12 novembre 2014 ore: 14:32
Immigrazione

Tor Sapienza, Centro Astalli: accoglienza in tutta la città, supporto alle periferie

Il presidente, padre Camillo Ripamonti, chiede di “preparare il territorio ad accogliere”: “Luoghi che potrebbero essere laboratori di integrazione, in cui sperimentare nuove forme di convivenza, si trasformano in polveriere pronte ad esplodere. Vanno supportati”
Roberto Arcari/Contrasto Rifugiati politici a Milano - Due volti in penombra

ROMA – “Ancora una volta la città di Roma, mostra una ferita aperta. Ancora una volta una periferia della città da potenziale laboratorio di intercultura e integrazione si rivela invece coacervo di tensioni e degrado. Prima a Tor Pignattara, poi a Corcolle, ora a Tor Sapienza. Sono episodi tristi che coinvolgono cittadini rifugiati e migranti insieme, vittime di una crisi economica che colpisce tutti trasversalmente. È in quelle periferie che oggi si gioca una partita cruciale per il nostro futuro.

È necessario preparare il territorio ad accogliere. Per farlo bisogna creare occasioni di conoscenza, incontro e scambio tra cittadini e tra coloro che giungono in cerca di protezione perché in fuga da guerre e persecuzioni”. Lo sottolinea in una nota padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, in riferimento agli scontri avvenuti negli ultimi due giorni davanti al centro di accoglienza di via Giorgio Morandi, nella periferia est della Capitale.

 “È necessario pensare ad un’accoglienza che coinvolga tutta la città – aggiunge - Le periferie geografiche non possono e non devono diventare periferie umane. La realtà di questi giorni ci mostra come luoghi che potenzialmente sono laboratori di integrazione, in cui sperimentare forme nuove di convivenza, in cui provare a disegnare una città nuova a misura di tutti, se non adeguatamente supportate diventano polveriere pronte ad esplodere Infine – conclude Ripamonti – il Centro Astalli crede che lavorando sulla conoscenza dei rifugiati e dei migranti si possa infliggere un duro colpo ai pregiudizi e alla paura di chi appare diverso e lontano. Il dialogo interculturale e interreligioso sono vie da percorrere insieme per renderci una città migliore”. 

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