23 agosto 2017 ore: 09:43
Società

Terremoto. "Il convento di plastica", i frati e l’aiuto agli abitanti di Amatrice

Un anno dopo. Un documentario prodotto dall’Antoniano di Bologna racconta la storia dei 3 frati francescani che, dopo la scossa del 24 agosto 2016, hanno scelto di raggiungere il Centro Italia per dare ascolto e speranza alle persone colpite dal sisma. In onda su Rai Storia
Foto Antoniano Onlus
Convento di plastica - documentario 1

BOLOGNA – “Dopo il terremoto del 24 agosto i religiosi sono andati via, scossi sia fisicamente sia mentalmente. Così, il vescovo di Rieti ha chiesto ai frati francescani di raggiungere Amatrice per condividere la vita”. Frate Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano di Bologna, introduce così “Il convento di plastica”, un documentario interamente realizzato dall’Antoniano che ripercorre l’esperienza dei 3 frati che, per alcuni mesi, hanno scelto di vivere in un container a supporto della popolazione colpita dal sisma dell’agosto 2016.

- Al centro della narrazione, l’attività che frate Massimo, assieme a un paio di confratelli che si sono alternati al suo fianco, ha svolto – da novembre 2016 fino alla fine di luglio 2017 – nel cratere del sisma che ha colpito più volte Amatrice e tutto il territorio circostante. Novantasei frazioni quasi rase al suolo, con le chiese e i cimiteri inagibili, quasi tutti gli edifici destinati a essere abbattuti e la maggior parte della popolazione rifugiatasi sulla costa.

Il documentario è andato in onda su Rai Storia (canale 54 del digitale terrestre e 805 di Sky) ieri sera alle 23; oggi replica alle 16.50 e domani (24 agosto) alle 11.10. “Il convento di plastica” scatta una fotografia precisa: quella del paese del centro Italia i primi giorni di aprile, in una terra che non ha mai smesso di tremare. “Siamo andati ad Amatrice per consegnare i soldi raccolti attraverso il messaggio solidale promosso in occasione dello Zecchino d’Oro – racconta frate Giampaolo –. Arrivati là, abbiamo incontrato frate Massimo e gli altri. La loro opera ci è sembrata così importante che abbiamo deciso di dedicarle questo documentario. Siamo anche tornati una terza volta, con il Piccolo Coro, per un concerto a quella terra”.

Foto Antoniano Onlus
Convento di plastica - documentario 2

I tre francescani hanno raggiunto Amatrice poche settimane dopo il sisma: hanno vissuto in un container di 45 mq, condividendo le speranze e le paure delle circa 600 persone che avevano scelto di non andarsene. Insieme hanno vissuto anche tutte le scosse successive, inclusa quella di gennaio, sotto la neve. “Stare ad Amatrice, in mezzo a quella gente, come quella gente, non è stato indolore – ammette frate Massimo –, innanzitutto perché si è a contatto continuo con un gran dolore, un grande lutto. Bisogna fare spazio in sé per accogliere questo dolore e starci a contatto permanente, non qualche volta per poi tornare a un mondo diverso”.

Sin dall’inizio, i frati hanno cercato di mettersi in contatto con le persone rimaste. In un secondo momento si sono concentrati su dialogo e ascolto, senza tralasciare la partecipazione e la condivisione delle difficoltà, anche tramite un aiuto materiale. Hanno mediato la gestione di tanti aiuti inviati da persone di tutto il mondo, hanno contribuito a risolvere problemi pratici: dando le mucche a un contadino che le aveva perse, una stufa a un’anziana, attrezzi casalinghi a chi ne facesse domanda. “Spesso si parla della necessità di ricostruire edifici, ma si dimentica che la priorità, per queste persone che hanno perso tutto, che si sentono abbandonate, è ricostruire un’identità, rinsaldare relazioni e legami, ricominciare a pensare al futuro, a un futuro condiviso, insieme”, spiega frate Giampaolo.

Foto Antoniano Onlus
Convento di plastica - documentario 3

“È difficile riassumere in poche parole cosa abbiamo trovato, toccato e capito – conclude frate Giampaolo –. Quello che ci arriva dai media non rende nemmeno in minima parte che cosa abbia significato e cosa ancora significhi per le popolazioni questo sisma. Lì ad Amatrice siamo entrati in contatto con una realtà che ti mette con le spalle al muro”.
All’interno del documentario – la regia è di Sergio Marzocchi – è presente il brano di Luciano Ligabue “La Terra Trema Amore Mio”, la cui licenza è stata gratuitamente concessa dall’artista alla produzione dell’Antoniano. (Ambra Notari)

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