5 maggio 2017 ore: 14:46
Non profit

Terremoto: due droni donati al soccorso alpino dai dipendenti di un'azienda

Questa mattina ad Arquata del Tronto la consegna dell’attrezzatura, molto utile per i rilievi nelle zone inaccessibili e la messa in sicurezza dei versanti, delle strade e dei centri abitati. Iniziativa dei lavoratori della Manfrotto, che produce accessori per la fotografia professionale
Droni a Arquata

ARQUATA DEL TRONTO – “E’ la prima volta che vengo ad Arquata. Ho diversi amici nel soccorso alpino e sapevo che il paese era stato distrutto, ma vedere tutto questo di persona è una stretta al cuore. Lo sapevo, ma per quanto ti possano raccontare, vederlo è un altro sì”. Marco Scippa vive a Fabriano ma lavora a Bassano del Grappa (Vicenza). E’ direttore delle risorse umane del gruppo Manfrotto, l’azienda produttrice di accessori per la fotografia professionale. I dipendenti del suo gruppo hanno un fondo cassa che quest’anno, insieme a un contributo della stessa società, è stato destinato al Soccorso Alpino che sta operando nelle Marche, per offrire un aiuto concreto alla ricostruzione post terremoto. E lui questa mattina ha raggiunto Arquata del Tronto per la consegna ufficiale: due droni per le riprese aeree e tre zaini professionali destinati alla squadra dei soccorsi. Una donazione del valore di 5 mila euro con la quale azienda e dipendenti hanno voluto trasmettere il proprio sostegno.

Droni a Arquata 2

Ed è proprio l’occhio elettronico dei droni il protagonista indiscusso della ricostruzione post terremoto: indispensabile durante i primi interventi nelle zone rosse, utilissimo nella fase attuale in cui bisogna effettuare i rilievi utili per la messa in sicurezza dei costoni e di centinaia di chilometri, tra strade interne e sentieristica, di Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria. Attrezzature spesso molto costose, il cui utilizzo consente di realizzare riprese aeree e fotografiche su territori altrimenti inaccessibili. Questa mattina ad Arquata, presente anche il sindaco, Aleandro Petrucci, cerimonia di consegna delle attrezzature arrivate dal Veneto: un atto di solidarietà che si somma agli aiuti che dal 24 agosto stanno arrivando da ogni parte del Paese e che bilanciano, pur se in minima parte, i ritardi accumulati dalla macchina della ricostruzione.

“Conoscevo la gravità della situazione – racconta Scippa – e avevo diversi contatti nelle Marche. Ho sentito gli amici del Soccorso alpino e ho chiesto loro di cosa avessero bisogno. Volevamo inviare qualcosa che fosse di immediata utilità. Da qui, su loro richiesta, la donazione dei droni, molto utili specialmente in questa fase, e delle altre attrezzature. Ora restiamo in contatto con il territorio sperando di riuscire a dare una mano anche in futuro”.

Droni a Arquata

Sul posto anche la squadra impegnata nel progetto di monitoraggio e analisi dei versanti e delle pareti rocciose attivato dal servizio Protezione civile della regione Marche su proposta del geologo Gianni Scalella e partito a settembre 2016. “L’inizio della sequenza sismica il 24 agosto ed i successivi eventi – spiega Scalella – hanno generato notevoli instabilità sui versanti e sulle pareti rocciose. Questo progetto è stato avviato grazie alla collaborazione del Soccorso alpino e speleologico delle Marche e di altri volontari e società che hanno messo a disposizione i loro droni per consentire i rilievi in posti inaccessibili dove sono presenti ammassi rocciosi che presentano pericolosità geologica e geomorfologica residua anche di notevole entità e che interessano sia le strade che le frazioni abitate. Il contributo di tutti è stato determinante per capire la pericolosità e i rischi geologici e geomorfologici residui. Il progetto proseguirà per tutto il 2017 per far sì che vengano risolte tutte le problematiche connesse all’instabilità dei versanti delle pareti rocciose. Ulteriori studi coadiuvati con il rilievo con i droni saranno effettuati nella zona di Sasso Spaccato sul monte Vettore per cercare di risolvere il problema legato alla captazione idrica: dopo la grande nevicata di gennaio è franato uno sperone roccioso di oltre 30 mila metri cubi che ha spazzato via la strada di accesso alla sorgente. L’utilizzo delle attrezzature elettroniche anche in questo caso costituisce senz’altro una marcia in più nella nostra attività”. (Teresa Valiani)

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