Terremoto: colori sui ruderi dei borghi distrutti, per non dimenticare
ROCCAFLUVIONE (AP) - Una grossa lumaca, con il guscio rotto. E un coccodrillo che piange sopra a un mucchio di case accatastate. Colori sulle macerie: l’arte come strumento di denuncia per riaccendere i fari sui borghi distrutti dal terremoto. La luce e la poesia graffiante di 4 artisti sulle pareti ferite dal sisma, per ribadire con forza che la speranza sopravvive alla disperazione e alle tante promesse cadute nel vuoto di una ricostruzione che stenta a decollare.
Il progetto si chiama “Muri a perdere” ed è partito in questi giorni, nato dalla sinergia tra due street artists ascolani, Andrea Tarli AT e Urka, e l’associazione culturale Defloyd che da 3 anni porta avanti il progetto Arte Pubblica con il quale promuove l’arte urbana.
“L’edizione zero – spiegano i responsabili di Arte Pubblica - vede la collaborazione con il Comune di Roccafluvione, è partita in questi giorni e sarà in corso fino a gennaio 2018. Prevede 4 interventi di pittura murale: i primi 3 artisti, Andrea Tarli AT, Urka e ICKS dipingeranno sulle pareti esterne di un’abitazione della frazione di Colleiano. L’edificio, che ha svolto per anni la funzione di punto di ritrovo per i giovani residenti, negli ultimi tempi ha ospitato gli operatori della Protezione civile giunti nella zona per l’emergenza post sisma. Il quarto intervento pittorico è effettuato dall’artista UNO su un piccolo rudere di proprietà privata, un vecchio rimessaggio crollato dopo il sisma e situato nella località Mulino Arena del comune di Roccafluvione”.
Un coccodrillo che piange e una grande lumaca, al centro dei primi 2 murales, quelli appena conclusi e che hanno definito la prima parte del progetto. La seconda è in programma a gennaio, con le opere degli artisti Icks e Uno.
Il murales con la lumaca, simbolo amaro di una ricostruzione lentissima, è stato realizzato da Davide Urka, mentre il coccodrillo è un’opera di Andrea Tarli. Una laurea in scienze geologiche, ascolano, Andrea ha esposto in diverse gallerie d’arte, dalla sua città a Padova, a Roma, Francoforte, San Benedetto del Tronto e Piestany. Molto significativa, nel suo percorso professionale, l’esperienza con la Galeria de Arte Urbana, Gau, di Lisbona, città in cui vive e dipinge per diversi mesi all’anno. La sua ultima mostra, “Fin qui tutto bene”, inaugurata il 16 dicembre scorso ad Ascoli Piceno, è già sold out e resterà aperta fino all’11 febbraio. “Guardando quello che resta dei nostri borghi dopo la distruzione provocata dalle scosse - racconta l’artista – non si può rimanere indifferenti. E’ così che qualche mese fa ci è venuto in mente di colorare i ruderi delle case crollate per riaccendere i riflettori su una situazione che, trascorso il periodo dell’emergenza, ora sembra un po’ dimenticata. Avremmo voluto portare il colore ovunque ma non sempre c’è la possibilità di raggiungere alcune zone e parecchi edifici sono tutt’ora pericolanti. Da qui, i contatti con il comune di Roccafluvione che ci ha messo a disposizione le pareti di una struttura, nuovamente agibile dopo alcuni interventi di messa in sicurezza, che prima del terremoto era utilizzata come centro di aggregazione”.
Temperature rigidissime e una corsa quotidiana contro il tempo, inseguendo il sereno e la luce del sole, hanno caratterizzato la prima parte del progetto.
“Tre giorni di neve, ghiaccio e caffè corretti – scrive Davide D’Angelo Urka dal suo profilo Facebook raccontando l’esperienza a Colleiano - per riportare l’attenzione sulle aree del sisma. Grazie all’associazione che ci ha supportato e alle fantastiche nonnine di Colleiano per i thermos!”. Anche lui ascolano, Davide D’Angelo sin da giovane dipinge in strada col nome di Urka. Nel suo percorso artistico ha partecipato a progetti realizzati a Roma, Ancona, Torino, Madrid e Bruxelles.
“Muri a perdere” vuole contribuire alla rinascita sociale e culturale delle aree picene colpite duramente dagli eventi sismici, “per testimoniare – sottolineano gli organizzatori - che a distanza di un anno, nonostante la situazione, soprattutto nelle zone montane, risulti essere disastrosa, la vita nelle comunità colpite continua. Muri a perdere vuole riaccendere i riflettori su ciò che è stato fatto e su tutto quello che si può e deve ancora fare, cercando di riportare l’attenzione e la curiosità su quei luoghi quasi dimenticati dall’opinione pubblica. Il progetto, oltre che strumento di denuncia, vuole essere simbolo di speranza per il futuro, di fiducia nella rinascita di un territorio, come quello piceno, fortemente colpito e martorizzato”. (Teresa Valiani)