tessuto produttivo erano formati soprattutto da imprese agricole: le uniche rimaste sul territorio con tutte le difficoltà del caso. In primo luogo il problema delle stalle che nell’inverno scorso ha causato la morte di centinaia di capi di bestiame e che forse, ora, sta vedendo la chiusura definitiva del progetto ‘stalle temporanee’. Ci si avvia alla chiusura del montaggio di queste strutture, nelle Marche sono circa 600 tra stalle e fienili, che però restano siti temporanei: tensostrutture che, secondo gli allevatori, potrebbero non garantire un grosso riparo dal freddo nel prossimo inverno. Erano state pensate per un intervento veloce, ma poi i tempi sono stati quelli che conosciamo tutti. Inoltre, il danno più grosso, la maggior parte delle aziende lo ha subito per la mancata possibilità di produrre a causa dei laboratori o dei caseifici danneggiati, con un calo per le piccole attività anche vicino al 40 per cento”.

Il turismo, la marcia in più che sta ripartendo lentamente. “Sì – spiega il presidente di Coldiretti Marche – quello del turismo nell’entroterra è un problema di cui si è parlato poco ma che ha creato molti disagi a chi prima del sisma viveva di agriturismo. La maggior parte di queste persone ha strutture di recente costruzione che non hanno avuto danni con il terremoto ma che, rientrando nelle zone dei crateri, hanno visto comunque un drastico calo delle prenotazioni e numerose disdette a ridosso delle festività più importanti. Molti operatori hanno avuto da questa situazione un doppio danno perché dopo aver messo a disposizione la propria struttura per ospitare i terremotati, si sono ritrovati fuori dai canali delle prenotazioni mentre gli sfollati non sono mai arrivati perché dirottati altrove: gli alloggi sono rimasti vuoti e gli operatori, circa 200 agriturismi sono solo nella provincia di Macerata, hanno perso stagione e turisti”.
“A distanza di un anno, comunque – conclude Fucili -, il circuito sta ripartendo con il turismo locale, grazie alla cucina e ai flussi del fine settimana mentre si lavora anche per riportare i flussi turistici dal nord Europa: Olanda, Belgio e Germania, parzialmente bloccati, per circa l’80 per cento, con il terremoto”. (Teresa Valiani)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news