Terremoto, “istituzionalizzare il ruolo degli assistenti sociali nelle emergenze”
MODENA – Condividere le buone pratiche e le esperienze fatte sul campo durante il post-terremoto in Emilia-Romagna per definire un modello di servizio sociale integrato con la Protezione civile in caso di emergenze e calamità naturali. È l’obiettivo della giornata di studio “Servizio sociale e calamità naturali. Quando tutto ruota intorno al sociale” promossa a Modena dal coordinamento degli Ordini degli assistenti sociali del Nord Italia con il sostegno del Consiglio nazionale e con i patrocini della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Modena e dei principali Comuni modenesi colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012. “Dopo il terremoto dell’Aquila non si è fissato un modello di intervento sociale per emergenze o calamità naturali – ha detto Roberto Calbucci, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali dell’Emilia-Romagna – Ma quest’anno in Emilia-Romagna abbiamo iniziato a metterlo a punto. L’obiettivo è far sì che i servizi sociali possano entrare nelle colonne della Protezione civile in occasione di interventi come quello fatto nel caso del sisma”. Gli assistenti sociali sono stati, infatti, in prima linea per dare una risposta alle popolazioni colpite dal terremoto. In Emilia-Romagna sono stati 159 quelli del territorio impegnati, spesso nel doppio ruolo di professionista e vittima del sisma, affiancati da 86 provenienti da altre zone. “Protezione civile e servizi sociali hanno un denominatore comune, la tutela del cittadino – ha affermato Edda Samory, presidente Consiglio nazionale Ordine assistenti sociali – Vogliamo che l’esperienza fatta in Emilia-Romagna non vada perduta ma diventi utile: dobbiamo creare una cultura dell’emergenza per essere preparati e sapere cosa fare in occasione di calamità naturali”.
Entro il 2013 si punta alla definizione di un Protocollo nazionale con la Protezione civile per “istituzionalizzare il ruolo dei servizi sociali nelle calamità naturali”. La Protezione civile ha già fatto qualche passo in avanti in questa direzione. Durante il convegno è stato, infatti, presentato il progetto Pass (Posto di assistenza socio-sanitaria), un documento adottato a livello nazionale che va poi recepito a livello regionale. Il Piemonte lo ha già fatto, e sarà la prima Regione a sperimentarlo. “Con un grande sforzo siamo arrivati a definire un documento comune che prevede la presenza nella Protezione civile, non solo di una componente medica, ma anche di una componente socio-sanitaria – ha spiegato Fabrizio Curcio, direttore ufficio gestione emergenza del Dipartimento nazionale della Protezione civile – A livello regionale servono ora documenti di intesa tra gli assessorati alla Protezione civile e alle Politiche sociali per definire le modalità di intervento durante le calamità naturali”. (manfredi liparoti - lp)