13 novembre 2014 ore: 11:08
Immigrazione

Tor Sapienza, notte senza scontri. Al sindaco la decisione sui rifugiati

La tensione rimane alta nella periferia est della capitale. Un uomo congolese accoltellato per strada, ma non si registrano nuove aggressioni al centro. Intanto i residenti lamentano il totale abbandono: "Con tutto quello che sta succedendo neanche i lampioni ci hanno acceso"
Tor Sapienza. Scontri contro immigrati. Cartelloni

ROMA - Prima notte senza scontri, ma non senza tensione, a Tor Sapienza, periferia est della Capitale. Dopo i fatti degli ultimi due giorni, con sassaiole e lanci di bombe carta nei confronti del centro di accoglienza di via Giorgio Morandi, si temeva un’altra notte di passione. La tensione sale, in particolare, quando si diffonde la notizia di un uomo congolese, accoltellato per strada. I termini dell’aggressione sono ancora tutti da chiarire ma tanto basta per allertare gli uomini delle forze dell’ordine, che si schierano davanti l’entrata del centro. Ma per la prima sera non succede nulla. Anche il presidio di solidarietà, chiesto dalla cooperativa "Il sorriso", che gestisce la struttura, va pressoché deserto: anche i movimenti e le associazioni che hanno per tutto il pomeriggio inviato messaggi di vicinanza agli operatori del centro e ai migranti, decidono di non scendere in piazza per evitare una guerriglia urbana.

- Nel centro arrivano, invece, anche alcuni rappresentanti politici: la deputata di Sel Celeste Costantino, la presidente della commissione politiche sociali del Comune di Roma, Erica Battaglia, il consigliere di Sel Gianluca Peciola, l'assessore al sociale del V municipio Alessandro Rosi. Ma ora la decisione sul futuro del centro di Tor Sapienza è tutta nelle mani del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che dovrà decidere se cedere alle proteste degli abitanti e spostare il centro, con il rischio di innescare una reazione a catena negli altri quartieri. Oppure lasciare lì i 36 minori non accompagnati e le famiglie ospitate nel centro di accoglienza, una sessantina di rifugiati in tutto, che però ora hanno paura per la loro incolumità. Due ragazzi “neri e identificabili” ieri sono già stati spostati in un altro centro, ma i trasferimenti non sono facili. Intanto quelli che restano hanno occhi impauriti, altri fanno gli spavaldi, ballando e cantando in favore delle telecamere, da dietro le sbarre. Qualcuno urla “Horreya- libertà”. Gli abitanti invece sono sicuri che saranno trasferiti tutti, “il sindaco di Roma - continuano a ripetere – ci ha assicurato che tra una settimana non ci saranno più”.

Il centro intanto rimane presidiato, con un dispiegamento ingente di polizia e posti di blocco negli angoli delle strade. Restano spenti, invece, molti lampioni e nelle vie buie, sotto i palazzoni, non passa nessuno. Gli animi dei cittadini, che dopo i fatti di lunedì notte ieri erano tornati nuovamente in piazza per manifestare contro il degrado della zona e per chiedere di mandare via i migranti, rimangono caldi. Ma non per tutti è così.
“Manco le luci hanno accesso, siamo su tutti i giornali, non si fa che parlare di noi, ma il degrado rimane lo stesso – sottolinea la signora Irma, una delle poche abitanti del quartiere che si è presentata davanti al centro per “fare da scudo umano” dice in caso ci fosse un’altra sommossa popolare. Arriva srotolando un manifesto, che gli agenti fanno subito rimuovere, perché la situazioni non degeneri. “Quello che ci manca è la cultura – spiega – quelli che oggi vengono qui a lanciare bombe carta sono i figli di quelli che in passato hanno occupato questi stabili per avere una casa. Ma oggi se la prendono con questi, perché non hanno lavoro, non hanno cultura, non hanno niente”. Davanti al presidio c’è anche Valentina, operatrice del Sorriso, che spiega come la “tensione fosse palpabile da mesi. Era chiaro che prima o poi qualcosa sarebbe successo, ora abbiamo paura, noi come i ragazzi”.

Intanto si prevedono nuove tensioni, dopo che il segretario Matteo Salvini e l'altro esponente della Lega Mario Borghezio hanno annunciato di voler visitare il centro di accoglienza. (ec)

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