Terrorismo, migranti e Islam: "Chiudere le moschee, parole senza senso"
ROMA - Dopo gli ultimi attentati in Tunisia, in Kuwait e in Francia, si torna a parlare del rischio terrorismo anche nel nostro paese. E da più parti riesplode il dibattito su un possibile legame con l'immigrazione. C'è chi dice che arrivano solo musulmani, e che andrebbero chiuse le moschee. Ma che religione seguono i migranti presenti nel nostro paese? Quanti sono davvero i musulmani? E si può semplificare parlando di un pericolo terrorismo?
Secondo l'ultimo rapporto immigrazione Idos-Unar la religione prevalente tra i migranti presenti in Italia è quella cristiana: viene praticata da due milioni e 618mila cittadini stranieri, il 53, 2 per cento del totale. Tra questi gli ortodossi sono quasi un milione e 500mila (29,6 per cento), i cattolici 911mila ((il 18 per cento) e i protestanti 211mila (4,3 per cento). La religione musulmana si posiziona al secondo posto con un milione e 628 mila fedeli, e rappresenta il 33,1 per cento del totale.
Inoltre, se per i cristiani l'origine è prevalentemente europea (il 98 per cento dei casi per gli ortodossi, 56,6 per cento per i protestanti e il 46 per cento per i cattolici) nel caso dei musulmani la maggior parte (52,2 per cento) arriva dall'Africa e in particolare dal Marocco (oltre 500mila). E i marocchini - spiega ancora il rapporto - sono tra le comunità straniere da più anni presenti sul territorio e, quindi, tra le più radicate e integrate. Un terzo dei musulmani ha poi origini europee e un sesto asiatiche. Secondo il dossier Immigrazione negli ultimi anni la variazione di queste percentuali è stata minima: dal 2011, infatti, si registra solo qualche punto decimale in più per i musulmani e per i fedeli di tradizioni religiose orientali (come gli induisti, i buddhisti e i sikh).
"Le stragi operate dai regimi che si dicono islamici, le violenze in Nigeria da parte dei Boko Haram, i crimini contro l'umanità perpetrati dal sedicente califfato in Iraq, che si richiamano più all'esperienza nazista che alla sana tradizione dell'Islam, hanno creato un clima di diffidenza, se non di odio, nei confronti dei migranti provenienti dal mondo dell'Islam, che si estende poi per osmosi a tutti i migranti in generale", spiega il dossier. "Ma il processo di sempificazione secondo cui tutti i migranti sono musulmani e quindi possibili terroristi è superficiale e sbagliato, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo - aggiunge Franco Pittau, direttore del centro studi e ricerche Idos - La presenza straniera nel nostro paese è portatrice di una pluralità religiosa multidimensionale, in cui all'interno c'è anche la specificità musulmana che non è però né la più consistente né l'unica problematica".
In particolare, spiega Pittau, la maggioranza dei musulmani in Italia sono marocchini: "è la comunità più presente e tra le più integrate - aggiunge -. L'Islam che professano non è un Islam contro qualcuno ma un Islam dialogante, fondato sull'idea che si può vivere la religione in fraternità con il mondo occidentale. Fare di tutta l'erba un fascio non aiuta, anche perché va ricordato che i musulmani sono tra le vittime degli ultimi attentati, in particolare nella moschea in Kuwait. Ma anche indirettamente in Tunisia, dove le vittime sono occidentali ma l'attentato mina il futuro del paese, che vive di un'economia fondata anche sul turismo e rischia di trovarsi in ginocchio".
Secondo Pittau, inoltre, non ha senso neanche parlare di chiudere le moschee, come ha fatto il governatore della Lombardia, Roberto Maroni : "Se si ha notizia di moschee in cui si semina odio e si istiga alla violenza, vanno segnalate e chiuse - afferma - ma non si può dire che vadano tutte chiuse. Quello che bisognerebbe fare, invece, è puntare sempre di più sull'integrazione, su una leadership musulmana che possa guidare il percorso di inclusione. Solo così si potrà avere un ritorno in tutto il paese. I maestri del pensiero, dagli esponenti politici agli scrittori, possono infatti influire sulla popolazione e formare uno scudo contro possibili derive fondamentaliste". (ec)