21 marzo 2019 ore: 15:47
Immigrazione

Terrore sul bus, la richiesta: “Sì alla cittadinanza per i ragazzini eroi”

Dopo la tragedia sventata ieri nel milanese, l’attenzione passa dall’autista arrestato ai ragazzini che hanno permesso il buon esito della vicenda. Il padre di Rami chiede la cittadinanza per il figlio nato il Italia. E l’Arci si affianca: “Il Governo provveda”
Autobus dato alle fiamme a San Donato Milanese

ROMA - Mentre l’Italia si mostra ancora disorientata e tira un grande sospiro di sollievo dopo quanto accaduto ieri tra Crema e Milano - con la strage sfiorata per 51 bambini a bordo del pullman guidato dal 47enne Ousseynou Sy -, l’attenzione si è spostata su uno dei ragazzini rimasti in balia dell’uomo. In queste ore, infatti, giornali e tv si sono scatenati nel cercare di capire cosa sia successo a bordo del mezzo, fino a individuare il ragazzino che è riuscito a dare l’allarme e ad avvertire i carabinieri, che poi hanno intercettato l’autobus e fermato l’uomo. Si tratta di Rami, il 13enne che ha nascosto il cellulare all’autista sequestratore e che con i suoi compagni è riuscito a fare la prima telefonata al 112 per dare l’allarme. Rimane così il paradosso: mentre le telecamere si concentravano inizialmente sull’uomo di origini africane che ha rischiato di fare una strage, un ragazzino di origini egiziane è risultato decisivo ai fini del buon esito della vicenda.

Rami, Aadm, Ricky e gli altri ragazzi. Sono gli “eroi bambini” – così ormai sono chiamati – che insieme ai carabinieri hanno permesso che il sequestro non finisse in tragedia. Secondo i racconti dei compagni, Rami sarebbe stato furbo: ha nascosto il cellulare, ha fatto le prime chiamate al 112. A un certo punto il telefonino gli è caduto per terra, ma senza farsi vedere Ricky (un altro ragazzino) è andato a raccoglierlo e glielo ha ripassato. A quel punto Adam, il terzo, ha chiamato i genitori. Tre volte, perché all’inizio non gli credevano.
Rami e Adam, pur essendo nati in Italia, non hanno la cittadinanza poiché i loro genitori sono stranieri. La potranno avere solo se fino a loro diciottesimo anno risiederanno continuativamente in Italia e ne faranno richiesta. Così il padre di Rami, Khalid Shehata, oggi ha affermato: “Mio figlio ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana. Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005, ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale. Vorremmo tanto restare in questo Paese.

Arci: “Il Governo accolga la richiesta del padre di Rami”. “Il Ministro Salvini avanzi la richiesta del padre per la cittadinanza a Rami. Abbiamo tutti bisogno di cittadini così”. Anche la coordinatrice nazionale infanzia e adolescenza dell’Arci, Vanessa Niri, è intervenuta sul caso della bus dato alle fiamme nel milanese e del ruolo del bambino nel salvataggio dei piccoli passeggeri.
“Gli eroi, a volte, hanno dodici anni e parlano due lingue - continua Niri - e grazie a Rami, al suo coraggio, alla sua determinazione e alla sua lucidità, ha salvato sé stesso e altri cinquanta coetanei. Il suo caso  - sottolinea  -  ci ricorda che è solo uno tra le migliaia di minori nati in Italia da cittadini stranieri a cui la mancata approvazione della legge sullo Ius Soli ha negato la cittadinanza italiana”.
“Ma la mancata strage di San Donato Milanese ci fa riflettere anche su questo – conclude -: che sentirsi italiani e fare del bene al Paese in cui si è nati e cresciuti non dipende dal passaporto. E che le nuove generazioni - conclude - dimostrano di essere la vera speranza per un futuro migliore e meno violento”.

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