Tor Sapienza, due minori trasferiti perché "neri e identificabili". Gli altri restano
ROMA – Sono ore difficili all’interno del centro di accoglienza di via Giorgio Morandi, nella periferia est di Roma. Dopo gli scontri e le violenze delle ultime due notti, i 36 minori non accompagnati, ospitati nella struttura, hanno paura di uscire perché rischiano di essere insultati o aggrediti (come già avvenuto ieri a uno di loro) dai residenti del quartiere. Due di loro, in particolare, sono stati subito trasferiti perché “sotto choc e impauriti” ma soprattutto “perché neri e identificabili come stranieri dagli abitanti della zona”. Lo spiega a Redattore sociale Giovanni Impagliazzo, dello staff tecnico dell’assessora Rita Cutini, che all’interno del centro sta cercando di riportare la calma tra i ragazzi.
“I ragazzi qui sono particolarmente scossi, due di loro hanno preferito essere trasferiti, perché africani e quindi neri e identificabili – spiega – mentre gli altri vogliono rimanere. Con loro abbiamo fatto un percorso e non possono essere spostati con la facilità che ci chiedono gli abitanti. Sono ragazzi che hanno alle spalle viaggi terribili, sono stati vittime di violenze, e sono assistiti nel centro a livello psicologico. Qui gli operatori cercano di aiutarli a liberarsi del loro vissuto ma anche a spingerli a testimoniare contro i trafficanti. I trasferimenti, dunque, non sono così facili come si crede”.
Impagliazzo rispedisce al mittente anche le accuse fatte da alcuni residenti verso i minori del centro: “sono ragazzi sotto tutela da parte del tribunale dei minori, sono superseguiti e accompagnati. Non c’è nessuna prova contro di loro ed escludiamo categoricamente che possano essere gli autori dei reati che gli abitanti hanno evidenziato – sottolinea -. E’ difficile credere che un quartiere di 14mila abitanti possa essere messo sotto scacco da 36 minori”. Il referente dell’assessorato spiega che la polizia ha assicurato un presidio permanente davanti la struttura, mentre i ragazzi per sicurezza sono stati spostati nelle zone lontane dai vetri e dalle finestre.
In queste ore anche la cooperativa “Un sorriso”, che gestisce il centro, ha deciso di prendere la parola dopo “l'ennesima aggressione verso la nostra struttura, che ha come obiettivo primario il diverso, l'immigrato, lo straniero – scrive in una nota - e che attraverso un pensiero diffuso e comune vede nella chiusura di questo centro la soluzione che magicamente risolva il degrado di Tor Sapienza”.
“Purtroppo per noi e per i cittadini che abitano in questa zona il degrado è ben presente da molto più di tre anni e fonda le sue radici in tutti quei piani regolatori di sviluppo metropolitano che non hanno mai preso in considerazione la dignità del vivere in quartieri pensati e strutturati – sottolinea la cooperativa -. Per le esigenze di chi lo abita. Quindi la frustrazione che domina chi vive queste periferie, trova facilmente sfogo violento e razzista nei confronti delle fasce più deboli, che oggi ha come obiettivo il nostro centro e quei cittadini stranieri (minori e non) che regolarmente lo abitano”. Per questo la cooperativa invita tutta la cittadinanza che voglia esprimere la propria solidarietà al presidio che si terrà davanti alla struttura, in viale Giorgio Morandi 153, alle ore 20.00. (ec)