Terzo settore, Bobba: "Non viviamo di solo Pil, la riforma serve a tutti"
ROMA – “Non di solo Pil vive una società, il cuore di questa riforma è quello di favorire la libera iniziativa dei cittadini ad associarsi per perseguire finalità di interesse generale”. Ha seguito personalmente tutto l’iter finora compiuto sulla riforma del terzo settore e il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Luigi Bobba, presenta soddisfatto insieme al ministro del Lavoro Giuliano Poletti il risultato fin qui raggiunto. Nel testo di legge delega che il Parlamento sarà chiamato a votare è esplicitamente individuata solamente la somma di 50 milioni destinata al fondo rotativo che finanzierà a condizioni agevolate gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali effettuati dalle imprese sociali, ma aldilà del tema delle risorse sono i contenuti del testo a rappresentare una vera novità per l’intero mondo del terzo settore.
“Semplificheremo – dice Bobba presentando in pillole alcuni dei punti del ddl – l’iter necessario perché un’associazione possa ottenere personalità giuridica: oggi è una procedura molto lunga e complessa che deve essere semplificata”. Non è un caso, fa notare, che oggi il 96% delle associazioni sia non riconosciuta. Aria nuova anche per quanto riguarda il registro unico di tutte le organizzazioni del terzo settore: “Fra quelli regionali, quelli provinciali, quelli ospitati in diversi ministeri e quelli previsti da leggi e regolamenti, ne hanno contati 323, di registri: segno che oggi non sappiamo neppure bene chi siano tutti i soggetti dì questo mondo”. Terza sottolineatura, per la semplificazione della parte fiscale: “E’ l’aspetto più problematico, quello per il quale ci sarà bisogno di più tempo, anche perché negli ultimi anni la legislazione fiscale è molto cresciuta e siamo arrivati alla situazione in cui una mera figura fiscale come è quella delle “onlus” è diventata onnicomprensiva di tante altre realtà associative. Occorre riordinare la materia e fare in modo che le misure di vantaggio fiscale vadano a chi ne ha diritto producendo utilità sociale”.
Fa parte di questo capitolo il cinque per mille, sul quale c’è già una delega al governo che ne chiede la stabilizzazione. Le due novità che Bobba sottolinea del testo del ddl sono quelle che danno mandato al governo di verificare l’albo dei soggetti beneficiari: “Sono più di 44 mila le realtà che oggi accedono al cinque per mille ma vi sono numeri che ci interrogano, come quello dei 1255 soggetti che non ricevono neppure un euro o dei 1844 che ne ricevono meno di cento e per i quali costa più la procedura amministrativa che il beneficio a cui si arriva”. La domanda è: se una realtà porta davvero una qualche utilità sociale ad una comunità, come mai un numero nullo o esiguo di cittadini è disposto a sostenerla con il cinque per mille? Il che porta alla necessità, ribadita da Bobba, di lavorare sul grado di meritevolezza: “C’è differenza, dal punto di vista dell’utilità sociale arrecata ad una comunità, fra un circolo di golf e un’associazione che si occupa volontariamente dell’accompagnamento dei malati terminali nelle ultime fasi della loro vita”. Oltre a questo, il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali individua anche la “necessità di una rendicontazione delle risorse che i soggetti beneficiari ricevono: prima li ricevi, poi in forma pubblica – ad esempio sul tuo sito web – mi dici come hai impiegato i soldi che i cittadini ti hanno dato”.
Poi c’è il servizio civile universale: “Negli ultimi anni il servizio civile ha vissuto fasi alterne, noi abbiamo già deciso di rimetterci benzina e fra fine 2014 e primi mesi del 2015 partiranno 35 mila giovani. La delega prevede che venga realizzata una dimensione più ampia, il nostro obiettivo è di 100 mila giovani entro il 2017 che facciano un’esperienza di impegno civico che porti loro anche una certificazione delle competenze acquisite a fini occupazionali e professionali”. La durata del servizio sarà variabile (“dai 6 ai 12 mesi”, dice Bobba) e potrà essere svolto in parte anche nei paesi dell’Unione europea. “Sugli stranieri il testo non prende posizione: né li esclude, né li prevede, Del resto c’è un elemento di contraddizione fra il richiamo dell’art. 52 della Costituzione alla difesa armata della patria e il percorso giudiziario che è stato attivato da tempo e che vedrà la Cassazione pronunciarsi a settembre”.
Un altro articolo rimette mano all’impresa sociale: “Le cooperative sociali avranno un regime di automatico riconoscimento anche di impresa sociale ma nella nostra legislazione c’è già la possibilità di utilizzare forme giuridiche diverse dalle cooperative per realizzare obiettivi di ricchezza, di creazione di lavoro con finalità e ricadute sociali: finora è rimasta lettera morta, ma vorremmo riprendere questo discorso per far sì che sia possibile generare una nuova famiglia di imprese che facciano innovazione sociale”. Start up innovative dunque, con una specifica norma che “tende a favorire investimenti” (c’è il fondo di 50 milioni a disposizione) e con la previsione della possibilità di una parziale distribuzione degli utili.
“Speriamo che il Parlamento entro il 2014 possa approvare il testo di legge delega – conclude Bobba – ma nel frattempo lavoreremo già su alcuni temi che sono ad uno stadio avanzato: il servizio civile, il cinque per mille, le imprese sociali. Ci portiamo avanti con il lavoro in modo da poter rendere operative le norme nel corso del 2015”. (ska)