5 gennaio 2017 ore: 11:53
Immigrazione

Terrorismo, Gentiloni: "Non autorizzata l’equazione immigrazione-terrorismo"

Il presidente del Consiglio: “Il fatto di avere un numero minore di persone radicalizzate o di foreign fighters non deve indurci in nessun modo a sottovalutare il fenomeno”. Vidino: “In Italia fenomeno indietro di 10 anni rispetto ad altri paesi”
Sbarchi, immigrati su una nave in penombra

ROMA – "Gli esperti ci consegnano un quadro da cui emergono alcune caratteristiche italiane. E' molto importante non confondere la lettura di questi percorsi come se fosse identica in tutti i paesi occidentali. C'è una specificità del nostro paese". A dirlo è il Presidente del consiglio Paolo Gentiloni, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. "Per certi versi-  aggiunge Gentiloni - è più rassicurante, nel senso che le dimensioni numeriche della radicalizzazione sono minori che in altri paesi. Ma il fatto di avere un numero minore di persone radicalizzate o di foreign fighters non deve indurci in nessun modo a sottovalutare il fenomeno e a trascurare la necessità di capirlo". 
E ha continuato: "Non è autorizzata l'equazione tra flussi migratori e minaccia terroristica. Abbiamo bisogno di politiche migratorie sempre più efficaci - dice il premier - che coniughino la grande attitudine umanitaria di soccorso e accoglienza che caratterizza e caratterizzerà il nostro Paese, e contemporaneamente la capacità di avere politiche di rigore nei rimpatri. Questa è la bussola con la quale si muove il governo", conclude Gentiloni. 

Minniti: “L’obiettivo è deradicalizzare i foreign fighters”. Da parte sua il ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha aggiunto: "Bisogna lavorare alla deradicalizzazione dei foreign fighters, anche se in Italia il fenomeno è lieve. Una grande democrazia non lascia mai nulla di intentato sul tema del recupero".
All'inizio di Islamic State, ricorda Minniti, "le stime parlavano di 25 mila foreign fighters provenienti da 100 Paesi nel mondo". L'obiettivo dunque deve essere incanalare queste persone "in un percorso di integrazione. I foreign fighters che non vogliono deradicalizzarsi - termina il ministro - spettano invece alle forze di sicurezza".
E a proposito dell'equiparazione tra migranti e terroristi, anche Minniti ha puntualizzato: "In questo momento sarebbe la cosa più sbagliata fare un'equazione tra immigrazione e terrorismo. Se dovessi riassumere qual è il mio sentimento su queste questioni, le parole dette dal Presidente della Repubblica sono le migliori per descriverlo. Io penso inoltre che il Presidente della Repubblica abbia in qualche modo incarnato anche un sentimento molto diffuso nel nostro paese", aggiunge Minniti.
"Abbiamo di fronte un fenomeno che io chiamo il 'malware del terrore', di fronte al quale dobbiamo costruire una rete protettiva. Il web è il punto sul quale Islamic State può far crescere la sua capacità asimettrica". Minniti, ex sottosegretario con delega ai servizi segreti, spiega che questo "problema che riguarda il web riguardava anche molto la mia precedente esperienza di governo" e "non può essere limitato solo a un paese".

133 espulsioni preventive in 2 anni
. "Negli ultimi due anni abbiamo espulso dal Paese 133 persone preventivamente per terrorismo”, afferma Minniti. E aggiunge: “Prima di firmare un'espulsione devo avere l'accordo con il Paese che riprende la persona". In questo senso è importante il lavoro che si sta svolgendo con la Tunisia, dove il ministro si è recato da poco "per parlare con il loro premier e il loro ministro dell'Interno: c'è collaborazione", tanto che il 16 gennaio si farà a Tunisi una riunione con un gruppo misto di forze di polizia dei due Paesi. "Anche per quanto riguarda la protezione della costiera Adriatica e della Puglia – termina - c'è massima attenzione e prevenzione".

Terrorismo, “fenomeno indietro di 10 anni rispetto ad altri paesi”. "Il Paese è ancora latitante nella prevenzione del terrorismo, la raccomandazione della nostra Commissione è stata proprio questa: bisogna fare prevenzione contro la radicalizzazione, è un investimento nel medio-lungo termine". Lo dice Lorenzo Vidino, coordinatore della Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista. Il fenomeno in Italia è ancora lieve, "ci sono poco più di 100 foreign fighters", precisa Vidino, un numero inferiore rispetto a "Germania, Francia o Belgio". Il ritardo è forse dovuto al fatto che "in Italia non abbiamo ancora seconde o terze generazioni. Qui il fenomeno è indietro di 5-10 anni rispetto ad altri Paesi, ora in Italia vediamo tendenze che altrove vedevamo dieci anni fa", termina il coordinatore. 

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